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LA BATTIGIA
di Trilussa



11/1/2009- DIRITTO DI PAROLA
C’è un argomento delicato che si può affrontare solo con molta prudenza. E’ un argomento controverso, di difficile inquadramento e soggetto a valutazioni molto diverse, addirittura contrapposte...


DIRITTO DI PAROLA



C’è un argomento delicato che si può affrontare solo con molta prudenza.

E’ un argomento controverso, di difficile inquadramento e soggetto a valutazioni molto diverse, addirittura contrapposte, a seconda del punto di vista da cui lo si voglia guardare.



L’argomento in questione è se è giusto o meno, ed anche opportuno, che esponenti delle Brigate Rosse o di altri movimenti armati che negli anni 60 si sono resi responsabili di ferimenti e omicidi, tengano pubbliche conferenze o comunque siano chiamati a parlare pubblicamente, davanti a platee televisive o in atenei, delle vicende che li hanno visti protagonisti.



Di fronte a questo argomento ci sono subito due schieramenti contrapposti, in una maniera quasi “viscerale”.



Alcuni sono d’accordo sulla possibile esposizione mediatica di questi personaggi perché questi episodi, sia pur dolorosi e delittuosi, fanno parte della nostra storia e non si possono nascondere. Altri invece ritengono che queste persone, macchiatesi di crimini così gravi e odiosi, debbano restare in silenzio e scontare nell’anonimato la loro pena, mai sufficiente per tutto il male che hanno fatto.



Se vogliamo guardare oltre i nostri confini è recente la notizia che le due principali reti televisive tedesche si sonno messe d’accordo per non concedere spazio mediatico ad un terrorista della Rote Armee Fraction scarcerato proprio in questi giorni. Quindi anche il Germania il problema si pone e sembra che stia prevalendo questa seconda opinione cioè quella di non dare spazio a questi personaggi. C’è da dire però che il personaggio in questione risulta particolarmente odioso perchè, pur avendo scontato la sua pena, non ha mai collaborato con la giustizia e non ha mai apertamente rinnegato la sua partecipazione alla lotta armata.



Negli studiosi e fra gli esperti che si occupano di questi argomenti prevale nettamente la considerazione che sia utile ed opportuno che a questi personaggi sia concesso raccontare pubblicamente le proprie vicende; che questi possano giudicare le loro azioni col senno di poi a distanza di così tanti anni, e che cerchino di spiegare, prima a se stessi e poi agli altri, le motivazioni che all’epoca li portarono ad intraprendere quella sciagurata strada della lotta armata “contro lo Stato e contro tutti i suoi servi”.

Serve, dicono gli esperti, ad elaborare il lutto, a trarre dalle gravi vicende di quegli anni terribili gli elementi utili ad una loro valutazione con un certo distacco emotivo, utile se non indispensabile, per guardare avanti invece che rivolgersi sempre all’indietro. E’ come la perdita di una persona cara in cui il dolore non cessa mai per tutta la vita ma poi lo stesso viene elaborato, in parte accettato come una specie di sottofondo che rimane, ma la vita continua e si va avanti.



Sta succedendo lo stesso anche se si osserva il nostro Forum, uno specchio abbastanza fedele degli umori e delle tensioni dei nostri concittadini e che rispecchiano abbastanza fedelmente la realtà nazionale. C’è stato un momento in cui i lettori hanno abbandonato i temi più caldi del territorio per immergersi nelle lotte strettamente politiche con riferimento proprio agli anni di piombo in cui morti e feriti erano notizie di ogni giorno e gli scontri politici, anche fisici tra opposte fazioni, episodi di cronaca giornaliera. Gli interventi hanno dimostrato una partecipazione emotiva ancora molto alta e fra le diverse posizioni non sembrano esserci possibilità di mediazione. Ognuno esalta i propri caduti e criminalizza i comportamenti degli altri.



E’ una forma sicuramente infantile di vedere la politica e che condiziona fortemente la capacità critica di giudizio al punto che in questo modo si rischia di perdere di vista sia il futuro che il bene comune della nazione, come se il popolo italiano non fosse una cosa unica ma bensì distinta in due fazioni contrapposte.



Lo stesso accade a livello amministrativo dove alcuni lettori giustamente fanno rilevare che questa politicizzazione eccessiva delle amministrazioni contrasta sia con la funzionalità delle stesse che con lo scopo primario del consiglio comunale che è quello di amministrare la cosa pubblica e non perdersi in fisime politiche, sempre inutili e molto spesso strumentali.



Lo stesso regista Spike Lee, intervistato sulla polemica nata dal film da lui diretto sulla strage di S.Anna di Stazema, si difende dalla accuse di una certa mancanza di verità storica del film facendo rilevare che l’eccessiva polemica nei suoi confronti deriva forse da una mancanza di maturità di noi italiani nel saper giudicare con obbiettività i fatti della nostra storia recente.



E forse è proprio così, siamo ancora troppo colpiti da quelle tristi vicende, parlo degli anni 60 e delle operazioni delittuose delle BR e dei gruppi armati di destra, che manchiamo di quella obbiettività necessaria non per giudicare con esattezza, cosa del resto impossibile e prematura, ma soprattutto per guardare avanti senza metterci a pesare chi ha pagato di più e chi meno, che percentuale di verità era a destra e a sinistra, chi e quanto era nel giusto o nel torto.
Sarebbe invece utile per tutti se si lasciasse il passato agli storici che daranno, negli anni a venire, la loro interpretazione sulla nostra storia recente e guardare invece al futuro, un futuro che oltretutto non si presenta sotto i migliori auspici.



Con dispiacere devo confessare di non essere immune da questa malattia ed ammettere che quando sento la notizia che qualche brigatista rosso o qualche fascista nero, macchiatisi in passato da orrendi delitti, se pur lontani e dimenticati, è chiamato da qualche parte per tenere una conferenza, dentro di me provo un certo fastidio, un fastidio “viscerale” credo.

Non mi sento di dire che non è giusto o non è corretto. Sono persone magari che hanno fatto anni e anni di carcere ed hanno pagato il prezzo delle loro scellerate azioni tanto da dover essere considerati cittadini come tutti gli altri, con tutti i diritti, quindi anche con quello di parlare in televisione o davanti a platee di giovani. Tuttavia da questo ad essere trasformati in personaggi pubblici a me appare poco opportuno e soprattutto mi sembra una mancanza di rispetto nei confronti dei parenti delle loro vittime. Quelli i cui familiari uccisi non hanno più la possibilità di parlare, quelli che non possono aver né dimenticato né elaborato alcun tipo di lutto positivo.

Per cui il brigatista scarcerato che ha pagato il suo debito con la giustizia faccia pure la sua vita normale, viva pure serenamente quello che gli resta con la sua famiglia e i suoi affetti ma lo faccia in silenzio, in quella forma anonima, in quello stesso anonimato in cui faceva progetti, un tempo, per uccidere persone inermi e innocenti.

Trilussa
 
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