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LIBRI Lo diciamo a Liddy?
4/8/2010-
"Lo diciamo a Liddy? Una commedia agra" di Anne Fine
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Una rubrica a cura di Elsa Luttazzi
Scrivere una recensione per convincere a leggere un libro e comunicare l’amore per la lettura è un esercizio difficile. Sempre fruttuoso perché comunque si legge, ma talvolta frustrante se non si vuole far leggere un libro qualunque, ma un libro capace di divertire, di comunicare un sentimento o far capire e conoscere qualcosa di nuovo. E che sia scritto con l’accuratezza e lo o stile che i lettori meritano. Capita spesso di leggere molti libri e non averne alcuno da proporre con vera convinzione.
Per questa ragione il ritmo delle mie proposte è lento. E questa volta stavo per lasciare la pagina bianca, quando una compagna di letture mi ha prestato Lo diciamo a Liddy? Una commedia agra, Di Anne Fine ( Adelphi Edizioni 1999) , autrice, tra l’altro, di Mrs.Doubtfire, da cui è stato tratto l’omonimo film con Robin William.
È questa la storia di quattro sorelle, Bridie, Heather, Stella e Liddy, straordinariamente unite dal principio unanimemente accettato che “la lealtà reciproca contava sempre più di qualunque uomo”.
Era stato questo, oltre agli ultimi lunghi anni della mamma sulla sedia a rotelle, a richiamare a casa Bridie dal Sud, dove aveva trovato lavoro, e a spingere Stella a scegliersi un marito non tanto per la sua personalità, ma perché era del posto. Persino Heather sembrava aver optato per una carriera sicura nella filiale regionale della sua ditta, rinunciando a incarichi più rischiosi ma più promettenti nella sede londinese. Ogni tanto Liddy parlava di trasferirsi, ma sempre e solo in posti improbabili come le Shetland, o la Cornovaglia, o le Ebridi, in modo che le altre non dovessero prenderla sul serio.
È questa in realtà una famiglia puntigliosamente costruita da Bridie, la maggiore delle sorelle, la più determinata, resa più forte anche dal suo bagaglio culturale di psicologa in strutture sociali di accoglienza. Una famiglia fortemente voluta per
Allevare dei figli in quello che la Minto chiamava leziosamente “il crogiolo degli affetti”, fornire quella sicurezza che avrebbe loro permesso di superare le angosce dell’adolescenza, la spossatezza della maternità, la solitudine dei lutti e gli orrori della vecchiaia. La famiglia. Un porto sicuro.
In forte opposizione a quelle famiglie che incontrava nel suo lavoro:
Chiunque facesse il suo lavoro sapeva bene come la famiglia possa essere solo una facciata che nasconde misfatti e disperazione. Finché il danno non era fatto, non c’erano leggi contro i padri pericolosi, le madri soffocanti o i fratelli prepotenti.
La meravigliosa unità delle sorelle si infrange bruscamente quando a Liddy, in procinto di sposarsi, viene rivelato dalle stesse sorelle, in un apparente accordo sull’opportunità di farlo, un atroce segreto sino allora sussurrato. Non rivelerò il segreto, anche se viene svelato già dalle prime pagine, perché segna tutta l’atmosfera del romanzo, solo dirò che la prima conseguenza è la coalizione delle tre sorelle contro Bridie.
È questo il momento di svolta del racconto, il suo svolgersi secondo un duplice binario: da una parte il turbinio di pettegolezzi, sospetti, vendette e tradimenti secondo le regole di una sinistra ossessività tipica del thriller, dall’altra il riflettersi delle vicende sulla vita e sulla personalità di Bridie, che si rivela la vera protagonista e che ci fa rivivere con piena partecipazione, attraverso il prisma della sua osservazione, tutte le vicende successive.
Per cercare di rompere il silenzio che improvvisamente è caduto tra di loro, Bridie decide di scrivere una lettera a Liddy:
Alla fine di lettere ne scrisse tre. La prima era un grido di angoscia. La seconda era più professionale, infarcita di “Mi rendo conto che” e “Posso effettivamente capire”, e anche di qualche “Ovviamente, dal tuo punto di vista”. La terza era un fiume di accuse.
Dopo molti ripensamenti decide di inviare quella più aperta alla riconciliazione:
Pur con gran dispiacere, stracciò il fiume di accuse. La stessa sorte toccò anche al grido di angoscia. La lettera che venne piegata in quattro, chiusa nella busta e subito imbucata fu la più vomitevole, la lettera ipocrita, quella comprensiva, quella che aveva meno probabilità di suscitare le ire di Liddy.
