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IL BIMBO PIANGE



31/5/2010- di TRILUSSA

La domanda è di quelle tremende, da far tremare i polsi, ma d’altra parte siamo alle prese con l’equilibrio mentale di un bambino di pochi mesi, e la preoccupazione è giustificata. Subirà, il piccolo innocente, dei danni psicologici da questa triste vicenda?....


IL BIMBO PIANGE

La domanda è di quelle tremende, da far tremare i polsi, ma d’altra parte siamo alle prese con l’equilibrio mentale di un bambino di pochi mesi, e la preoccupazione è giustificata.
Subirà, il piccolo innocente, dei danni psicologici da questa triste vicenda?
Il bimbo si chiama Nathan Falco (a chi si domanda dove i genitori abbiano prelevato questo nome diciamo subito che non lo sappiamo) (sappiamo però che un bambino così non si può chiamare con un nome normale tipo Paolo o Giacomino, ne andrebbe del decoro della famiglia).

Di cognome fa infatti Briatore, ed ecco che il nome trova tutta la sua giustificazione.
Questo povero bimbo infatti viveva felice con mamma e papà in una bella stanza tutta bianca sullo yacht del padre, un 62 metri con 12 uomini di equipaggio di nome Force Blue, scorazzando per i mari del Mediterraneo in attesa della sistemazione edilizia della loro nuova casetta in località Montecarlo (Principato di Monaco).
Per motivi ancora sotto indagine riguardo alla proprietà effettiva dello yacht, e per sospette
irregolarità fiscali, il panfilo è stato posto sequestro dalla Guardia di Finanza e i Briatore costretti a sloggiare.

Si sospetta, da parte della GdF, il solito giochetto dei “nuovi furbi”, personaggi ricchi e famosi, capitani d’industria, grandi evasori che dichiarano al fisco redditi da fame e poi intestano auto di lusso, appartamenti e yacht alle loro società o ne figurano affittuari riuscendo, molto spesso, a sfuggire ai controlli.

Riescono cioè in maniera più o meno legale ad evadere le tasse scaricando l’intero peso fiscale sui lavoratori dipendenti e sui pensionati che rimangono, anche dopo tutte le chiacchiere e le promesse dei nostri politici, i maggiori contribuenti dello Stato Italiano. Salariati e pensionati da cui è sempre facile prelevare essendo le loro retribuzioni le sole certificate e controllate.
Naturalmente il bimbo non ha nessuna colpa in questa vicenda e la stonatura sta tutta nelle dichiarazioni della madre Elisabetta Gregoracci che, stando alle notizie dei giornali, avrebbe evidenziato il disagio del pargolo dicendo: «Da quando siamo stati costretti ad abbandonare il nostro yacht il piccolo Nathan Falco piange spesso, non è più tranquillo e sereno come prima».

La madre ha poi smentito di essersi espressa proprio in questi termini e ha cercato di mitigare la gravità dell’affermazione dicendo che comunque il bimbo ha notato il cambiamento.
Ora la Gregoracci non è nuova a queste uscite come quando ha dichiarato di essere costretta a togliere suo malgrado il filo di perle che porta al collo per poter allattare il piccolo, o quando ha confessato di aver deciso di cambiare la marca delle lenzuola del lettino del bebè perché la ditta Pratesi non faceva tinte di tessuto che si adattavano alla tappezzeria del loro “loft” di New York che, tra l’altro, prima era in Fifth avenue e ora invece è a SoHo.
La vicenda riportata non è da considerarsi semplice gossip, non è una semplice e superficiale spigolatura ma è importate per capire quante diverse Italie abbiamo nel nostro paese.

Quanto diversi, opposti, di che diverso peso ed importanza possano essere i pensieri e le preoccupazioni delle famiglie italiane. Da quelle che non riescono ad arrivare a fine mese e quelle che invece, senza pudore e senza vergogna rilasciano, sia pure in buona fede, queste dichiarazioni.
Un distacco enorme fra i vari mondi, preoccupazioni così tanto diverse, futuri così diversi.

Nathan Falco «sente la mancanza della sua cameretta tutta bianca, dei suoi spazi, che lo hanno protetto fin dai primi giorni. Non è tranquillo e sereno come prima, piange spesso. È quello che ha risentito di più di questa situazione, di questo brusco cambiamento»
C’è poco da dire, sono due mondi talmente lontani che nemmeno si sfiorano. Tanto che alla giovane mamma non viene nemmeno in mente, non si accorge di quanto assurda, di quanto fuori luogo sia questa sua pur sincera dichiarazione di mamma preoccupata. Se alzasse invece, anche di poco, la sua bella testolina vedrebbe che al di fuori del suo lussuoso yacht e delle sue suite newyorchesi, del suo mondo patinato e delle sue frequentazioni vip c’è un paese che soffre, che ci sono realtà purtroppo molto diverse e che farebbe meglio a tenere per sé certe intime preoccupazioni, legittime di mamma, tuttavia offensive per chi si trova nella situazione di dover lottare ogni giorno per non far mancare l’indispensabile ai propri cari.

Due Italie, che rimangono tali e che rischiano anche di accentuarsi con gli ultimi provvedimenti del governo che, come sempre, operano su due piani molto diversi fra loro.
C’è un piano pratico di tagli, sicuri e per tutti, specie per chi ha un reddito fisso e quindi più esposto ad ogni tipo di intervento, con progressiva con una riduzione dei servizi essenziali, dei benefici sociali, talvolta anche dei propri diritti di lavoratore e che paga di tasca propria, come sempre, la crisi economica del paese.

Un altro piano è invece molto teorico, fatto di propositi, di avvertimenti, di minacce, ripetute e ossessive ma sempre rimaste purtroppo sulla carta: lotta all’evasione fiscale, abolizione delle Province, riforme strutturali, rilancio dell’economia, minor costo della politica.
Sono sempre le solite promesse, tirate fuori dal cassetto in ogni periodo di crisi, messe sul tavolo con grandi proclami e annunci e poi, passato il momento e spostata l’opinione pubblica sulla nuova gaffe del Presidente o sulla nuova love story di Belen Rodriguez , riposte nuovamente per la prossima occasione.
Ma perché, ci domandiamo noi, si deve aspettare una crisi per la lotta all’evasione fiscale? L’evasione fiscale non solo è reato ma rappresenta la più grande ingiustizia che un cittadino deve subire, specie se pensionato o lavoratore dipendente, con un reddito fisso e certificato, spolpato dal fisco per compensare, con il suo sostanzioso contributo, i furti di coloro che le tasse invece non le pagano.
Come ha detto anche il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi l’evasione fiscale potrebbe essere la causa prima della “macelleria sociale” che ci auguriamo tutti non debba avvenire nel nostro paese.
Questa lotta all’evasione fiscale e ai meccanismi che la rendono possibile dovrebbe essere al primo posto nei programmi di tutti i partiti e di tutti i governi.
E se poi il bimbo piange beh… pazienza!

Trilussa



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