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LA BATTIGIA di Trilussa
7/2/2010-
VIP(s)
Hanno tutto.
Hanno la fama, hanno i soldi, hanno le donne, hanno i sorrisi della gente quando passano per strada, le strette di mano e i complimenti, hanno la Tv, i giornali, i rotocalchi, le interviste, gli sponsor che li pagano profumatamente
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VIP(s)
Hanno tutto.
Hanno la fama, hanno i soldi, hanno le donne, hanno i sorrisi della gente quando passano per strada, le strette di mano e i complimenti, hanno la Tv, i giornali, i rotocalchi, le interviste, gli sponsor che li pagano profumatamente per dire due o tre parole davanti ad una telecamera, hanno la casa al mare, in montagna. Li puoi trovare ai mari caldi dei Tropici, oppure sulle spiagge delle località marine o delle isole più esclusive del nostro mare nelle loro ville da sogno, oppure ospiti di qualche grosso imprenditore, capitano d’industria, di qualche politico.
Hanno insomma una vita agiata, straordinaria, invidiata da tutti coloro che si devono alzare tutte le mattine per andare al lavoro e sopportare i soprusi, le angherie (e talvolta anche le avances) del proprio capo, per cercare di sbarcare il lunario con il modesto stipendio in fondo al mese da portare assolutamente a casa per vivere, con tutti i problemi quotidiani di una famiglia in una società agiata, evoluta ma profondamente ingiusta come la nostra.
Hanno tutto, tutto meno talvolta un cervello che funzioni come si deve.
E di esempi ne abbiamo a iosa. Non parlo di quelli della politica, lì il terreno sarebbe veramente fertile ma non è il mio campo. E nemmeno in quello della musica leggera dove pare che lo sballo sia il componente fondamentale per far parlare di se, per passare alla storia, meglio se capita di essere ricoverati ogni tanto in qualche clinica per tossici o ancora meglio morire in qualche squallida periferia di qualche squallida città americana.
Proprio in questi giorni ci sono polemiche su un personaggio famoso e molto amato dai giovani a cui sembrerebbe in apparenza non mancare niente. Probabilmente non è così ed anche a lui sembra mancare qualcosa, molto direi stando alle sue imprudenti dichiarazioni.
Ma oggi voglio parlare degli sportivi, di quelle persone fortunate che madre natura, con grande generosità e molta casualità, ha fornito di quelle doti straordinarie negate invece a tutti gli altri. Doti che senza alcun merito ne fanno degli uomini non comuni, ne condizionano la vita, il futuro, ne rendono possibile una vita straordinaria, almeno fuori dagli schemi e dalle grandi potenzialità.
E’ proprio di questi giorni la vicenda Mutu, un grande campione rumeno di calcio coinvolto in una storia di doping per aver assunto sibutramina.
La sibutramina è una sostanza che viene usata per le cure dimagranti, diminuisce infatti l’appetito ed ha anche altre proprietà utili per chi deve fare una dieta.
Rodica Mutu, la madre, si è subito offerta per difendere il figlio (per amore? per la carriera? per i soldi del campione?) dicendo che la pillola era sua. Ora non sappiamo se questa signora sia più o meno sovrappeso e se la cosa sia veramente accaduta ma i precedenti del campione non sono proprio incoraggianti perché ricordiamo che Mutu fu cacciato dalla squadra del Chelsea nel 2004 perché trovato in un test a sorpresa positivo alla cocaina.
La persona comune si domanda giustamente il perché. Perché queste persone così fortunate che potrebbero fare la loro carriera di campioni nel rispetto di tutti e poi godere dei loro frutti, in termini economici e di stima per tutta la loro vita, cadono in questa contraddizione.
Forse sono persone di carattere debole, forse cercano la prestazione superiore, voglio dimostrare la loro bravura, vogliono continuare ad essere campioni anche quando non lo sono o non lo sono più e cercano la loro forza e la loro affermazione in una polverina o in una pasticca.
