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LA BATTIGIA
di Trilussa
27/12/2009-
ALLUVIONE
C’è un illusione che nonostante più volte sia stata smentita nei fatti continua a pervadere le azioni degli uomini. Uomini tecnologici, specialisti, studiosi, esperti muniti di tutte le tecnologie più sofisticate, forti di scenari futuribili...
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ALLUVIONE
C’è un illusione che nonostante più volte sia stata smentita nei fatti continua a pervadere le azioni degli uomini. Uomini tecnologici, specialisti, studiosi, esperti muniti di tutte le tecnologie più sofisticate, forti di scenari futuribili frutto di elaborazioni computerizzate, di visori spaziali tridimensionali, di modelli matematici straordinari e perfetti.
Ma nonostante tutta questa scienza e questa tecnologia rimane sempre un illusione, un pio desiderio, quello, impossibile e dissennato, di voler modificare ed imbrigliare la natura ai nostri fini di umani. L’illusione di poter incidere in maniera significativa e permanente, di domare e dominare completamente e per sempre una natura che quando vuol far sentire la propria voce, potente e devastante, imprevedibile e improvvisa, non può essere in nessun modo controllata.
Ne abbiamo avuto la riprova purtroppo in questi giorni, giorni di festività per giunta, quando tutte le famiglie si erano preparate a trascorrere in pace le festività più importanti dell’anno. Sono state invece strappate dalle loro case impaurite, bagnate, stravolte, piangenti nel vedere le loro cose distrutte, i loro beni violati da quella fanghiglia melmosa che rimarrà per anni nelle crepe dei muri e nella loro mente di sfollati.
Ugualmente coinvolti in questo disastro i volontari, gli uomini della Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, e tutte le forze dell’ordine mobilitate che abbiamo visto sulle strade, dai Carabinieri alla Polizia Municipale fino alla Guardia di Finanza che hanno trascorso le notti sui loro mezzi e al freddo o in giro per la campagne allagate con un pensiero alle famiglie sfollate e un altro ai loro cari lasciati a casa mentre stavano preparando il pranzo di Natale, un pranzo che quest’anno consumeranno in fretta, con il pensiero di dover tornare a dare una mano dove serve, anche solo con il pensiero di dover essere presente dove si può essere d’aiuto.
Non possiamo che dire grazie a tutti costoro.
Ma rimane l’ assurdità e la leggerezza dell’uomo nella sua illusione di poter dominare la natura.
Di poter modificare impunemente una linea di marea, come se il mare fosse così docile da farsi imbrigliare da un semplice calcolo a tavolino, non fosse assai più complesso e le sue variabili infinite e impossibili da controllare con sicurezza. E così la spiaggia di Bocca di Serchio rischia di scomparire per sempre, violata e stravolta dall’uomo che è riuscito a distruggere, in un attimo, quello che la natura aveva costruito in centinaia e migliaia di anni.
Lo stesso per il nostro fiume di cui conoscevamo da tempo il carattere non certo docile. E’ una specie di vendetta che periodicamente egli compie sulle azioni dell’uomo, fa sentire la propria voce ma non a tradimento perché tutti sanno che è così, capace di trasmettere bellezza e pace ma altrettanto capace di portare distruzione e dolore.
Ricordiamo qui oggi altri due progetti a mio giudizio dissennati che lo vedrebbero protagonista. Uno con un allacciamento tramite il famoso “tubone” per portare le sue acque non so dove ma certamente lontano dal suo alveo, dal suo corso naturale, e l’altro progetto per un prelievo altrettanto importante di acqua per il ripascimento del lago di Massaciuccoli.
Ancora una volta si cerca di fargli violenza, di compensare tramite l’utilizzo delle sue acque le mancanze di altri, come la mancata moderazione nel consumo idrico e le dispersioni presenti in tutte le condotte idriche, e la mancata o insufficiente tutela ambientale di un bene prezioso come il lago di Massaciuccoli ridotto ormai quasi alla stregua di uno stagno.
Ma questo non è ancora il momento delle polemiche.
Verrà il momento, senza dubbio, perché forse qualcosa in più si poteva fare, si poteva prevedere. Molte sono le voci e le accuse che girano sul motivo di questa catastrofe ambientale e umana che si è riusciti a prevenire. Ma noi siamo fatti così, vogliamo sempre trovare un colpevole, in ogni cosa.
Non ho motivo né notizie per poter giudicare, se dovessi però indicare un colpevole non avrei dubbi, non indicherei un nome o un’ istituzione ma indicherei semplicemente l’uomo, con la sua illusione di poter vincere la natura, di poterla dominare con i mezzi che ha a disposizione, sempre più potenti e sofisticati ma non ancora purtroppo sufficienti. Bisogna sempre che qualcuno pianga e i disperi per renderci conto di questa realtà.
Non è mio compito né mia intenzione analizzare il comportamento della macchina dei soccorsi in questa tragedia che ha colpito così duramente il nostro territorio, né esprimere valutazioni sulla sua efficienza e tempestività, né giudizi sulle sue eventuali lacune di cui verrà ampiamente discusso nei prossimi giorni ascoltando le tesi degli esperti e le testimonianze delle vittime, tuttavia posso rilevare senza dubbio una certa carenza informativa. In queste circostanze di emergenza la possibilità di informazioni tempestive e in tempo reale è fondamentale. Lo è per le vittime e i loro parenti, per i cittadini che devono muoversi, per la eventuale disponibilità di volontari, per le richieste o anche i divieti nei confronti degli altri cittadini oltre naturalmente per un maggiore coordinamento delle operazioni di soccorso.
E’ stata una sensazione abbastanza comune, una carenza molto sentita da parte di molti cittadini che riporto per dovere di cronaca. Ma è stata anche una sensazione personale.
Vorrei concludere esprimendo la partecipazione mia personale e di tutta la Redazione alla tragedia degli sfollati, di cui molti amici e conoscenti, che ho visto provati, piangenti, disperati mentre sistemavano le loro cose, buttavano pezzi della loro vita, ricordi del loro passato, toglievano dalle case con rabbia quella fanghiglia appiccicosa chiedendosi cosa è che non ha funzionato, cosa non è stato fatto, cosa non è stato correttamente previsto.
Forse la tragedia è anche questa, questa rabbia che resta dentro, questo domandarsi un perché senza risposta.
Un pensiero anche a tutte le attività commerciali della Zona Industriale completamnete invasa dalla acque. Una tragedia sia per loro che per tutti gli operai che da quelle fabbriche traevano occasione di lavoro. Anche a loro vada la nostra partecipazione e l'augurio che venga fatto tutto il possibile, ed anche di più, affinchè possano presto, prestissimo, riprendere la loro attività.
Trilussa
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