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Il più grande uomo scimmia...



26/2/2010- "Il più grande uomo scimmia del Pleistocene" di Roy Lewis


Rubrica a cura di Elsa Luttazzi


Questo libro, Il più grande uomo scimmia Pleistocene di Roy Lewis, definito da Terry Pratchett nella sua esilarante presentazione che anticipa lo humor del romanzo, “come uno dei più divertenti degli ultimi cinquecentomila anni”, uscito nella collana di fantascienza della Penguin nel 1960 e riproposto in diverse edizioni dalla Adelphi a partire dal 1988,non è mai diventato un best seller. Forse , come avverte ironicamente Pratchett, per

“la difficoltà di etichettarlo…niente nuoce di più a un libro che non sapere su quale scaffale collocarlo.”

Tuttavia è diventato lo stesso un libro di culto, per il modo in cui si è diffuso:

“Ciò significa solo che è capitato in mano alla gente non grazie a una massiccia pubblicità, ma per una felice combinazione, dando a ciascuno la calda, squisita sensazione di essere il solo a conoscerlo. In altre parole, è un buon libro di culto. (Quando l’avrai letto anche tu, il culto annovererà un adepto in più).”

Si è diffuso quindi con un regalo di amici (così a me è arrivato) o con un prestito sempre tra amici:

“In ventotto anni quella copia è stata prestata a tanti di quegli amici da diventare quasi illeggibile, la stampa essendo stata pressoché erosa dalla pressione di tante pupille.”

E così io intendo continuare a diffonderlo, con un amichevole passaparola, per non interrompere questa virtuosa catena.
Il libro racconta in chiave comica la scoperta e l’uso a opera di una famiglia-orda di uomini primitivi di alcuni potenti strumenti e istituzioni che hanno favorito e accompagnato l’umanità nel suo progresso: il fuoco, la lancia, il matrimonio. Protagonisti sono due fratelli, Edward e Vania; il primo progressista e promotore di tutte le innovazioni, il secondo conservatore e attaccato a tutte le tradizioni, compreso vivere sugli alberi e conservarsi frugivoro, salvo apprezzare qualche bocconcino proveniente dalla caccia grossa in cui spesso Edward si avventura armato di torcia e di lance temperate nel fuoco. I due sono continuamente impegnati in accese ma innocue discussioni filosofiche all’insegna della surreale consapevolezza dei meccanismi del processo di evoluzione di cui si sentono in modo diverso protagonisti.

“Ognuno tirava dritto per la propria strada, sicurissimo che fosse l’altro a sbagliarsi tragicamente riguardo alla direzione in cui evolveva la famiglia antropoide; ma i loro rapporti personali, pur così polemici, restavano buoni.”

Esemplare fra tutti gli scontri quello sull’opportunità di introdurre nella vita quotidiana il fuoco che Edward è riuscito a catturare a un vulcano attivo.
Vania è pessimista, nonostante non disdegni durante le sue visite di riscaldarsi al focolare del fratello.

“Sono tornato ieri” riprese zio Vania “e naturalmente avevo già intenzione di venirvi a trovare. La sera stessa ho capito che c’era qualcosa che non andava. Mi risulta che da queste parti ci sono undici vulcani, Edward … non dodici! Guai in arrivo, quindi, e ho subodorato che c’entravi tu. Sperando ancora, assurdamente, ma col cuore stretto, son corso qui. Avevo ragione. Vulcani privati, nientemeno! Stavolta l’hai fatta troppo grossa, Edward!”.

Di tutt’altro avviso è Edward continuamente tormentato tra il timore di estinguersi come il Brontosauro e la possibilità di fare un vero salto evolutivo:

“Papà ebbe un ghigno sornione. “Lo credi davvero, Vania?” gli domandò. “Insomma, secondo te ci siamo, è il punto di svolta? L’avevo pensato anch’io, ma come si fa ad esserne sicuri? Indubbiamente è una svolta, nell’ascesa dell’uomo, ma sarà proprio la svolta?” e papà strizzò gli occhi, in una sua tipica smorfia di comica disperazione”.


Vania, fermamente deciso a difendere l’ordine naturale e i suoi ritmi si oppone a qualsiasi stravolgimento

“È una fretta insana. Vuol dire cercar di fare in migliaia di anni quello che dovrebbe richiederne milioni e milioni… ammesso e non concesso che debba andare così- e io lo ritengo altamente improbabile. Nessuno è mai stato concepito per tenere questo ritmo, che è fatale! E non dirmi che è evoluzione, Edward… non sta certo a te decidere se continuare a evolvere o no. Quel che fai tu, per tua stessa ammissione, è qualcosa di ben diverso. Tu, mi dispiace moltissimo dirlo, stai cercando di migliorare te stesso. E questo è innaturale, disobbediente, presuntuoso, e potrei aggiungere volgare, piccolo-borghese e materialistico”.

