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IL PROVERBIO
Fino ai quaranta....



21/1/2010- Pisa-Viale Bonaini

Il proverbio di oggi:
Fino ai quaranta
si burla e si canta, dai quaranta il là ohi qui, ohi là.




Il modo di dire:
Per non sape’ né legge né scrive
Pur non essendo molto istruito, pur non vantandomi di essere una cima.
E’ un modo di esprimere la propria opinione mettendo “le mani vanti”. Un’affermazione di falsa modestia. Col significato anche di non volere infastidire nessuno.


Dal libro “le parole di ieri” di G.Pardini


TRONCOLO
Il Troncolo è la zona del paese, circa alla metà del viale dei Pini, in cui si trovava il campo di calcio del Migliarino. Era il campo di calcio ufficiale, dove la squadra del Migliarino, fino agli anni 60, ha giocato le regolari partite di campionato.
Erano gli anni in cui il Migliarino era arrivato a disputare campionati con squadre importanti, con realtà geografiche ben maggiori come il Viareggio, la Massese, il Pietrasanta e il S.Maria a Monte che vedeva fra le sue fila addirittura il futuro nazionale Fogli.
Negli anni dal 1953 al 1956 il Migliarino ha militato decorosamente in Prima Divisione.
Erano gli anni in cui per ogni partita la squadra di casa doveva pagare 20.000 lire alla squadra ospite come rimborso delle spese sostenute per la trasferta. Diventava quindi di primaria importanza l’incasso della partita, specie in una piccola realtà come il nostro paese.
Per questo i dirigenti del Migliarino avevano chiesto di essere inseriti nel girone pisano, dove si pensava gli incassi potessero essere maggiori. L’inserimento invece nel girone versiliese comportò seri problemi finanziari alla società e contribuì, in una qual misura, al suo progressivo declassamento.
Ernesto dell’Antichi ricorda una partita in casa col Monsummano in cui l’incasso fu tanto modesto che la società non riuscì a raccogliere le ventimila lire che spettavano alla squadra ospite. Insieme allo Spadini andarono a riferire la cosa l’arbitro che fu costretto a dare loro partita persa. I giocatori fecero alcuni tiri sul campo, una specie di piccolo spettacolo per i pochi spettatori presenti e se ne andarono con i due punti della vittoria in trasferta.
Oggi i campi di calcio possiamo definirli dei campi chiusi. Sono di proprietà comunale ma le società di calcio ne curano direttamente la manutenzione. Per questo motivo ne hanno l’esclusiva e i campi sono recintati ed hanno tutto: gli spogliatoi, le docce, le reti, la segnaletica, ma sono chiusi al pubblico. Se ciò sia un bene od un male non è questo il luogo per discuterne.
Un tempo il Troncolo, come tutti gli altri campi di calcio, era invece aperto ed i ragazzi tutti i giorni lo utilizzavano per giocare al pallone. Tornavano da scuola, pranzavano in fretta e poi con biciclette, Lambrette, Vespe, motorini, Iso (l’aveva il Profeti) facevano a gara a chi arrivava per primo al campo per fare le squadre e giocare, talvolta fino a sera.
Il campo di calcio era in una posizione veramente incantevole!
Il Troncolo era un rettangolo erboso circondato su tre lati da una corona di pini centenari, immerso completamente nel verde della Pineta di cui assorbiva i silenzi, i colori e gli odori.
Il terreno era sabbioso ed anche se, specie al centro, rendeva un po’ più lenta la corsa, in compenso l’acqua piovana era assorbita con estrema facilità ed anche in caso di pioggia intensa il campo rimaneva sempre praticabile.
Anche il Pisa Sporting Club, non ricordo in quale categoria militasse, saltuariamente veniva a fare
allenamenti al Troncolo in periodi di piogge frequenti, sapendo di trovare sempre un terreno ancora adatto agli allenamenti.
Da Pisa giungevano saltuariamente al campo anche scopritori di talenti, quelli che girano tuttora per le periferie a scovare i giocatori giovani più promettenti e non ancora tesserati. Uno di questi, un certo Niccolini, selezionò un giorno tre giovani elementi: Nardi Fabio (detto Vaschino), Paolini Umberto (detto Cadonet) e il sottoscritto, come portiere, che furono convocati all’Arena Garibaldi per un provino. Non ricordo chi sia stato il selezionatore che ci mise alla prova ma Vaschino era molto bravo e fu subito preso, il Paolini dovette fare più di una corsa lungo la fascia sinistra con “crosse” al centro, ma anche lui alla fine fu selezionato. Io ero il più grande in età (17 anni!) e fui provato solo perché avevo il ruolo di portiere che ha, come sappiamo, una carriera sportiva più lunga. Ero molto giovane e molto agile, non ebbi difficoltà a passare la selezione.