Ma non ottiene il risultato sperato, il solco di separazione si allarga ancora di più: le tre sorelle sono sempre più unite contro Bridie.
Ma teneva duro, e non telefonava. Toccava a loro, questa volta. Liddy, naturalmente, se ne sarebbe ben guardata. Heather finora non lo aveva fatto. E Stella nemmeno, probabilmente perché Heather le aveva comunicato il suo ultimatum.
E Bridie vive tormentosamente e contraddittoriamente questa vicenda
Ma a volte si sentiva improvvisamente mutilata. Non c’era un’altra parola per descrivere quello che provava. Il senso di privazione era fortissimo, quasi fisicamente insopportabile: i muscoli dello stomaco si contraevano con violenza, rendendole difficile persino respirare. Era la peggior forma di panico.
A volte invece vive la separazione quasi come un sollievo, come un’opportunità di riscoperta della propria vita privata, della propria famiglia, del marito Dennis e dei suoi due figli:
In quelle ultime settimane Dennis era stato un’ancora di salvezza: chissà come, sapeva sempre perfettamente quando poteva parlare della “grande faida” e quando invece era meglio sorvolare con discrezione. E beveva anche molto meno, il che rendeva tutto più facile (per non parlare del risparmio). Nei momenti in cui riusciva a mettere da parte la sua angoscia, Bridie era meno frenetica, più pacata. Finalmente si rendeva conto di quante energie le avevano succhiato negli anni tutte quelle faccende di famiglia. Era meraviglioso tornare a casa dal lavoro, buttarsi sul divano e non dover pensare “Devo telefonare a Stella”, oppure “Devo portarmi avanti con le quiche per il pranzo di sabato da Liddy”…..
Dennis era ora scherzoso, ora perspicace, al punto che dopo secoli Bridie riuscì finalmente a ricordare come mai, tanti anni prima, si era presentata così contenta, col vestito a fiori e il cappellone di paglia, davanti all’ufficiale di stato civile a fare tutte quelle promesse.
Si sente anche confortata dalla solidarietà che le mostrano i colleghi di lavoro
“Secondo me lei se la prende troppo. Io e mio fratello non ci rivolgiamo la parola da anni, e se mi sedesse vicino su una panchina, forse non lo riconoscerei neanche. E non posso dire che mi dispiaccia”.
E dal fatto di vivere una situazione comune a molti:
E un giorno, tornando a casa in macchina, mentre cambiava canale alla radio colse una voce femminile come d’acciaio: “Coi miei parenti non ci parliamo più. Nessuno escluso”….”Questo per lei costituisce un problema?” La voce sembrava sorpresa. “No, per nulla”.
Le sembra anche che questa sia un’importante opportunità per rivedere l’impostazione della sua vita e i suoi valori:
Stava imparando un mucchio di cose che aveva sempre creduto di sapere benissimo. Per esempio, era sempre stata convinta che i suoi legami familiari fossero veri; e invece adesso scopriva che lei e le sue adorate sorelle erano solo un gruppo di persone lontanissime tra loro, che avevano avuto un esordio comune ed erano rimaste unite solo grazie al suo implacabile attivismo. Per anni era stata la regista dei loro incontri:aveva assegnato a ciascuna la sua parte e gliela aveva fatta recitare, ma solo per soddisfare chissà quale necessità personale, per provare una convinzione che era poi fasulla.
Ma alla fine di questi altalenanti stati d’animo è un senso di odio che prevale:
Finché dal nulla, come un fulmine a ciel sereno, ritornò la rabbia. Accecante, devastatrice. E per la prima volta in vita sua, Bridie capì come fosse possibile, per molti dei suoi assistiti, vivere di astio e di ripicche. L’amore era così debole. “Ci vuole così poco a farsi voler bene”. Era vero? L’amore è un pappone insipido che sobbolle sul fuoco, sempre nutriente, sempre caldo. L’odio invece è una torre incrollabile, una colonna di fuoco. La sua mera energia incandescente può alimentare giorni e giorni di stizza, notti e notti di rancore.
E alla fine di tutto un cambiamento interiore, un giro di vite, all’insegna di un minaccioso proverbio che mantiene quanto promette: “chi vuole vendetta deve scavare due fosse”.
Ma non andrò oltre nel racconto. Buona lettura e Buone vacanze.
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