Edward incerto sull’ esatta posizione della sua famiglia nel calendario geologico fa di tutto, come si capisce, per progredire: sperimenta in continuazione e sollecita la creatività in ogni settore della vita e in ogni membro della sua famiglia teorizzando che

“Un’instancabile ambizione, la brama di migliorare il proprio posto nell’ordine della natura e una ferrea autodisciplina sono requisiti indispensabili per superare la transizione”.

Questi principi, insieme al ricordo delle esperienze più drammatiche e significative Edward le racconta ogni sera davanti al fuoco ai componenti della sua famiglia, rivolgendosi soprattutto ai più giovani , affiancando così all’esperienza diretta la lezione teorica. Si trasmette così la saggezza acquisita attraverso l’osservazione attenta delle piante e gli atti coraggiosi compiuti nell’assaggiarle per riconoscere ed evitare quelle velenose. Si commentano con passione i tentativi avventurosi, ancora fallimentari, di William, uno dei più giovani del gruppo, di domesticazione del cane e del cavallo:

“Sta’ un po’ zitto, Oswald!” intervenne brusco papà. “Tacete tutti!La faccenda non è stupida come pensate. Fatemi ragionare…William, non ne sono sicurissimo, ma credo che tu abbia davvero trovato qualcosa di nuovo, dopo tutto. Il cane, fedele amico dell’uomo. Uomini e cani, insieme a caccia. Mmm…, sì, per Diana! Potrebbe avere un senso.Potrebbe addirittura essere un’idea geniale! Levrieri..cani da caccia, da punta, da riporto..le prospettive sono seducenti. William, qual è esattamente lo stato dei tuoi rapporti con quel bastardino?”

In quella fucina creativa che è la famiglia di Edward si esperimentano anche attività ludiche come la musica e la danza, e l’esercizio intellettuale permette di scoprire persino l’inconscio e il suo manifestarsi nei sogni.
Dalle esperienze e rispettive visioni del mondo dei due fratelli nascono anche i primi proverbi, piccole perle di saggezza. Zio Vania interroga con trepidazione: “Quanto tempo è che scherzi con il fuoco?”. Sempre più pragmatico e positivo Edward sentenzia: “Bambino scottato rispetta il fuoco”; “Impara l’arte e mettila da parte; pronuncia regole di igiene alimentare:”Mastica cento volte prima di inghiottire”.

È qui che spuntano anche alcuni luoghi comuni, primi principi di misoginia :“Il posto della donna è la caverna”. Ma è proprio qui e ora che si formano quei durevoli stereotipi delle donne piene di pretese, furbe, sempre pronte alle lacrime ricattatorie, ma anche più sagge e più pratiche dei compagni maschi.
La parte più divertente arriva con la consapevolezza, ancora espressa da Edward, della necessità della emancipazione dei figli, del loro uscire fuori dal nido per avventurarsi alla ricerca di compagne fuori dall’entourage familiare, in base al principio del matrimonio esogamico, di cui si avverte tutta la portata innovativa, sia dal punto di vista biologico, sia culturale:

“Be’, insomma, la faccenda è molto semplice, e non c’è bisogno di scaldarsi. Ci ho pensato su un bel po’ e ne ho anche parlato a fondo con le vostre madri. Voi quattro avete passato la pubertà: siete adulti, a tutti gli effetti. Tu, Oswald, devi avere almeno quindici anni; Ernst ha forse un anno meno; lo stesso Alexander e Wilbur. Siete cacciatori ben addestrati; ve la sapete cavare nella foresta, nella savana e in montagna. Siete stati addestrati abbastanza bene nell’arte di lavorare la selce, anche se soltanto Wilbur è veramente bravo. Siete in grado di mantenervi; inoltre - un vantaggio del tutto eccezionale per i ragazzi della vostra età – sapete dove si procura il fuoco selvatico e come lo si mantiene acceso. Ora, per il bene della specie, è tempo che vi troviate delle compagne e formiate delle famiglie vostre; e questo è il motivo per cui vi ho portato qui. A meno di cinquanta chilometri più a sud c’è un’altra orda…

I capitoli dedicati all’uscita nel mondo dei ragazzi sono raccontati con grande ironia, ma anche con intensa partecipazione emotiva. In essi si descrive la corsa alla ricerca delle spose, le prime prove di un corteggiamento in realtà assai maldestro, ma infine, anche la nascita dell’amore, “una delle massime scoperte del Pleistocene medio.”

Fortissima è la tentazione di anticipare i passaggi più divertenti, che sono moltissimi, ma giustizia vuole che questo piacere sia lasciato al lettore.
L’ultima considerazione va a Vania, lontano dalla visione trionfalistica del fratello, accorato osservatore invece dei guasti che arrivano con il progresso. Egli si accorge del venir meno del senso di appartenenza alla natura e al suo corso e di ogni forma di solidarietà con gli altri uomini. La scoperta del fuoco, in particolare, fa sentire padroni del mondo e spinge a precluderne agli altri l’uso, per esercitarne l’assoluto monopolio, salvo poi scoprire che i Cinesi l’hanno già scoperto, perché, allora si diceva “Scoprono sempre tutto per primi”.










 
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