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IO, MEDICO Influenza pandemica
12/9/2009-
Incredulità di S.Tommaso
Dipinto ad olio su tela di 107 × 146 cm realizzato tra il 1600 ed il 1601. È conservato alla Bildergalerie nel parco di Sanssouci a Potsdam.
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LA NUOVA INFLUENZA
Abbiamo ritenuto utile anche noi della Voce intervenire sul problema dell’influenza H1N1, detta anche influenza suina, chiedendo informazioni al dottor Pardini Giancarlo, che cura già una nostra rubrica di medicina, con lo scopo di chiarirci ulteriormente le idee sui rischi reali che stiamo correndo e sulle misure per contrastare questo morbo.
Il dottor Pardini ha ritenuto che il modo migliore per spiegare come stanno le cose sia quello della domanda e risposta . Ecco quindi l’intervista:
Redazione: Dottore ma bisogna veramente preoccuparci della suina?
Dottore: assolutamente no. Nessun allarme tuttavia si tratta pur sempre di una malattia infettiva e quindi come tutte le malattie bisogna prima di tutto cercare di evitarla e poi fare molta attenzione nel caso in cui questa si manifesti.
R: attenzione in che senso.
D: nel senso soprattutto di prestare molta attenzione al decorso della malattia. E’ il decorso infatti che ci indica come meglio affrontare la malattia. Si tratta infatti di una influenza molto banale ed il virus pare addirittura meno aggressivo dei normali virus influenzali che tutti conosciamo. L’allarme mondiale per questa malattia è dovuto soprattutto al fatto che è si tratta di un virus molto contagioso e quindi capace di colpire un intero Paese, o un intero Continente, con gravi problemi logistici legati all’interruzione di pubblici servizi. Ecco che i primi ad essere vaccinati saranno appunto i soggetti a rischio ed il personale sanitario, proprio per evitare un black out dell’intera Sanità.
R: lei dice dunque che il rischio per la salute è minimo.
D: il rischio è basso ma vorrei ritornare al discorso iniziale dell’attenzione. Se la malattia decorre in maniera normale, naturale con un po’ di febbre e i soliti sintomi influenzali (tosse, mal di gola, cefalea, stanchezza, dolori muscolari, qualche volta disturbi intestinali) ma senza puntate di febbre molto elevata, affanno respiratorio o altri sintomi di gravità, si può tranquillamente considerare come una normale influenza invernale. La mortalità di questo tipo di influenza è molto inferiore a quella della influenza normale, ma una mortalità esiste e non bisogna dimenticarlo.
R: ma allora in questi casi come ci si deve comportare.
D: come in una normale influenza. Lana, latte e letto dicevano i nostri vecchi. Magari una tachipirina per la febbre, bere molto, spremute di agrumi per la vitamina C e “vigile attesa”.
R: cosa intende per vigile attesa?
D: quello che ho detto prima, fare molta attenzione all’evoluzione dei sintomi. Nel caso questi diventino importanti come la febbre che persiste molto elevata, associata magari sintomi respiratori importanti come dolore o affanno è indispensabile prendere contatto con il proprio medico che saprà valutare la situazione.
R: ma i farmaci antivirali?
D: esistono e sono efficaci. Vanno riservati ai casi più impegnativi e come prevenzione in condizioni particolari come la gravidanza o malati già in precarie condizioni di salute e in cui una forma influenzale, anche lieve, potrebbe essere fatale. Naturalmente solo in quelli in cui nella storia c’è stato un contatto con un malato, altrimenti aspettiamo la vaccinazione.
R: la vaccinazione, ma quando arriverà, e sarà efficace?
D: le autorità stanno velocizzando al massimo, forse ai primi di novembre. L’efficacia è garantita, stanno facendo test per saggiarne l’innocuità cioè la tranquillità di poterla somministrare senza danno per il paziente.
R: comunque quando è che bisogna chiamare il medico.
D: è sempre bene che il proprio medico sia informato se il paziente ha una puntata febbrile. Tramite un colloquio telefonico verrà fatta una ricerca anamnenstica, cioè si valuterà se esiste la possibilità che il paziente sia stato contagiato. Penso ad un ritorno da un viaggio in un paese ad alta incidenza come la Gran Bretagna, la contemporanea comparsa di febbre in più amici contemporaneamente, la visita ad un amico febbricitante eccetera,. Si cercherà cioè di capire la possibilità che quel tipo di malattia possa essere la forma influenzale pandemica. Se c’è questa possibilità e i sintomi sono lievi il paziente si metterà a letto e si utilizzeranno solo farmaci sintomatici come una normale influenza. Se i sintomi invece sono più importanti come una febbre molto elevata e affanno in una storia di possibile contagio, oppure sono tali da non far pensare all’influenza ma magari ad una bronchite o una tonsillite, sarà indispensabile la visita medica per decidere il da farsi.
