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LUNA e DONNA
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29/8/2010-
Come eravamo: nato come medicheria per la razza equina creata e voluta da Don Pietro Salviati, l'edificio, detto "Fungo", è stato abitato per un ventennio da una particolarissima inquilina alla quale si deve questa foto.
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FASI LUNARI
La LUNA si accinge a terminare il mese calando, sempre maestosa, fino al buio di LUNA NUOVA per mercoledì 8 settembre.
ACCADDE A PISA: dal 22 al 31 agosto
il 22 del 1817: Il Granduca ordina di procedere all’inventario delle opere d’arte esistenti in Pisa.
il 22 del 1868: La “Gazzetta di Pisa” protesta per le urla che fanno sottoborgo i fiammiferai.
il 23 del 1862: Grande incendio di pagliai a Barbaricina.
il 24 del 1872: Si informa che alla macchina dei pinoli della signora Anna Baffo si schiaccia a 45 centesimi il sacco.
il 25 del 1312: Giovanni Pisano riceve 80 fiorini per la tomba di Margherita, moglie di Arrigo VII, morta a Genova.
il 26 del 1857: Pio IX transita da Pisa diretto a Pontedera, Camugliano e Volterra.
il 26 del 1874: Un fulmine entra in una casa in Via dell’arancio, fa il giro di una camera dove era una donna a dormire e se ne esce senza produrre danno alla medesima.
il 27 del 1846: Ore 9.30: terrore a Pisa per una nuova forte scossa di terremoto.
il 28 del 1870: La “Fratellanza Artigiana” in un suo articolo lamenta che alcuni velocipedisti vadano in giro di notte sprovvisti dei lumi di segnale.
il 29 del 1871: Una mina fatta brillare sull’argine di Santa Cristina durante la costruzione delle spallette dell’Arno, lancia una pietra di grammi 38 che cade nel recipiente del ghiaccio in un cortile interno della trattoria “Il Nettuno”.
il 31del 1596: Il Granduca concede ad Iacopo Abenum e Iacob Cavalieri, ebrei pisani, il privilegio di bucare perle gregge in tutto il territorio del Granducato.
il 31 del 1872: Manovre militari a Ponte a Serchio.
il 31 del 1943: Primo bombardamento sperimentale americano a tappeto sulla città.
LE GRANDI DONNE
Queste che seguono sono parole tratte da uno scritto che Francesca Centurione Scotto Boschieri scrisse per CARLOTTA ORLANDO:RITRATTO DI SIGNORA, edito per conto dell’ANDE.
L’A.N.D.E., Associazione Nazionale Donne Elettrici, sorge a Roma nel 1946 ad opera di Carlotta Orlando, figlia dello statista Vittorio Emanuele, al fine di promuovere nelle donne una maggiore consapevolezza dei loro diritti civili e di conseguenza anche un loro maggiore coinvolgimento nella vita pubblica della nazione.
L’opuscolo apre con due pensieri di questa grande donna:
L’ignoranza mi spaventa meno delle idee altrui male assimilate.
Ricostruire l’opinione pubblica è il compito primo in un paese parlamentare.
Dire a un italiano: “il compito che ti propongo è di riflettere e di discutere” viene interpretato
come un invito a non far nulla. Anche oggi sento mormorare “A che serve?”. L’opinione pubblica non ha in Italia il peso che ha in altri paesi di tradizione parlamentare.
Ed ecco quello che ricorda di lei la giovane Francesca:
Di lei ricordo un particolare insignificante. Portava dei guanti di lana per scaldarsi le mani. Gli inverni a Migliarino Pisano sono miti, ma l’umido intride tutto, si insinua nei muri
e tra le lenzuola che hanno sempre quella tipica durezza un po’ bagnata delle case di campagna. Per un’ultra novantenne, costretta a stare seduta tutto il suo tempo, il tempo a lei rimasto, non è certo un piacere.
Eppure quell’anziana signora, di cui ricordo anche uno scialletto trapuntato, un gatto fedele assopito sul tipico disordine di quell’età e un’altrettanto fedele e silenziosa cameriera filippina, Perlita; quella donna dicevo, avrebbe perdonato la mia irrispettosa memoria che ne ha completamente cancellato il volto (ma non la sensazione di un’immutata forza d’animo).
