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TRICOLORE
10/10/2010-
di TRILUSSA
Siamo nati e siamo vissuti nella consapevolezza di condividere con tutti gli altri cittadini del nostro paese alcuni valori universalmente accettati, valori e concetti che pensavamo diventati ormai parte del nostro DNA culturale quello di cittadini italiani
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TRICOLORE
Siamo nati e siamo vissuti nella consapevolezza di condividere con tutti gli altri cittadini del nostro paese alcuni valori universalmente accettati, valori e concetti che pensavamo diventati ormai parte del nostro DNA culturale, quello di cittadini italiani liberi e coscienti.
Ultimamente però questi valori (e il termine valori non è usato a caso), che sembravano irrimediabilmente acquisiti sono invece messi in discussione, apertamente e ripetutamente contrastati, violati e a volte addirittura rimossi, cancellati.
Il tricolore ad esempio, simbolo del nostro Paese unito, può tornare utile, secondo alcuni, per pulirsi il sedere; il nostro Risorgimento non più fucina di eroi che hanno dato la vita per nobili ideali e per fare dell’Italia una Nazione ma solo un complotto di poteri forti (quei poveri disgraziati che hanno dato la vita erano solo degli sciocchi che non avevano capito!); la Resistenza una cosa da dimenticare (se non da condannare) che ha prodotto tanti morti non solo durante ma anche dopo la fine della guerra; la Costituzione irrimediabilmente comunista, Roma ladrona, i romani niente altro che porci, i neri puzzolenti, gli emigranti unici responsabili della nostra mancata sicurezza, i rom persone (?) che rubano, violentano e danno anche il malocchio!
Siamo di fronte ogni giorno a queste affermazioni da parte non di avvinazzati da bar, da disturbati mentali, da semplici e poco illuminati cittadini, da persone distratte e di scarsa cultura ma da personalità politiche di primo piano, gente che di mestiere fa il ministro o comunque che ha ruolo di prestigio nel nostro panorama politico.
C’è anche un professore universitario che nel suo sito Internet va addirittura oltre ed afferma, senza mezzi termini, che “la genetica viene prima della didattica” e cioè “che bisognerebbe tornare alla Rupe Tarpea perché stiamo decadendo geneticamente e una pseudoscienza senza bussole fa campare persone che non dovrebbero».
In pratica afferma che i disabili dovrebbero essere eliminati per non “decadere geneticamente” perché magari questi avrebbero anche l’ardire di generare dei figli. O se proprio fossimo presi da un ultimo barlume di umanità e di carità cristiana da risparmiarli, almeno gli dovrebbe essere impedito di frequentare le scuole pubbliche per non recare disturbo ai sani, gli unici ad avere diritto ad una istruzione superiore.
Forse il professore confonde un po’ perché i romani dalla Rupe Tarpa gettavano i traditori della patria e non i disabili, ma il senso non cambia. Erano invece gli spartani che eliminavano “i difettosi” ma come fa notare Gramellini da quella genia non è uscito nessun nome da ricordare nei secoli, né uno scienziato, né un artista, né un uomo politico. Un totale appiattimento culturale, una uniformità sociale e culturale capace solo di generare una diffusa mediocrità.
Accusato di razzismo, o peggio di nazismo, il professore quasi si scandalizza e si difende asserendo di avere semplicemente esternato il suo pensiero, di avere fatto un semplice ragionamento.
Sta a noi poi cercare di capire come, al giorno d’oggi, si può arrivare ad esprimere senza paura, pudore o vergogna certi concetti.
Io credo che tutto derivi dal fondo che stiamo toccando.
Non solo in politica dove oramai da mesi ci siamo dimenticati dei problemi del paese, delle necessità, delle urgenze della gente comune e ci si dedica, con in testa i giornali e i giornalisti, alle beghe interne dei partiti, alle loro a volte infantili diatribe, sia di destra che di sinistra e che farebbero ridere se non nascondessero invece una truce lotta per il potere, per la supremazia in quel partito, in quella coalizione. Problemi che riempiono pagine di giornali ed intere trasmissioni televisive ma che appaiono sempre più lontane dai reali problemi del Paese.
La trasmissione Annozero di due settimane fa dedicata alla crisi del centrodestra ne è stata esempio illuminante e non capisco come giornalisti di grande esperienza, come lo è sicuramente Santoro, non abbiano capito, non abbiano afferrato l’enorme e stridente differenza fra le schermaglie in punto di penna e di parole dei politici presenti sul dilemma “casa di Montecarlo” e le urla di disperazione degli operai dei cantieri navali di Castellamare di Stabia che stavano perdendo il posto di lavoro. Un contrasto evidentissimo, eclatante ed anche allarmante perché nessuno in quella sala lo ha colto e la serata è ripresa, tolto l’audio e il video ai disperati dei Castellamare, con i soliti sofismi sulle società off-shore di Santa Lucia.
Ma io credo che anche a livello civile siamo scesi molto in basso e la società si sta comportando esattamente come vede fare dalla nostra classe politica dove certi valori e certi principi che hanno guidato i nostri padri e i nostri nonni stanno veramente perdendo ogni valore.
La vecchia stretta di mano con cui si suggellavano gli affari nella vecchia civiltà contadina, il senso dell'onore che da solo regolava, prima ancora delle leggi e dei carabinieri, i rapporti fra le persone all'interno delle comunità, l'onestà come principio assoluto che rendeva nobili e rispettabili più della ricchezza sono oramai scomparsi nella nostra società in poco più di una generazione.
Oggi l'onestà è diventata un difetto, impedisce la scalata sociale, ostacola l'arricchimento, rende ridicolo e oggetto di scherno chi la pratica perchè il principio superiore a cui ci si appella è diventata la furbizia.
In questo decadimento culturale e civile si può fare e dire di tutto, si può mettere in piazza tutti i nostri panni sporchi, ci si può azzuffare in televisione spiattellando tutti i nostri vizi, addirittura di questi si può fare vanto (e magari si è invitati proprio per questo), si può esternare la nostra intimità condividendola con milioni di guardoni televisivi, ci si può vantare senza pudore della propria ignoranza, si può ostentare con soddisfazione la propria cafoneria elevandola quasi a merito.
E si può così, in questo paese decadente e decaduto, anche mettere in dubbio senza pudore quei valori che credevamo universali ed immutabili, come la nostra bandiera, la nostra Costituzione , l'Unità Nazionale con gesti e parole che spesso vengono sottovalutati, sminuiti a semplice goliardia o a guasconate senza importanza.
Ed anche questo è un segnale del nostro imbarbarimento, quello di non reagire con la necessaria indignazione, non condannare con la necessaria forza, non stigmatizzare con la necessaria fermezza l'antistoricità e la gravità di simili gesti, tanto più gravi quanto più provenienti da personaggi posti in alto nel nostro panorama politico e culturale.
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