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PINI e... SAPONE


3/8/2010- Dopo una bell'acquata, viene una bella saponata!

Una curiosa storia, intrisa (se non addirittura satura) di leggenda, parla della scoperta del sapone ad opera della moglie di un pescatore di Savona che, in modo del tutto casuale, mescolando e bollendo della lisciva con dell'olio d'oliva, ottenne il primo risultato. Da qui probabilmente l'assonanza della parola francese savon, sapone, con Savona... (mah!)
Il sapone vero e proprio non era conosciuto dagli antichi, che usavano erbe saponose dalla schiuma abbondante. Gli Egizi aggiungevano all'acqua carbonato di sodio, i Greci usavano sostanze sgrassanti tipo soda o liscivia (la progenitrice del sapone), i Romani una mistura d'olio sabbia e soda.
Un sapone preparato con sego, cenere e calce fu adottato forse per la prima volta dai Galli, e Galeno nel sec. II è il primo a indicarne l'uso per lavare persone e indumenti. Dal sec. XIV si cominciò a produrlo su scala commerciale, mentre prima di quell'epoca il sapone si faceva in casa.

A Napoli il saponaro (o sapunaro) è tutt'altra cosa dal fabbricante di sapone, anche se ha sempre a che fare con questo: si tratta di un antico mestiere presente in quella città fin dai primi del ‘900, da quando degli straccivendoli raccattini passavano di casa in casa raccogliendo oggetti vecchi di cui la gente voleva disfarsi o vecchia mobilia, anche se in cattive condizioni. In cambio “o sapunaro” non dava denaro, ma pezzi di sapone. E in napoletano una persona sciatta, disordinata, poco attenta e che fa qualcosa controvoglia, viene detta in maniera dispregiativa: sapunaro.

Veniamo ora alla pianta della foto: la Saponaria officinalis.

La saponaria, savonina, saponina, erba lanaria(?) è una pianta dalle copiose fioriture rosa che culminano nel periodo estivo.
Quando, al termine dell'estate, si conclude il suo ciclo biologico, tutta la pianta riduce notevolmente le sue dimensioni, scomparendo quasi del tutto dal terreno, rimanendovi ancorata mediante la radice.
Questo periodo, che è detto "tempo balsamico", è il più propizio per la raccolta perché proprio nella radice si concentrano tutti i principi attivi della pianta.
E' usata terapeuticamente perché depurativa, tonica e riattivatrice delle funzioni del fegato. Le foglie lavate pestate, stese su una garza curano le eruzioni della pelle.
Lo sciroppo, ottenuto con 100 grammi di radice e un litro e mezzo d'acqua bollente lasciata a macerare per 6 ore, ha effetto depurativo.La dose è 50 grammi al giorno da prendere al mattino a digiuno.
In virtù della grande quantità di saponina, la radice di saponaria veniva usata come detersivo dalle nostre nonne, facendo bollire per 3 minuti 30 grammi di radici in tre litri d'acqua.
Sbattuta in acqua produce una schiuma detergente utilizzabile per lavare le stoffe in sostituzione dei detersivi se ci si trovasse, ad esempio durante un campeggio, a dover lavare in un corso d'acqua.
Il decotto di radici è utile come rimedio naturale per la tosse: versare 1 cucchiaino colmo di radice sminuzzata in 250 ml d'acqua fredda e lasciare riposare per alcune ore, bollire e poi filtrare. Questo decotto è utile in caso di tosse secca, bronchite acuta e cronica; bere 2 tazze al giorno di questa miscela, ben calda.
Si possono farne anche impacchi: miscelare in parti uguali tisana di camomilla e decotto di radici, applicare la miscela sulle ferite che devono rimarginarsi.
Dalla pianta della saponina (saponaria) si ricava un decotto che può essere usato come shampoo rinforzante per capelli fragili e sfibrati o per detergere le pelli delicate. Già le donne egizie, al tempo dei faraoni, usavano miscele di saponina ed altre piante per lavarsi i capelli come dimostrato da resti rinvenuti in anfore.
Con il decotto ci si può anche risciacquare l'epidermide colpita da acne o da psoriasi.
La saponina è una sostanza presente nei gambi, nelle foglie e soprattutto nelle radici, grazie alla quale appunto esercita il suo delicato, ma profondo, potere detergente.
Un decotto di saponaria, ottenuto facendo bollire le diverse parti della pianta in acqua piovana, è molto adatto a ridare splendore a tessuti antichi i cui colori siano stati offuscati dalla polvere e dal tempo.
La Saponaria contiene saponine tritepeniche, acido quillaico, mucillagini, zuccheri, olio essenziale, acido glicolico, acido glicerico, zuccheri riduttori, galattano gomma, olio essenziale, flavonoidi, saponarina, vitexina, saponaretina.
Si usano le radici e le foglie.
I rizomi delle piante di due o tre anni hanno proprietà espettoranti, diuretici, lassativi e stimolano la bile.

Essendo però tossici, prima del loro utilizzo devono subire dei trattamenti particolari.
L'uso domestico è caldamente sconsigliato perché la pianta contiene saponina che in dosi elevate può causare disturbi e risultare velenosa.


Si possono usare con tranquillità i preparati erboristici e fitoterapici .

Saponina è il nome generico di un'ampia classe di composti chimici della serie dei glucosidi largamente diffusi nel regno vegetale, il cui nome deriva dalla forte azione schiumogena, paragonabile a quella del sapone, che essi per lo più presentano.
In vitro e a concentrazioni abbastanza elevate presentano azione emolitica, ossia attaccano la membrana dei globuli rossi del sangue; molte di esse presentano, inoltre, forte azione tossica sugli insetti e gli animali a sangue freddo. Alcune saponine hanno di recente assunto grande importanza tecnica in quanto, partendo dalla loro molecola, è possibile produrre industrialmente gli ormoni sessuali e adrenocorticali.

Tutta questa lunga tiritera sulla Saponaria o Saponina, insieme alle notizie floro-farmacologiche, serve a far arrivare un messaggio nascosto nella foto, quello della Natura che si è riappropriata della parte che le era stata rubata sulla Strada che meglio La rappresentava nel territorio vecchianese: la Via dei Pini.

E cosa meglio di una bella lavata di “Sapone naturale” per togliere tutto quel sudiciume lasciato da animali a sangue caldo?

peccato!! se ll’avevin diaccio si faceva più pulizia!!
 
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