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SEGNALI DI FUMO
di Madamadoré
24/9/2008-
La scuola: argomento difficile e delicato, complicato e complesso, che in questo periodo sta facendo scaldare molti animi diversi tra loro.
Voglio però provare a scrivere un commento su questa faccenda....
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EVVIVA LA “SQUOLA”!
La scuola: argomento difficile e delicato, complicato e complesso, che in questo periodo sta facendo scaldare molti animi diversi tra loro.
Voglio però provare a scrivere un commento su questa faccenda che coinvolge tutti direttamente o indirettamente.
Quando sono uscite le prime notizie sul grembiule, il voto in condotta e gli esami di riparazione devo ammettere sinceramente che ho pensato che fosse una buona cosa. Come gran parte di noi sentivo il bisogno di concretezza, di ridefinizione di certi strumenti, di cose piccole, ma che fanno parte di una ritualità perduta, di una forma che veicola dei contenuti, di una forma abbandonata in nome della libertà, in nome di libertà individuali che però non abbiamo saputo alimentare ed ancorare alla quotidianità.
Il grembiule è un simbolo che richiama alla nostra mente parole come disciplina e obbedienza
Può darsi, ma che male c’è? L’obbedienza ha a che fare con un senso di responsabilità verso se stessi e gli altri, obbedienza è prima di tutto riconoscere che il mondo non finisce intorno a noi, che il mio volere ha un valore relativo, che ha bisogno di uno spazio di contrattazione, dove abitano l’io, il tu, il noi.
La disciplina, dice wikipedia, è il complesso delle norme (e osservanza delle stesse) volte ad assicurare il buon funzionamento e la regolarità di una comunità, di un istituto o di uno stato.
La disciplina aiuta a governare le cose.
Per troppi anni abbiamo buttato via il bambino con l’acqua sporca, adesso dobbiamo tornare a governare la situazione cercando di equilibrarci, facendo lo sforzo di trattenere ciò che ci serve, di restaurare ciò che ci aiuta a recuperare una piena dimensione umana.
La scuola, il patto educativo e formativo fatto in ambito scolastico è basato su un’asimmetria, insegnante allievo, assolutamente necessaria e finalizzata all’apprendimento.
Lo stessa asimmetria è necessaria in famiglia.
Gli adulti hanno il dovere di prendersi delle responsabilità nei confronti dei bambini, i bambini hanno la responsabilità di far vacillare, di provare ad incrinare il muro di certezze e di autorità degli adulti.
Disciplina, obbedienza, regole, autorevolezza, asimmetria cognitiva ed emotiva sono parole che di per sé non sono negative, lo possono diventare se ne manca la piena consapevolezza dei rischi e dei pregi, se ne manca la gestione, se non si hanno gli strumenti per governarle.
Da dove nasce questa necessità sentita da molti di avere indicazioni, regole di comportamento?
Da dove nasce questa necessità urlata del fare, di qualcuno che faccia cose?
Ma da dove nascono gli strumenti? Non possono certamente nascere senza una riflessione culturale, economica, sociale e politica ad ampio raggio che coinvolga tutte le componenti sopradette.
Non è che anche noi come i ragazzi abbiamo bisogno di qualcuno che ci metta dei paletti?
Voglio condividere due commenti che ho trovato su un forum di genitori quasi tutti d’accordo sul grembiule:
1° commento: Davanti alle scuole, le superiori in particolare, ho visto cose dell'altro mondo, ragazzine vestite come se stessero andando in discoteca, ragazzi che rischiavano di rimanere in mutande da un momento all'altro.
2° commento: Sono d'accordo perchè ritengo che x ogni situazione c'è un tipo di abbigliamento adatto. E siccome i nostri figli a scuola ci vanno con ombelico - elastico delle mutande - sedere in bella vista e soprattuto VISTO CHE NOI GENITORI NON SIAMO IN GRADO DI FARCI RISPETTARE E IMPORRE LORO DI VESTIRSI DECENTEMENTE, allora ben venga il grembiule o una divisa unica!
La regola in età adulta dovrebbe essere sempre più una regola che viene da dentro, da una capacità di autoregolamentarsi, da un saper essere, un saper esserci, un saper stare nelle situazioni.
La rotonda sulle strade è la metafora della autoregolamentazione, è la metafora, o dovrebbe esserlo, di una società matura che non ha bisogno del semaforo/gendarme che dice alt. Nella rotonda la circolazione è fluida, ognuno guarda e vede, sente e ascolta ciò che l’altro fa e adatta velocità e manovra in un sistema di reciprocità dove tutti hanno un loro posto.
Perché cerchiamo i guru con le loro ricette di felicità, di risoluzione dei problemi?
Ancora una volta per spostare fuori di noi la responsabilità dell’errore?
Se non spendiamo energie e risorse per dare un senso alla nostra vita dove le spendiamo?
Nelle ricette di cucina solitamente c’è un elenco di ingredienti e poi ad un certo punto troviamo : sale q.b. lì in quel qb sta la differenza, ognuno saprà quanto basta al suo palato, al suo gusto, alla sua necessità. La prima volta può darsi che non azzeccheremo la dose giusta, ma provando e riprovando, facendo tesoro di esperienza ed errori può darsi che una volta troveremo il q.b. che fa per noi.
Tornando al grembiule, di per sé non è il male, diventa niente perché manca una riflessione sulla società, sulle sue patologie in generale, ma manca soprattutto una riflessione e una luce che illumini la quotidianità, la vita di chi vive fuori dai sensazionalismi mediatici, manca la voce di chi ogni mattina si alza per andare al lavoro, ogni giorno con senso del dovere, con rispetto per sé e per gli altri. Questi racconti non fanno audience.
La scuola non si trova in una bolla, in un vuoto cosmico, la scuola risente e riflette una società in cui è immersa, le persone adulte e piccine, insegnanti e ragazzi abitano in quel mondo fuori dalla scuola, e quel mondo non viene chiuso fuori entra dentro le aule scolastiche con i suoi miti, le sue filosofie i suoi riti, che ci piaccia o no.
La scuola ha bisogno di sobrietà politica che alimenti la quotidianità e che le dia forza, di strumenti per governare le emergenze e non politiche di emergenza che diventano normalità, non di trovate sensazionalistiche e demagogiche.
La scuola ha bisogno di una riflessione culturale, sociale, politica ed economica, prima di fare solo per fare.
Altrimenti: il re è nudo, direbbe un bambino!
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