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LA LETTERA
Bamboccioni
18/1/2010-
Sono o non sono bamboccioni?
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BAMBOCCIONI
Qualche giorno fa una sentenza del tribunale di Bergamo ha affossato definitivamente le speranze dei genitori di oggi in lotta coi figli, per usare un giro di parole, “molto affezionati al nido domestico tanto da non riuscire a staccarsene” . In poche parole, il giudice ha condannato un artigiano trentino che aveva deciso di sospendere unilateralmente l’assegno che passava alla figlia trentaduenne e studentessa fuori corso da ben otto anni a filosofia; quest’ultima si è rivolta al tribunale che le ha dato ragione: il padre dovrà mantenerla fino a che non sarà economicamente indipendente.
La sentenza ha suscitato polemiche e oggi l’infaticabile ministro Brunetta è intervenuto personalmente sulla questione: confessando di essere stato lui stesso un “bamboccione” ,epiteto divenuto celebre grazie alle parole dell’ ex ministro dell’economia Padoa Schioppa , (ha raccontato ai giornalisti di non essersi mai rifatto il letto fino ai 30 anni), interpreta la sentenza alla luce di quello che definisce un “sistema e organizzazione sociale di cui devono fare il 'mea culpa' i genitori”: ovvero, la colpa è dei genitori che hanno creato questa società in cui loro sono titolari di un gran numero di privilegi e i figli hanno poco o nulla, per questo l’unica soluzione che gli resta è svernare in casa dei genitori fino ai 30 se non addirittura ai 40 anni.
Il ministro, forse preso dall’euforia del momento, ha anche lanciato la sua proposta per arginare la piaga italica del “bamboccionismo”: una legge che obblighi i ragazzi ad uscire di casa a 18 anni.
Ora, il ministro Brunetta in questi quasi 2 anni di governo si è distinto per la sua capacità di avercela un po’ con tutte le categorie lavorative e sociali italiane; è una persona,a mio avviso, che ha non solo capito, ma anche denunciato a gran voce le situazioni che, incancrenite, hanno sclerotizzato il sistema paese. Ha però un difetto: spara nel mucchio, e quello che dice, che ha una sicuramente un fondamento di veridicità, spesso passa per mera demagogia perché va a toccare uno degli argomenti preferiti degli italiani ovvero il loro scarso amore per tutto ciò che è pubblico e statale (amministrazione in primis. Non dite di no: quante volte avete maledetto le impiegate delle poste per la loro lentezza?)
Se un ragazzo viene obbligato a lasciare il tetto materno a 18 anni, bisogna dargli la possibilità di mantenersi da solo (mica vorrà, il ministro Brunetta, che il ragazzo in questione viva fuori casa ma coi soldi di mammà?!) e quindi bisogna assicurargli un lavoro o, se intende proseguire gli studi, un’ università che gli garantisca un posto letto in un convitto per studenti, alla maniera dei college americani, per intenderci.
Bene, Brunetta è sicuro che lo stato possa assicurare tutto questo?
Prendiamo il mio caso: ho 23 anni e vivo ancora con i miei perché sto finendo l’università. Poniamo il caso che a 18 anni mi avessero obbligato ad andarmene di casa: ho fatto il liceo classico, quale lavoro mi avrebbe aspettato là fuori? Spesso cercando lavoretti estivi o part-time ho scorso le pagine degli annunci del Tirreno ma non ho mai trovato fra i requisiti di assunzione la buona conoscenza del greco antico…
Mettiamo invece che dopo il liceo io avessi deciso di frequentare l’università in un’altra città, mettiamo Roma: avrei avuto di sicuro la mia cameretta personale all’interno di un convitto per studenti? Dubito: conosco il mondo dell’università e posso garantire che i posti letto nelle case dello studente sono veramente pochi (e Pisa in questo panorama desolante offre comunque una situazione abbastanza positiva perché negli ultimi anni sono spuntate come funghi nuove residenze per studenti….. ma di certo non costruite per ospitare studenti della Valdiserchio!)
Ecco, questo per dimostrare che ancora una volta Brunetta ha sparato nel mucchio: ci sono molti ragazzi, come la “studentessa” della sentenza, che a 30 anni vivono ancora in casa pur avendo un lavoro o restano sulle spalle dei genitori senza la volontà di rendersi autonomi nonostante ne abbiano la possibilità.
Accanto a questi, che sono i veri bamboccioni, ce ne sono tanti altri che vorrebbero andare via di casa, per farsi una famiglia o anche semplicemente da soli, che non possono farlo perché non hanno un lavoro o ne hanno uno a tempo determinato; ragazzi magari laureati, colti, che trovano impieghi a meno di 1000 euro.
Come facciamo, mi ci metto pure io perché tanto fra un anno toccherà pure a me, ministro Brunetta, ad andarcene di casa se tutto quello che sapete offrirci sono contratti che, quando va bene, durano 1 anno e dopo arrivederci e grazie?
Voi dateci la possibilità di fare, dateci fiducia, dateci risorse (sì, proprio quelle perché tanto “senza lilleri ‘un si lallera”), investite nelle nostre capacità come fanno negli altri paesi europei e vedrà Ministro come ce ne andremo di casa presto, vedrà che crollerà il tasso di bamboccioni.
Machiavelli diceva che non si può cambiare una cultura con una legge, ma solo attraverso una nuova cultura: bene, lei ha riconosciuto che la cultura che permette il germinare del fenomeno è sbagliata. Adesso ne proponga una alternativa, perché non sarà certo una legge a cambiare questo stato di cose.
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