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ANACLETO
Perchè ci odiano



3/11/2009- PERCHE' CI ODIANO di Paolo Barnard

ANACLETOlibri




PERCHE’ CI ODIANO di Paolo Barnard

Edizioni BUR-Futuropassato



“Le menzogne uccidono. Ci sono le prove, le testimonianze, i documenti. Basta provare a cercare, basta avere voglia di sapere. È quello che ha fatto in anni di ricerca e di viaggi l'autore di questo libro utilizzando fonti "non sospette", cioè quelle ufficiali americane, inglesi, israeliane che dimostrano come il terrorismo sia stata l'arma principale di questi paesi per imporre loro un ordine mondiale. Da decenni. Da quando gli israeliani si resero protagonisti di una vera pulizia etnica contro i palestinesi, e gli americani (con gli inglesi) sostennero le controrivoluzioni in Indonesia, in Guatemala, in America Latina. Con l'aggiunta dei russi in Cecenia: una lunga lista di esempi riguardo i quali non si può restare indifferenti.”



Colpisce un po’ questo libro di Paolo Barnard, colpisce perché presenta la storia del conflitto arabo-palestinese, la madre di tutti i conflitti che vedono da una parte i popoli arabi e dall’altra le potenze occidentali, sotto una luce, con una veste a cui non siamo abituati.

Noi occidentali ci siamo sempre sentiti dalla parte del bene, attaccati da un popolo fanatico che disprezza le proprie donne, che professa una fede incomprensibile, che ci attacca perché siamo diversi. Siamo poi vittime anche del dovere di ”esportazione della democrazia” che spesso ci ha delusi quando abbiamo visto che dietro c’erano interessi meno nobili di questa bella parola tcosì spesso abusata.

Poi l’analisi di Barnard non è una semplice ipotesi o una teoria derivante da un ragionamento, sia pure acuto dell’Autore , ma si basa su documenti, carte ufficiali con tanto di fotocopia sullo stesso libro e di cui è difficile dubitare.

Documenti oltretutto derivanti dagli archivi di quelle stesse potenze artefici delle atrocità denunciate, delle stragi, delle vendette, delle protezioni di personaggi scomodi, delle strategie di terrore, degli atti di vero e proprio terrorismo con l’unico scopo del vantaggio per il proprio paese, per le proprie industrie o per il proprio tornaconto.

E si scopre che questi popoli non odiano tutti gli occidentali come persone ma odiano la politica estera prodotta dagli occidentali. Una politica che da decenni li sfrutta, li affama, li depreda di tutte le loro risorse, li condanna alla povertà per la ricchezza dell’altra parte del mondo.

E si scopre che siamo noi i primi terroristi, quelli che hanno armato la mano di tanti dittatori dell’America latina, che siamo sempre noi che appoggiamo la guerra santa di Israele mentre molte fonti storiche e molti documenti dimostrano che non è cos, che siamo noi gli invasori, i cattivi, i terroristi.

Le stesse parole, terrorismo o rappresaglia o guerra difensiva, che noi usiamo a seconda dei popoli che le attuano dimostrano la nostra dipendenza culturale da un mondo che forse non è così semplice come ce lo vogliono rappresentare.

Il libro narra delle potenti lobbies ebree degli USA in grado di condizionare completamente non solo il la politica di Israele e le loro strategie per tenere sotto controllo il popolo palestinese (di cui in America non si può nemmeno affermare che soffre sotto i bombardamenti israeliani) ma influenzano anche il sentire di tutto il mondo occidentale presentandoci una realtà completamente diversa da quella fino ad ora rappresentata . Del resto le quasi cento risoluzioni di condanna di Israele da parte dell’ONU bocciate con il veto dagli USA negli ultimi 50 anni potevano anche farlo prevedere.
E le condanne ci sono, come ci sono documenti ufficiali, segreti e pubblici, molti giornalistici di tipo internazionale, riguardo alle sistematiche azioni terroristiche del popolo ebraico contri i palestinesi con la cronologia delle stragi, delle uccisioni extragiudiziali (missili su auto o case private per uccidere oppositori), delle torture dei prigionieri ammesse dalla loro costituzione, dell’uso dei civili come scudi umani (civili fatti entrare per primi nelle case sospette, usati come riparo per sparare ai palestinesi con i fucili poggiati sulle loro spalle), ed anche la verità sul suo poco conosciuto e mai sbandierato arsenale nucleare.

Una visione completamente opposta a quella che ci forniscono i media occidentali che sconvolge e fa riflettere, quasi non fosse vero, che mette in crisi tutti i nostri concetti e i nostri sentimenti di partecipazione a questo perdurante conflitto. Un conflitto che ci appare ancora più complesso e ci fa capire che la sua soluzione non può che passare da un cambio di rotta (e forse anche di leadership politica) in Israele e negli Stati Uniti. Il nuovo presidente Obama speriamo lavori per questo.

C’è poi il massacro dei curdi da parte delle milizie turche (anche questa una guerra dimenticata) e la guerra in Cecenia raccontata con molta partecipazione da un altro giornalista d’assalto, Giorgio Fornoni, che racconta le atrocità di un’altra guerra sporca passata in sordina nonostante le migliaia di morti, le efferatezze dell’esercito russo, e la tragedia della scuola di Beslan.

Vi è anche un contributo-intervista di Anna Polikovskaya, la coraggiosa giornalista della Novaja Gazeta di Mosca uccisa poi in circostanze ancora misteriose, una delle voci più coraggiose di critica alla politica di Putin in quella regione.

Un libro assolutamente da leggere quindi, per chi vuol capire, un libro istruttivo per mettere in dubbio, per porre delle domande.

Andrebbe letto con attenzione ma con discernimento, da assaporare a poco a poco per capire che anche una grande nazione democratica come gli Stati Uniti d’America, una nazione che abbiamo sempre ammirato, che ci ha difeso, che ci ha insegnato, che ci ha conquistato con la sua musica, con i suoi film, con la sua serietà, anche questa grande nazione ha molti scheletri nell’armadio. Grossi scheletri, secondo quanto dice Paolo Barnard, e molto ben nascosti tanto da far capovolgere il concetto: siamo noi, mondo occidentale i primi e maggiori terroristi.


G.P.
 
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