Vaschino iniziò una brillante carriera nella Primavera ed era destinato ad un futuro di calciatore di buon livello. Poco tempo dopo quando era già molto quotato, accettò dopo molte insistenze di partecipare ad un torneo a Metato con la divisa di una squadra di Migliarino. Purtroppo durante una partita fu colpito malamente ad un ginocchio riportandone un grave danno che pregiudicò fortemente la sua carriera di calciatore. Il Paolini si comportò dignitosamente, senza però ottenere dei grandi risultati. Nel mio caso preferii la scuola, facevo quell’anno la terza classe del liceo scientifico, e sebbene non mi sia pentito di quella scelta devo dire che mi rimane un certo rimpianto per non aver comunque provato.
Anche se il futuro, quindi, ci ha riservato strade diverse, rimane il ricordo piacevole di un periodo felice della vita di tutti noi ragazzi, quando il mondo era più semplice, le prospettive del futuro meno nebulose e il paese, inteso come comunità, ancora una grande mamma che ci proteggeva e coccolava tutti.
Purtroppo la favorevole caratteristica del fondo sabbioso del Troncolo fu anche quella che ne determinò la scomparsa, nel momento che la proprietà decise di farne un luogo di prelievo di sabbia. La decisione non fu certo saggia perché privò la comunità di un bene che tutti amavano e che rappresentava un punto notevole di socializzazione, non possiamo tuttavia sapere i motivi reali che furono alla base di tale decisione. Non credo non esistesse altro luogo ai margini della Pineta con quelle particolari caratteristiche ma, ripeto, non possiamo saperlo.
Il paese si ribellò violentemente alla notizia della imminente distruzione del campo sportivo. Si cancellava, in questo modo, anche la tradizione della squadra del Migliarino che aveva sempre giocato in quel luogo. Ho il ricordo di affollate ed animate riunioni al Teatro del Popolo, della creazione di una Società Sportiva che doveva contrastare, a termini di legge, la distruzione del campo, dei propositi di clamorose azioni di protesta. Fu però tutto inutile, come sempre succede in questi casi, e con grandissimo dispiacere di tutti i migliarinesi il campo venne inesorabilmente distrutto.
Per testimoniare dell’affetto che legava i migliarinesi al Troncolo, e a quel particolare periodo della vita di noi ragazzi, è significativo questo episodio che riguarda Goffredo del Canarini.
Di Goffredo quello che colpiva, prima di tutto, era il suo sorriso: aperto, radioso.
Lo invitai alla cena dei Migliarinesi all’Estero nel 2000, parlandogli anche dell’opportunità di organizzare un piccolo spettacolo, ad uso di noi vecchi compaesani. Rifiutò gentilmente, riferendo
un impegno inderogabile di lavoro che aveva proprio quel giorno a Milano, e con mio grande dispiacere mancò alla festa.. Ho avuto modo di rivederlo qualche anno dopo, quando il male oramai lo aveva colpito, per una sua piccola necessità. E’ venuto a trovarmi, zoppicando, e mi ha fatto vedere la sua documentazione medica, dove spiccava una diagnosi di quelle che tolgono anche la speranza.
Lui però lottava, era in cura da uno specialista, e diceva che sarebbe sicuramente guarito, avrebbe vinto la battaglia e la prossima volta avrebbe fatto uno spettacolo meraviglioso! Mi chiese con insistenza la data della prossima Festa e mi invitò con entusiasmo ad organizzare tutto per il suo spettacolo.
Il male lo aveva avvicinato al paese, agli amici di un tempo, ai luoghi di un tempo.
Una delle sue ultime visite, lo so con sicurezza, è stata al Troncolo, dove si è fermato, ha domandato, probabilmente ha rivissuto gli anni andati, quel ginocchio che lo faceva soffrire, quelle partite alla morte sulla sabbia. Avrà rivisto la Pompa, Pierino del Bertelli, che tirava sempre col giro e che poi faceva la passerella sulla linea, il Gentilini coi palloni scagliati sui pini, Purtroppo, unico giocatore nella val di Serchio capace di sbagliare un gol a un metro dalla porta, Baffo, Canapino, Paolo della Ustica, il Pallettone, Manetta e tanti altri che sul quel campo hanno passato forse gli anni più belli della loro gioventù.





 
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