Volevo ribadire l’importanza, in questa fase, del diretto contatto con il medico curante che dovrà decidere il comportamento più idoneo ad ogni singolo caso. E’ infatti indispensabile che in questo periodo di attesa di una grossa pandemia il medico resti immune dal contagio e quindi intervenga solo quando è indispensabile il suo contatto diretto col paziente. I medici sono forniti di mascherine protettive ma non vi è la certezza di sfuggire a questo virus che mostrato una grandissima capacità di passaggio fra una persona all’altra.
R: quindi è indispensabile un contatto telefonico diretto
D: ogni medico si farà carico di essere sempre reperibile per poter decidere la cosa migliore da fare nel caso di comparsa di una puntata febbrile. In tutti i casi in cui una visita al domicilio del paziente non è indispensabile il medico cercherà di trattare la questione per telefono. Almeno fino alla prima fase vaccinale in cui i medici saranno fra i primi ad essere vaccinati per poter rimanere immuni e quindi al lavoro quando si avrà la puntata massima di influenza prevista per le festa natalizie.
R: ma il vaccino sarà unico per entrambe le influenze, quella normale cioè e quella suina?
D: purtroppo per ora non è possibile ma stanno facendo degli studi per valutare proprio questa possibilità. Per ora in ottobre vi sarà una prima vaccinazione per l’influenza annuale e poi da novembre-dicembre una nuova vaccinazione per la H1N1 detta anche suina. Ricordo anche che il vaccino per quest’ultima non sarà in vendita nelle farmacie ma fornito gratuitamente dal SSN e somministrato dai medici di famiglia ai propri pazienti. La vaccinazione non è obbligatoria ma naturalmente invitiamo tutti a vaccinarsi.
R: ma il caso va segnalato alla ASL?
D: sarà il medico a fare la denuncia, per ogni caso accertato o sospetto.
R: non viene fatto il test per essere sicuri che sia la suina?
D: il test non è obbligatorio e si riserva ai casi dubbi, a quelli che paiono casi isolati quindi autoctoni, ai casi di maggiore gravità. Il suo scopo è solo quello di capire se è presente o meno il virus che può complicare una patologia preesistente o associata e, nel caso sia presente, instaurare una adeguata terapia antivirale.
R: ma si devono utilizzare gli antibiotici?
D: gli antibiotici nelle forme virali non servono. Solo in caso di complicazioni batteriche, di persone defedate, cioè con malattie gravi e di bambini molto piccoli conviene associarli alla terapia antivirale. Vorrei però precisare che gli antibiotici non sono attivi sui virus che sono molto più piccoli dei batteri e non hanno una struttura complessa su cui questi possano agire. Usarli in uno dei casi precedenti o su una malattia virale che decorre in maniera aggressiva hanno un loro senso, usarli in un paziente con una febbricola e un po’ di mal di gola, anche se da influenza suina, è sconsigliato perché inutile e qualche volta anche controproducente, per non dire addirittura dannoso.
R: ma bisogna anche prendere delle precauzioni per evitare di essere contagiati?
D: naturalmente. Ogni virus influenzale si trasmette da persona a persona attraverso le goccioline di saliva che noi emettiamo semplicemente parlando. Bisogna evitare che ci sia questo trasporto, quindi attenzione ai luoghi chiusi dove c’è molta gente e quindi è più facile che qualcuno elimini il virus nell’ambiente e attenzione anche se si deve far vista ad un ammalato. Attenzione che si estende naturalmente agli stessi componenti della famiglia che dovrebbero limitare al massimo i contatti con il possibile infetto e magari entrare nella stanza muniti di mascherina sulla bocca. Poi naturalmente i soliti consigli igienici e di normale educazione come lo starnutire nel fazzoletto, mettere la mano o meglio la manica alla bocca in caso di tosse, lavarsi le mani dopo aver toccato un malato febbrile, evitare o limitare le effusioni personali quando non si è sicuri completamente della nostra salute.
R: comunque dottore si può stare abbastanza tranquilli!
D: direi di si però con quella prudenza che si deve avere sempre con tutte le malattia infettive perché non esiste una regola precisa sulla loro evoluzione. Ribadisco ancora una volta il rapporto che si deve stabilire col medico curante che deve essere un rapporto equilibrato, specialmente in questo momento così particolare, in questa fase di piccola emergenza. Non chiamare il medico a domicilio se non serve ma tenerlo sempre informato sulla evoluzione di una malattia febbrile che di solito decorre banalmente ma in cui il fai da te è fortemente sconsigliato.
R: ringraziamo il dottor Pardini che ci ha in qualche modo rassicurato e cercheremo il più possibile di tener conto dei suoi preziosi consigli.
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