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IO, MEDICO
Tumore della mammella



23/1/2010- Michelangelo Merisi (Caravaggio): Incredulità di S.Tommaso
Dipinto ad olio su tela di 107 × 146 cm realizzato tra il 1600 ed il 1601. È conservato alla Bildergalerie nel parco di Sanssouci a Potsdam


Rubrica a cura del Dr. Pardini G.


TUMORE DELLA MAMMELLA

Il cancro mammario è la principale causa di morte nel sesso femminile.
Risparmiate da molte altre malattie di grande incidenza come le patologie cardiovascolari, anche per merito della protezione degli ormoni femminili fino alla menopausa, le donne delle civiltà occidentali hanno solo da guardarsi attentamente da due malattie importanti : il tumore della mammella e quello dell’utero e ovaio.
Non si capisce perché, nonostante tutte le campagne di sensibilizzazione ed anche il nuovo impegno delle strutture pubbliche per la prevenzione, molte donne ancora sono vittime di queste malattie così facilmente prevedibili e diagnosticabili. La profilassi poi è abbastanza semplice, non c’è bisogno di indagini complicate con utilizzo di sonde o strumenti invasivi, nè particolarmente dolorose con prelievi ecc., ma solo di esami abbastanza semplici come un’ecografia ed una mammografia.
La mammografia comporta un po’ di fastidio per lo schiacciamento delle mammelle, ma in generale non sono i particolari tecnici a determinare la mancata adesione di massa a questo tipo di prevenzione.
Bisogna ammettere che la sensibilità delle donne a questo tipo di indagini è in generale aumentata, in linea con l’enorme e generalizzato aumento di richiesta di salute, ma ci sono ancora sacche di resistenza che io riferisco a due motivi fondamentali.
Il primo è un certo spirito di fatalità, specie in donne non giovani, che non hanno per educazione la mentalità della prevenzione. Pensiamo ai nostri nonni, specialmente contadini od operai, che accettavano i fatti della vita come venivano e non pensavano di poter influire in maniera significativa, con il loro comportamento, sugli eventi stessi. Li subivano e li accettavano come una cosa inevitabile, spesso attribuita ad una volontà divina che non si immaginavano di poter sfuggire.
Un secondo fondamentale motivo è la paura. La paura dei tumori è in tutti noi. Anche noi medici li temiamo, ne conosciamo la pericolosità, ne vediamo gli effetti a volte devastanti sui nostri pazienti. Vediamo però, sempre più spesso, anche la loro sconfitta. Numerosissimi sono i pazienti guariti da un tumore. Sono molti di più di quelli che ognuno di voi pensa di conoscere. Proprio per questo motivo li temiamo, ma abbiamo anche la consapevolezza che la speranza di sconfiggere un tumore oggi è veramente molto alta. Direi tanto più alta quanto prima riusciamo a scoprirlo.
Un tumore in fase iniziale guarisce nella quasi totalità dei casi! Da ciò l’importanza sempre maggiore di una diagnosi precoce.
La donna giovane, quando arriva ai quarant’anni, sa di entrare nell’età più a rischio di sviluppare questo tipo di patologia e la consapevolezza di ciò la deve spingere, come un obbligo e non come una scelta, ad eseguire quegli accertamenti, oramai codificati, per fare prevenzione. Naturalmente per casi particolari (penso ad esempio alla presenza di malattia in un familiare o in più di uno) questa età può variare, ma questo è di competenza medica ed a lui bisogna sempre rivolgersi per una valutazione attenta dei rischi reali per ogni specifica paziente.
La paura di avere un tumore al seno si può vincere semplicemente ripetendo l’esame più spesso. Se il controllo precedente era negativo, ed è passato poco tempo, difficilmente nel frattempo si può essere sviluppato qualcosa di pericoloso. Se malauguratamente si fosse sviluppato, certamente in così poco tempo non avrebbe avuto il tempo di diventare troppo aggressivo e la guarigione avrebbe una probabilità che si avvicina alla totalità dei casi.
Una mammella non controllata da anni è invece da considerarsi a rischio e nessun argomento può essere portato a scusante per la mancata risposta a tutte le sollecitazioni, pubbliche e private, per effettuare controlli. Non esistono scusanti per i “ma chi ce l’ha il tempo?” o per i “ma chi mi ci porta!?” od anche “e se poi mi ci trovano qualcosa?” che si sentono dire in ambulatorio quando sollecitiamo le pazienti meno sensibili. Sarebbe utile che costoro vedessero qualche paziente con cancro al seno in fase terminale, e parlassero col marito o coi figli delle donne che presto li lasceranno. Forse allora potrebbero comprendere il dramma della malattia e l’importanza di una diagnosi precoce.
Come si fa la prevenzione.
Palpazione manuale: bisogna saperla fare, ci sono delle tecniche, ma l’importante è palparsi il seno periodicamente per segnalare al medico ogni cambiamento, nodulo, sensazione, qualunque cosa appaia anormale o semplicemente strano. Il medico poi valuterà.
Ecografia e mammografia: vanno effettuati periodicamente e secondo le cadenze stabilite dai protocolli internazionali e dal caso individuale. In genere si inizia sui quarant’anni e si prosegue fino ai settanta.
Di solito la mammografia si esegue (parlo di mammelle normali) ogni due anni intervallata magari da un’ecografia.
Delle due qual è la migliore? E’ una domanda frequente e la risposta è: nessuna delle due.
Sono esami complementari cioè contribuiscono entrambi a rispondere alla domanda che rivolgiamo al radiologo e cioè se nella mammella esistono o no segnali compatibili con la presenza di un tumore.
L’ecografia studia meglio la componente ghiandolare della mammella. Questa è massima quando la mammella mantiene la sua funzione di secrezione del latte materno, quindi una mammella giovane o relativamente giovane ma in ogni caso sempre con una componente ghiandolare ben rappresentata. Con l’invecchiamento della mammella questa componente diminuisce ed è sostituita da grasso. Anche l’aspetto esterno risente di questa diversità di componenti: la mammella della giovane donna è eretta e soda (prevalenza del tessuto ghiandolare su quello adiposo), la mammella della vecchia invece pendula e floscia (il tessuto ghiandolare è completamente sostituito da tessuto adiposo).
L’ecografia quindi vede meglio in una mammella giovane perché prevale il tessuto ghiandolare, meno bene in una mammella a prevalente componente grassa.
La mammografia è inoltre in grado di rilevare un segno molto importante del tumore del seno che sono le microcalcificazioni, spesso patognomoniche (indicazioni specifiche di malattia) della malattia neoplastica in questa sede. Le microcalcificazioni non si possono vedere con un’ecografia ma possono evidenziarsi solo con la mammografia ed ecco quindi l’utilità di entrambe per uno studio completo di questo organo.
In caso di dubbio esistono molti altri esami, diciamo di secondo livello, in modo da riuscire sempre a rispondere con certezza alla famosa domanda sulla presenza o meno di un tumore. Gli esami fondamentali però sono solo questi, di poco impegno, di poca spesa, con poco tempo, con frequenza non ossessiva. Ci auguriamo che le donne includano nei loro progetti, che riguardano la famiglia, il marito, i figli, anche un piccolo progetto che riguarda se stesse perché, a volte, con un piccolo impegno capita di risolvere un grande problema.




















 
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