Parliamo ora di Mutu ma abbiamo avuto esempi ancora più eclatanti come quelli di Diego Armando Maradona e di Marco Pantani.
Maradona era il massimo, osannato in tutto il mondo, autore di gare strabilianti, di gol fantastici, di prestazioni sportive straordinarie passate alla storia del calcio mondiale. Forse nessuno mai è stato bravo come lui. Maradona poteva essere un idolo per il suo paese, per i disgraziati bambini che vivono abbandonati nelle strade di Buenos Aires e che rischiano ogni giorno di essere uccisi dalla polizia o rapiti per farne donatori di organi o oggetti sessuali (la crudeltà e la forza del denaro di noi occidentali non ha misura!).
Con la sua figura poteva essere di esempio, con il suo esempio poteva essere una speranza, con i suoi enormi guadagni poteva costruire qualcosa di tangibile per quei ragazzi, con la sua faccia poteva promuovere campagne a sostegno di questa umanità derelitta e abbandonata. Invece della sua faccia ricordiamo solo quella smorfia di drogato, quello sberleffo verso la telecamera in occasione di un suo gol ai mondiali, dai quali fu subito cacciato perché positivo alla cocaina.
Un cocainomane evasore fiscale violento e presuntuoso ma bravissimo giocatore di calcio. Per molti appassionati questo basta per assolverlo (il calcio è come l’assoluzione, purifica tutto!) ma io lo condanno, senza appello, come una speranza rimasta vana, un’occasione perduta, una vita sprecata.
Il “Pirata” poteva fare altrettanto. Forse qualcuno non gli ha voluto bene come sperava (è difficile valutare le amicizie quando si hanno soldi e potere) ma se voleva ritrovare se stesso, e se non proprio tornare un campione almeno tornare ad essere un uomo, non doveva fare l’errore di partire e andare a trovare, in piena crisi, il suo amico Diego Armando.
Se avessi potuto idealmente consigliarlo, come uomo più che come campione, lo avrei spinto ad andare a trovare un altro personaggio altrettanto famoso, Gino Strada, e sono sicuro che di fronte alla umanità, al coraggio, alla tenacia di questo piccolo grande uomo nell’affrontare i reali problemi della gente comune (che non sono quelli fasulli di essere sempre in testa e vincere le gare) avrebbe forse fatto una esperienza umana diversa che lo avrebbe cambiato e sicuramente salvato.
Siamo attaccati ai nostri piccoli problemi quotidiani che spesso ci sovrastano e ci schiacciano. Ce ne distacchiamo con fatica e spesso non riusciamo a guardare veramente gli altri, spesso considerati come nemici.
Bisognerebbe andare ogni tanto in qualche luogo meno fortunato, come in un ospedale, o in un reparto pediatrico per renderci conto di quanta gente ci sia meno fortunata di noi, che pagherebbe per avere i nostri problemi, così piccoli ed insignificanti. Bisognerebbe riuscire a godere di più di quello che abbiamo, anche se può sembrare poco, della nostra buona salute, dei nostri figli sani, del nostro anche pur modesto lavoro.
Questi personaggi, fortunati per sorte, hanno ancora più difficoltà di noi a vivere delle piccole cose, a riconoscerle e a goderne. La loro vita intensa, stressante e convulsa gli fa chiedere sempre di più e spesso possono cadere in questa rete della felicità effimera, della falsa realtà, che spesso gli rende molto più soli e infelici di come appaiono in televisione, sempre sorridenti e in perfetta forma fisica.
Solo quelli più intelligenti di loro riescono a far fruttare appieno questa loro fortuna e a continuare la loro vita con saggezza ed equilibrio. Tanti, tantissimi, si perdono per strada.
Forse la fortuna che dispensa a caso questi doni dovrebbe fare maggiore attenzione.
Trilussa
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Ma dove sono le tue proposte? | Io vorrei sapere se Ultimo e Simone ( secondo me sono la stessa persona come molti altri pseudonimi) ...
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Mi dispiace sig. " tutti e ...
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