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Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Mario Lavia (a Cura di BB-dalla rassegna stampa di Stefano Ceccanti-)
Distrazione di massa - Per Conte il referendum sulle armi in Ucraina è una scusa per rompere con Schlein

24/4/2023 - 11:07


Distrazione di massa

Per Conte il referendum sulle armi in Ucraina è una scusa per rompere con Schlein

Il quesito proposto da Ugo Mattei, Moni Ovadia e Carlo Freccero presenta evidenti profili di incostituzionalità, ma il leader grillino ha deciso di sostenerla comunque per distruggere ogni possibilità di accordo futuro con il Partito democratico

Giuseppe Conte, avvocato ed ex presidente del Consiglio, ha annunciato che firmerà il referendum contro l’invio delle armi all’Ucraina promosso dal comitato presieduto dal giurista Ugo Mattei e sostenuto da personalità del mondo accademico e culturale, tra cui Moni Ovadia e Carlo Freccero, Franco Cardini e Vauro e – special guest – la rediviva Virginia Raggi alla ricerca di una vetrina che possa servirle per scalare la lista del Movimento 5 stelle alle elezioni Europee, ora che da tempo è senza lavoro. 

Raggi a parte, è tutta gente del tremendo comitato “DuPre” (“Dubbio e precauzione”), quello che sosteneva la battaglia No-vax all’epoca della pandemia che adesso ha per così dire esteso la sua visione pazzotica dai vaccini alla questione della guerra di Putin: queste persone (c’era anche Alessandro Orsini, che se oggi non è proprio nel dimenticatoio è solo grazie all’ostinazione di Bianca Berlinguer) un anno fa affermarono che «il dna è stato modificato attraverso la tecnica Rna», mentre in Ucraina «la guerra è come una fiction» che utilizza «materiale prodotto ad hoc», la stessa fandonia di Mosca all’epoca del bombardamento dell’ospedale di Mariupol quando il Cremlino parlava di «attori e comparse».

La raccolta delle firme riguarda altri due quesiti. Oltre quello sulle armi, il secondo si pone l’obiettivo di evitare che cresca la spesa militare, il terzo chiede di potenziare la spesa della Sanità pubblica. Specchietti per le allodole. La corsa è appena iniziata ed entro tre mesi andranno raccolte le cinquecentomila firme, poi ci saranno le sentenze della Cassazione e quindi della Corte costituzionale e se tutto andrà bene si voterà nella primavera dell’anno prossimo. 

Ma andrà tutto bene? È molto difficile. Non solo per la difficoltà di raccogliere le firme necessarie per un gruppo abbastanza scalcagnato: come ha detto Vittorio Emanuele Parsi a Formiche, «è anche divertente perché tra i promotori vedo gli stessi nomi che durante la pandemia sostenevano la cosiddetta dittatura del Covid, come Freccero o Ugo Mattei. È la solita compagnia di giro, per cui penso che, così formulato, la Corte avrà facilità nel respingerlo». E infatti la corsa è tutta in salita anche dal punto di vista giuridico. Vediamo perché.

Il quesito è volto a cancellare le attuali basi giuridiche del trasferimento di armi in Ucraina. Si chiede di cancellare le norme che disciplinano il sostegno militare del nostro Paese a Kijiv, dunque una serie di provvedimenti che attengono alla politica internazionale, qualcosa di assimilabile a quella «ratifica dei trattati internazionali» che la Costituzione vieta di sottoporre a referendum. La giurisprudenza parla chiaro. 
Spiega a Linkiesta il professor Salvatore Curreri, ordinario di diritto pubblico e costituzionale: «Questa norma costituzionale si spiega perché l’eventuale bocciatura di un trattato esporrebbe lo Stato a responsabilità internazionali per violazione degli impegni assunti». Ma non basta: «La Corte costituzionale – spiega ancora il professor Curreri – ha dato una interpretazione estensiva a tale divieto, includendovi le leggi d’esecuzione o attuazione di trattati internazionali, incluse quelle “produttive di effetti strettamente collegati all’ambito di operatività dei trattati medesimi”. Per questo motivo sono stati dichiarati inammissibili i referendum sulle centrali nucleari del 1981 (sentenza n. 30) e da ultimo quello sugli stupefacenti (sentenza n. 51/2022)».

E infine, «la Corte ha ricompreso in tale divieto le leggi a contenuto “comunitariamente” vincolato la cui abrogazione violerebbe i relativi obblighi assunti con l’Ue, come quelli sull’immigrazione (31/2000) e sulla liberalizzazione contratti di lavoro a tempo determinato (41/2000)». 
Questo è il merito giuridico sul quale, come sempre, non mancheranno pareri diversi ma all’occhio di un profano parrebbe proprio che il quesito proposto da Mattei, Ovadia, Freccero e altri presenti evidenti profili di incostituzionalità, però è chiaro che la questione ha un rilievo tutto politico. E qui torna la questione della inaffidabilità di un uomo come Giuseppe Conte, in procinto di sostenere una battaglia referendaria di dubbia legittimità costituzionale ed evidente arma di distruzione di ogni possibilità di accordo con il Pd di Elly Schlein, perché come nota Stefano Ceccanti «se questa posizione non cambiasse impedirebbe un’intesa per le prossime politiche», sempre ammesso che la leader del Pd consideri una discriminante di fondo la questione dell’Ucraina.

D’altra parte l’avvocato populista ha deciso, lui, di rompere sul nascere ogni possibilità di dialogo con il Nazareno e di scavalcare a sinistra la neosegretaria dem finendo tra le braccia di Vauro e Freccero. Il rimedio estremista sembrerebbe peggiore dell’afasia politica che lo ha colpito. Se queste sono le premesse, è molto difficile che l’avvocato populista vada lontano.

Il che, per Elly Schlein, è un problema in meno.





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