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SEGNALI DI FUMO di Madamadoré
25/3/2009-
NEURONI SPECCHIO
Siamo in un salone di scuola dell’infanzia i bambini giocano, ad un certo punto arriva piangendo una bambina con indosso un vestito per giocare, un vestito rosa con la gonna a punte,
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NEURONI SPECCHIO
Siamo in un salone di scuola dell’infanzia i bambini giocano, ad un certo punto arriva piangendo una bambina con indosso un vestito per giocare, un vestito rosa con la gonna a punte, si ferma davanti alla maestra e dice: Davide mi ha detto che vestita così sembro una zingara…
La maestra rimane un po’ pensierosa poi le dice: e allora che cosa c’è da piangere?
La bimba, che ora non piange, risponde: ma gli zingari rubano i bambini!
Si cambia scena: in classe la maestra fa vedere ai bambini delle immagini di bambini africani, solo i volti, sono dei primo piano e dice ai bambini: ma chi sarà questo bambino, lo conosce qualcuno?
Si alzano un po’ di voci che quasi in coro dicono: è un bambino povero!
In giardino i bambini giocano e una maestra dice all’altra: che belle le stoffe degli abiti di quella signora.
Due bambine ascoltano e dicono: maestra ma che dici non è una signora, è un’extracomunitaria.
Aneddoti di bambini, che mi ha raccontato un’amica insegnante, parole che fanno sorridere, forse, ingenue, dette con freschezza, forse.
Comunque sia niente paura le ricerche ci dicono che è solo in età scolare, fra i sette-otto anni, che i bambini imparano i principi di giustizia ed eguaglianza, insieme alla preoccupazione per il benessere di chi sta loro vicino. Prima, fino ai tre-quattro anni, a prevalere è l'egoismo e la considerazione primaria per i propri bisogni. Arrabbiarsi coi tiranni in erba è inutile, perché è tutto regolare. Così recita un articolo di repubblica, ma non sono esattamente d’accordo.
Gli esempi di conversazione riportati sopra indicano che i bambini, le persone, si formano molto presto degli schemi mentali interpretativi nei confronti delle cose e delle persone, delle emozioni e dei sentimenti.
Questo chiede a noi adulti di essere quantomeno prudenti nel fornire spiegazioni assolutiste ai bambini e di essere consapevoli che loro ci ascoltano e ci guardano e imparano.
A metà anni 90 sono stati individuati i cosiddetti “neuroni specchio”, che sono una classe particolare di neuroni che si attivano selettivamente sia quando si compie un'azione (con la mano o con la bocca) sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri. I neuroni dell'osservatore "rispecchiano" quindi ciò che avviene nella mente del soggetto osservato, come se fosse l'osservatore stesso a compiere l'azione. Alcuni scienziati considerano la scoperta dei neuroni specchio una delle più importanti delle neuroscienze degli ultimi dieci anni.
I neuroni a specchio aprono riflessioni sulla costruzione e la manipolazione della comunicazione politica e mediatica, aprono riflessioni sul valore della reciprocità umana ad ogni livello, sulla responsabilità educativa.
Da qui l’importanza di far vivere i bambini in situazioni diversificate, ricche di stimoli, ma anche di emozioni, l’importanza di aiutare i bambini a costruire schemi interpretativi inclusivi, dove ci sia un grande spazio anche per l’imprevisto.
Non voglio credere che servisse una scoperta scientifica per sapere che l’altro è un’altra persona come noi.
Non voglio pensare che non avessimo capito che il linguaggio è uno dei parametri che fa la differenza, che sposta l’ago della bilancia culturale: provate a cercare da chi è nata la brutta parola badante, ma che usiamo tutti, come pure la parola extracomunitario.
Il linguaggio ha un carattere performativo, produce …qualcosa che non sono solo parole e immagini, sono concetti e cultura e azioni/atteggiamenti.
Le parole dette a gran voce dai media hanno un grande potere: orientano.
Ma c’è di più, la costruzione dei palinsesti basata sul deserto culturale, fattoria, grande fratello, amici, uomini e donne… ci vuole orientare e disorientare verso mondi che niente hanno a che vedere col nostro quotidiano.
La questione appena accennata in questa pagina è il nostro rapporto con i migranti.
Una questione enorme che non saprei da che parte affrontare, se non dicendo una, anzi due enormi banalità.
Gli uomini non sono come gli alberi obbligati a restare per tutta la vita nello stesso posto e che non siamo stati noi a decidere dove nascere.
L’altra banalità è che vorrei che non solamente chi ha il compito di pensare e progettare, ma anche noi orientassimo i pensieri e le azioni sull’umanamente corretto.
I neuroni a specchio danno la certificazione biologica che siamo capaci accogliere l'altro come simile a noi, dal momento che condivide con noi le stesse esperienze, e lo fa in quanto ha in comune con noi gli stessi meccanismi neurali che le sottendono.
Madamadoré
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