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IN RICORDO DI Silvano Ambrogi
27/5/2010-
Iole Fierro ed Ernesto Calindri in "I Burosauri" al Piccolo di Milano (1962-1963)
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Sabato 29 Maggio alle ore 21,30 nei locali del Teatro del Popolo di Migliarino, nell’ambito della manifestazione del Maggio Migliarinese 2010 andrà in scena una rievocazione del famoso romanzo di Silvano Ambrogi “Le svedesi” (organizzato e patrocinato dall’Ente Parco MSRM nell’ambito della tradizionale Festa del Parco).
La Voce del Serchio intende associarsi a questo omaggio nei confronti di quel grande autore e uomo che è stato Silvano Ambrogi, romano di nascita ma migliarinese di adozione con questo lungo ma interessante articolo che mette in luce tutta la sua grandezza, di uomo e di autore teatrale.
In ultimo un accenno di biografia da cui si capisce il forte sentimento che lo legava al nostro paese e che lo ha spinto a tornare, dopo la sua prematura scomparsa.
Dispiace notare che nella Rete esistono solo pochi frammenti della sua vita e delle sue opere.
Opere che a distanza di anni invece di invecchiare mostrano sempre di più la loro validità, una specie di premonizione sul futuro, sui mali di una società ben poco cambiata dagli anni in cui metteva in ridicolo la burocrazia e le manie degli italiani.
Un autore importante e forse ingiustamente un po’ dimenticato.
Riportiamo qui alcune pagine che lo riguardano.
Commemorazione della sua morte avvenuta a Roma il 2 luglio 1996
“Silvano Ambrogi è stato il geniale inventore del fortunato neologismo, "Burosauri", che impietosamente marchiava i mostri d' antidiluviana burocrazia.
Era bastata quella commedia per cogliere un successo clamoroso. "Ieri sera abbiamo scoperto un autore comico. E una rarita' di questi tempi", cosi' attaccava, il 31 maggio ' 63, la recensione di Eligio Possenti sul "Corriere della Sera". Tempi cupi, allora, di plumbeo e bacchettone conformismo drammaturgico.
E una novita' italiana sul versante della satira era davvero rarita' .
Silvano Ambrogi e' morto ieri a Roma, dopo tre mesi di lotta con un tumore all' intestino. I funerali si svolgeranno domani alle 10.15 nella Chiesa degli artisti in piazza del Popolo, la salma sara' tumulata a Migliarino, in provincia di Pisa. Era nato a Roma il 17 novembre ' 29, ma aveva radici in Toscana, dove aveva trascorso l' adolescenza e la giovinezza. E in una frazione di Migliarino, a Bocca di Serchio, aveva ambientato il suo primo romanzo, "Le svedesi". Avrebbe poi scritto altri romanzi, "Fermati Adamo", "Pottapia" e "L' ingrasso", anticipazione satirica delle smanie della linea snella: la tragedia d' un uomo ridicolo che si dilata sempre piu' , contornato da familiari e amici anche loro afflitti da inarrestabile obesita' .
Ma la vena sarcastica e irridente di Ambrogi si sarebbe rivelata appieno nei lavori per il teatro o la radio. Tornando a "I Burosauri", merita ricordare quell' allestimento del Piccolo Teatro, con Ernesto Calindri, Carlo Ninchi, Franco Sportelli, Narcisa Bonati e, all' epoca attore, Lamberto Puggelli. La commedia sarebbe stata ripresa nel ' 73 da un gruppo fiorentino; nel cast, l' esordiente Roberto Benigni. Una storia surreale, ambientata nell' "Ufficio Assegni Speciali" d' un ministero romano, tra scartoffie e polvere, dove un impiegato muore all' improvviso. Come ci si disfa di un cadavere, se non esistono iter e moduli al riguardo?
Da un' altra sua commedia, "Neurotandem", Festa Campanile trasse, nel ' 73, il film "La sculacciata" con Sydne Rome e Antonio Salines. Qui si coniugavano erotismo di massa e nevrosi moderna, micidiale cocktail provocante un' improvvisa impotenza: un' altra contraddizione tutta da ridere.”
