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È possibile dipingere il silenzio?
Gavia ci prova con le immagini dei mondi che lo evocano.

In un tempo fatto di parole, porre l’attenzione sul silenzio è riflettere su quello che forse più manca oggi: l'ascolto, il saper ascoltare. 
Questa nuova mostra di Gavia vuole essere come l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni 

Fino ad adesso non mi sono espresso sulla "svolta" .....
Cani: quando è obbligatoria la museruola?
La museruola .....
Le “forti piogge che alterano la qualità dell’acqua .....
. . . gli Usa non sono il mio paese di riferimento, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Abbiamo  scelto di diffondere il materiale del Festival di bioetica non solo per il tema di questo anno che riguarda così da vicino il futuro anche di noi donne ma  per onorare  la numerosa partecipazione femminile nella organizzazione e in tutti i  vari ambiti degli interventi che ne farà un Festival di grande interesse per noi donne .

per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Mario Lavia
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Di Mario Lavia
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Di Umberto Mosso
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Da un intervista a Raffaella Paita-Italia Viva
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A cura di Tania Giordano
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di Emanuele Cerullo
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dal Wueb
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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E settembre vien danzando
vien danzando alla tua porta:
sai tu dirmi che ci porta?
Tante uve, bianche e nere
fichi e mele con le pere
e di zizzole .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
La mia nonna Amelia n.3

21/9/2023 - 19:59



La mia nonna Amelia Urbindi
 
Mia nonna che non sa dire le doppie, che quando scrive tira un po’ fuori la lingua e fa le lettere corsive ricciolute, nonna veneta che scende a sette anni per lavorare, e con lei mezza Italia di inizio Novecento. E’ sopravvissuta a tanto, ha un’indole forte e combattiva.


Arrivo a malapena al banco della cucina. Il cucinotto è sempre in penombra perché la finestra è piccola e nel pomeriggio il sole è schermato dal nespolo. Sento la forchetta che sbatte contro la vecchia ciotola di terracotta, ne vedo il contenuto solo quando nonna inclina un po’ la ciotola per favorire l’amalgama degli ingredienti. Mi lecco i baffi e mi preparo alla dolce merenda nutriente che nonna mi prepara. L’ovino fresco che le ha portato la Giuliva. Lo zucchero bianco che lo raggiunge lo fa diventare schiumoso. Nonna versa lo zabaione in una vecchia tazza coi fiori, tutta incrinata e scheggiata, che oggi mi chiedo inorridendo come potesse continuare a usarla. E finalmente col cucchiaino sorbisco avida ogni molecola di quella dolce delizia. Sapori d’infanzia.

O forse coccole.


Sento ancora la spugna tiepida, la nuvola di vapore caldo in bagno, di quando mi chiede di lavarle la schiena. Lei dice che non ci arriva. Io penso che sia un modo per cercare la mia vicinanza, tra donne. Io guardo la sua schiena rosa e liscia, così affidata alle mie mani. L’accudisco con complicità, come si fa tra donne.


Poi vedo nonna che mi prepara da mangiare quando torno dalle scuole medie. Mi aspetta quasi sempre per mangiare, anche se è tardi. Guardiamo insieme Jessika Fletcher, commentando animatamente le puntate, che poi son sempre le solite da decenni. Ci piace Jessika Fletcher, è emancipata e assomiglia un po’ a entrambe. Nonna ha il pretesto di preparami un buon pranzo per mangiare anche lei piatti succulenti che altrimenti, per la morigeratezza della saggezza popolare, dovrebbe evitare. Ma una melanzana fritta, per far compagnia alla bimba, non si può negare.


E poi c’è nonna che contratta l’affitto, in estate, del suo piccolo monolocale (chiamato “Il garagino”) con una coppia di tedeschi. Nonna è anziana, non spiccica una parola di tedesco, a malapena parla italiano correttamente. I tedeschi non parlano la nostra lingua. Io so parlare bene l’inglese, ma taccio e guardo quello strano gruppo che interagisce, voglio godermi lo spettacolo. E qui la meraviglia: nonna gestisce la contrattazione con una managerialità che mi lascia a bocca aperta. Alla fine strappa loro la cifra voluta ed entrambe le parti sono felici e soddisfatte. Mi dà indicazione di mostrar loro la casa. Io obbedisco, penso e sorrido.


Amo guardare le foto in bianco e nero di mia nonna. Ho la sua fronte bassa e i suoi zigomi. Forse il Lombroso direbbe che è per quello che sono dura e vado a dritto come un somaro. Perché sono sangue, e ingegno, di quell’antica donna in foto.

 

Micol Carmignani

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