Mi avrebbe perdonato. E lo so per certo, perché non era una persona qualsiasi. Era Carlotta Orlando. La donna che di Mussolini ricordava “lo stupido e irrilevante particolare delle ghette che portava in una giornata molto calda” e di D’Annunzio solo “il suo monocolo”, come scrive nella sua autobiografia “Il viaggio e l’approdo”, precisando proprio la bizzarria della nostra mente che, al contrario della Storia con la S maiuscola, dimentica i maggiori per riproporre una vasta umanità minore, come il viso rubicondo del cocchiere di suo padre, Carnigia, invece di quello del Re. Una memoria birichina che a volte si diverte a proiettare vivissimi ricordi del tutto inutili.
Carlotta, dunque, mi perdonerà. Sono io però che ho difficoltà a farlo. Perché Carlotta si è spenta a Migliarino, ospite di donna Bona Salviati, in un appartamento che si affaccia proprio dirimpetto alla mia casa. Avrei potuto dunque trascorrere piacevoli pomeriggi con lei parlando di politica e della sua vita straordinaria. Invece, quello che lei mi disse fu solo un -“sono molto contenta che Carlo abbia sposato proprio te”-e io, un impacciato e quanto mai banale- “sono felice di conoscerla”- seguito dalla stretta di quel guantino che mi è rimasto impresso.
Benedetta giovinezza!
Avevo solo ventitré anni e non pensavo di rimanere neppure dieci minuti, in quella stanza in penombra, a parlare con un’anziana signora, come invece ha fatto sempre, con l’affetto
e l’impegno che la contraddistingue, Agnese Salviati, sorella di Bona. Agnese ha scaldato con la sua presenza tutte le ultime giornate di Carlotta[...]
A Migliarino Carlotta era venuta diverse volte per incontrare Igiea Florio poi, nel 1976, a due anni dalla scomparsa dell’amica, la Orlando si trasferì definitivamente presso la Famiglia Salviati come racconta nel suo libro “Il Viaggio e l’Approdo”, scritto nella sua permanenza migliarinese:
[...] E' stato il 4 novembre1976, per San Carlo, che ho ricevuto il più bel dono di tutti gli onomastici della mia vita: Forese mi ha offerto di abitare il piccolo rustico chiamato “Fungo” per la sua forma ottagonale, il cui tetto si eleva su un grande pilastro centrale, costruito da operai olandesi nel primo anno del secolo scorso[…]
Arrivo alla palude, a mezza strada fra il Fungo e il casale di Floriana. L’acqua a volte è alta, a volte meno alta, ma sempre color di smeraldo e se raggiungo questa meta ai primi albori, sorprendo sulla riva cinghiali coi loro piccoli e daini immersi sino a metà gamba.
Questa è la “pineta della pioggia” del poeta della mia infanzia che qui si è ispirato per le più belle liriche dell’Alcione, qui ha parlato ad Ermione, ad Eleonora, qui ha visto le giumente-madri bagnarsi nel Serchio, confine di questo regno di pace che porta, come l’Arno, “il silenzio alla sua foce”[…]
Attorno al Fungo si stringonoi delle nuove staccionate.
Le giumente-madri non si bagnano più nel Serchio che le avvelenerebbe, ma pascolano a meno di dieci metri dalla mia casa. L’una dopo l’altra partoriscono i loro puledri: sauri, bai, morelli, che, nascendo, sembrano già preparati dal loro istinto e dal loro atavismo a sfidarsi a vicenda sulle piste degli ippodromi[…]
Immaginavo di allevare nel cielo puledri alati e che uno di questi mi aveva posato sul tetto di San Bernardo al quale, in piccolo, il tetto del Fungo tanto somiglia.
Forse tra qualche ora, tra qualche giorno, tra qualche anno (ma che importa, non ho forse accettato la contemporaneità della vita?) ad uno di questi puledri, nati qui al Fungo, spunteranno le ali. Mi porterà nello spazio indefinito ed infinito, nel tempo che è sempre presente, che è eternità.
Forse riconoscerò mia madre, che finalmente ho compreso, forse ritroverò tutti i miei compagni di viaggio; e se rivolgerò all’amatissimo la domanda che mi fece ”Che hai fatto in tutto questo tempo?” egli certamente ripeterà la risposta che gli ho dato da bambina:
“Ti ho aspettato”
Migliarino, Capo d’anno 1982
ma perché Carlotta aveva scelto Migliarino come approdo?
(continua)
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Ma dove sono le tue proposte? | Io vorrei sapere se Ultimo e Simone ( secondo me sono la stessa persona come molti altri pseudonimi) ...
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Mi dispiace sig. " tutti e ...
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Siamo nati e siamo vissuti nella consapevolezza di condividere con tutti gli altri cittadini del nostro paese alcuni valori universalmente accettati, valori e concetti che pensavamo diventati ormai parte del nostro DNA culturale quello di cittadini italiani | | |
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