Alcune lettere su SpazioForum
“Sto rileggendo dopo molto tempo "Il ritorno degli alberi perduti" di Silvano Ambrogi, molto noto a suo tempo come autore de "I burosauri" e adesso dimenticato. La prima volta che ho letto questo libro (da lui donatoci) mi era sembrato strano e, come dire, irreale. Era il 1991. Con mia grande sorpresa, leggendolo adesso, non mi sembra poi così "irreale". Silvano era persona bellissima e, forse, nella sua intelligenza, era riuscito a prevedere molte cose.”
“Oggi sono dieci anni che è morto Silvano Ambrogi, scrittore satirico e di teatro. Autore di una commedia "I burosauri", feroce critica della burocrazia che ebbe, all'epoca, un enorme successo. Fu uno dei primi ad aiutare ed apprezzare Roberto Benigni, nato dalle sue parti. Era anche autore televisivo e comparve, anni fa, prima del tg1, con pezzi godibilissimi da lui detti. Era di una grandissima dignità personale e morale, incapace, come si dice adesso, di "proporsi". In chiunque lo abbia conosciuto personalmente lascia uno splendido ricordo. Un essere umano vero. E un artista come pochi.”
“La storia del libro è situata in un futuro lontano, nel quale la Terra è completamente priva di piante e di tutto ciò che è natura. Da un mondo lontano e diverso i "vegeticoli" (le piante) ritornano in un viaggio diplomatico e di conoscenza nella Terra ormai completamente priva di tutto ciò che è "natura" ed è avvolta tutta in un telo di nylon...le nuvole non si vedono perchè coperte dalla "pubblicità"......ma c'è un pezzetto che mi ha molto divertito. Il capo dei "vegeticoli" riceve il capo del governo mondiale e...testuale: "Il capo del governo mondiale, sempre ridendo faticosamente e mostrando alle telecamere il profilo migliore, disse ad alta voce: "la conoscete la barzelletta del vegeticolo che incontra il terrestre nel bosco artificiale?"
Scritta nel 1991, ben prima del 1994. Non vi viene in mente niente?”
Alcuni aforismi
Ligabue : pittore preferito dai leghisti.
Opposizione : atteggiamento di chi ogni tanto fa "hopp!" senza saltare
Mafioso : persona che dice di non esistere a persone che dicono di non conoscerlo.
Le zanzare sono creature dell'universo. Ammazzatele lo stesso.
Non incidete nomi sui banchi di nebbia.
Faccendiere : faccia per tutte le bandiere.
Lecca lecca : caramella usata dai leccapiedi per tenersi in esercizio.
Intrallazzo : lazzo con cui i disonesti immobilizzano gli onesti.
Lucciola : scomparsa come insetto per ricomparire come prostituta.
Smentita : dichiarazione abituale di chi mente.
Deficit : qualcosa che manca e c'è sempre.
Prezzolato : uno che ha un prezzo da ogni lato.
Zorro : uno che ha lasciato veramente un segno.
Dal libro “Le parole di ieri” di G. Pardini
ALLE PRATAVECCHIE
Lett:nc.
Termine di indubbia origine paesana poiché indica la strada che conduce al Cimitero di Migliarino.
Andare alle Pratavecchie era quindi un eufemismo per indicare il destino comune di tutti noi mortali. Usato spesso come battuta “tanto, prima o poi, tutti si deve andà alle Pratavecchie”, era un modo per affermare, in maniera dolce, il destino finale di tutti gli uomini, accentuandone il fatalismo e riducendone la drammaticità ad evento ineluttabile e naturale.
Il cimitero di Migliarino, in fondo alla via delle Pratavecchie, è situato in un ambiente molto bello.
E’ situato infatti lungo la riva del Serchio, e il fiume rappresenta molto per chi ha vissuto la sua infanzia sulle sue rive, in mezzo alla campagna, lontano da strade battute e insediamenti intensivi, davanti alla maestosità delle grandi piante delle case dei contadini del Salviati, in posizione
lievemente sopraelevata in modo che lo sguardo possa spaziare fino all’orizzonte vedendo solo una distesa di campi e filari di viti.
E’ un posto silenzioso, tranquillo, appartato, ideale per riposare, naturalmente al momento giusto! Anche il nostro rimpianto “concittadino” di adozione, Silvano Ambrogi, che ha vissuto la sua maturità a Roma, ha voluto che alla sua morte le spoglie fossero tumulate in questo luogo dove ha trascorso la sua giovinezza, e che sulla sua tomba fosse scritto l’epitaffio:
“sono tornato di qua dal Serchio”.
Silvano Ambrogi trova posto di diritto in queste note che riguardano il nostro paese poiché, pur essendo nato a Roma nel 1929, si trasferisce con i genitori ed il fratello Mauro a Nodica (in seguito
abiterà nel “Palazzo della Radio” a Migliarino), al seguito del padre nominato direttore della locale stazione radio.
A Nodica, in via della Bozza, dopo il Cimitero e prima del ponte sull’autostrada, esisteva infatti un ripetitore di onde radio con annessi uffici ed abitazioni, ora scomparso.
Molti tecnici ed impiegati che lavoravano agli impianti non erano del luogo ed arrivavano per ferrovia giornalmente alla stazione di Migliarino, da dove raggiungevano il posto di lavoro a Nodica con una diligenza. La diligenza era condotta da Giulio del Nardi che possedeva anche un barroccio (con cui trasportava anche delle merci) e quattro cavalli.
Giulio proveniva da una famiglia di vetturini, anche il nonno infatti aveva esercitato questo mestiere e si era occupato nei primi anni ‘30 del trasporto delle persone da Malaventre a Pisa.
Il trasporto dei lavoratori da Migliarino a Nodica, e viceversa, avveniva ad orari fissi corrispondenti alla giornata lavorativa e ai turni di entrata e di uscita del personale: alle 6 del mattino, alle 13 e alle 21.
Da giovane Giulio, verso gli anni ’30, assieme ai fratelli Evangelisti (Giuseppe detto Osvaldo e il maggiore, Dante) aveva partecipato anche a gare ciclistiche dilettanti riuscendo anche vincitore di una corsa, con arrivo ad Arena Metato, pur con un “taglio” di percorso non consentito.
Giulio era in effetti un discreto passista ma purtroppo scarsamente dotato per le gare in salita, cosa che condizionò fortemente la sua carriera ciclistica. Anche i fratelli Evangelisti parteciparono a diverse gare ed ebbero occasione anche di conoscere Bartali e Coppi agli inizi della loro carriera (Bartali era nato a Ponte a Ema nel 1914, Coppi era più giovane, del 1919). Questi due grandi campioni ebbero una luminosa carriera. Fausto Coppi riuscì a vincere ben 110 gare con 5 giri d’Italia, 2 giri di Francia e un Campionato del Mondo. Ben 171 furono le gare vinte da Gino Bartali con 3 giri d’Italia e 2 di Francia fra cui quello famoso del 1948 quando Alcide de Gasperi sollecitò personalmente il suo impegno agonistico nella gara francese per stemperare, con una vittoria, il clima teso che si era venuto a creare nel Paese a causa dell’attentato a Palmiro Togliatti.
A differenza di questi due grandi campioni i nostri concittadini non andarono oltre l’onesta partecipazione a gare puramente dilettantistiche.
“Mattone” è stato da sempre il soprannome degli Evangelisti.
La nascita del soprannome si deve comunque al fratello maggiore degli Evangelisti, Dante, che aveva l’abitudine di scrivere lettere d’amore alla fidanzata (all’anagrafe tale Montanelli Ada), ponendole poi sotto un mattone. La giovane Ada sollevava il mattone, trovava la lettera e poteva così leggere le amorose righe che Dante le aveva dedicato. Tale soprannome è stato poi ereditato da Giuseppe (conosciuto come Osvaldo) ed infine dal figlio di lui, Lorenzo (migliarinese all’estero), il cui figlio vive in Pisa attualmente ignaro di essere scampato all’inesorabile usanza paesana del passaggio generazionale del soprannome.
La stazione radio di Nodica è descritta anche dallo stesso Ambrogi:
“sperduta nella campagna verso il lago di Massaciuccoli: due grossi palazzi con uffici, tre antenne e tre case per abitazioni, in gran parte distrutte dai tedeschi in fuga e dai colpi di mortaio degli americani quando non c’era più un nemico in giro”, egli frequenta le scuole a Migliarino e poi il liceo classico a Pisa fino alla laurea in Giurisprudenza sempre nell’Ateneo pisano. Vive quindi la sua fanciullezza e la sua gioventù nel nostro paese, e a Migliarino e a questi luoghi resta
sentimentalmente legato tutta la vita, tanto da considerarsi sempre un “toscano”.
Così spiega ne “Le svedesi” la sua toscanità:
“Dove uno ha studiato fin da ragazzo, dove ha visto passare la guerra, dove ha imparato a conoscere quegli importanti fenomeni che sono gli uomini, ecco lì è il suo paese.”
“Le svedesi” rappresenta il suo primo libro di successo ed è ambientato proprio in Bocca di Serchio, in quest’oasi di natura meravigliosa dove un gruppo di ragazzi trascorre la lenta e malinconica estate del ’57 nell’attesa dell’arrivo delle “straniere”, miraggio di giovani donne bellissime e dai costumi disinibiti, che non arriveranno mai.
Il suo lavoro di dirigente del Ministero delle Poste lo porta poi a Roma ma non trascura per questo il mestiere di scrittore nei settori della narrativa, del teatro, del giornalismo (radiofonico e televisivo) e della sceneggiatura cinematografica.
Il nome Ambrogi è proiettato prepotentemente in campo nazionale con il successo della sua prima e più famosa commedia: “I Burosauri” (è egli stesso autore del neologismo, come di tanti altri che deriveranno dalla sua vena ironica e grottesca) rappresentata più volte in Italia, tradotta e messa in scena in vari paesi europei e trasmessa anche sul piccolo schermo nella versione del Piccolo di Milano. La sua produzione è rimasta costante e ad alto livello per tutta la sua vita, sia
nel campo narrativo che in quello teatrale, tanto da farlo considerare uno degli autori di buona/ottima caratura del nostro novecento.
Si è spento prematuramente nel 1996.
Il 10 ottobre 1999 una serata commemorativa organizzata presso il Circolo Arci di Migliarino, con il Patrocinio del Comune di Vecchiano, è stata l’occasione per molti suoi colleghi ed amici di ricordarlo e lodare le sue qualità di uomo e di scrittore. Intensa la partecipazione dell’attrice Milena Vukotic, legata allo scrittore da motivi professionali ma soprattutto da una sincera e profonda amicizia. Per l’occasione al sindaco Lunardi sono arrivati molti messaggi di partecipazione fra cui
un telegramma di Leo Gullotta, anch’egli molto amico di Ambrogi, trattenuto a Roma per impegni di lavoro.
Fra i tanti pervenuti merita un ricordo il curioso telegramma inviato da Roberto Benigni alla famiglia, che s’intona perfettamente con la vena satirica e grottesca dello scrittore:
Spedisco telegramma per l’amico Silvano Ambrogi.
E’ un acrostico-palindromo fatto con le lettere del suo nome dall’inizio alla fine e tornando indietro dalla fine all’inizio (a lui piacevano tanto queste cose).
SILVANO AMBROGI
Scrittore Inimitabile Letterato Vispo Autodidatta Non Omologato. Autore Memorabile Burosauri Rendo Omaggio Genio Italico.
Io Giullare Osannato Roberto Benigni, Memore Affetto Offertomi Nell’Anonimato Voglio Lodarlo Immaginandolo Santo.
In un suo scritto trova spiegazione l’epitaffio tracciato sulla sua tomba.
Egli riferisce che per andare a scuola dal luogo dove abitava, in quel tempo la stazione radio di Nodica, doveva fare in bicicletta circa ventisei chilometri al giorno, fra andata e ritorno, ed ogni volta traversare il Serchio su “precari zatteroni”, poiché i ponti, abbattuti dai bombardamenti alleati, non erano ancora stati ricostruiti.
Spesso non gli era possibile arrivare in perfetto orario e per giustificare il ritardo era solito citare il luogo da cui proveniva, nomi strani e sconosciuti per gli altri alunni, ed aggiungeva sempre “di là dal Serchio” per enfatizzare l’avventurosità del percorso e giustificare la mancata puntualità.
Riferisce che per molti compagni lui era sempre rimasto “quello che stava di là dal Serchio” e questo legame con i luoghi e con il fiume lo ha probabilmente segnato per tutta la vita fino a desiderare, in estremo, un ritorno a quella che aveva sempre considerato la “sua“ terra d’origine.
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