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LA BATTIGIA
di Trilussa



5/10/2008- PARADISE LOST
In una piccola valle nel Pakistan, a nord di Peshawar al confine con la Cina, ai piedi della catena montuosa dell'Himalaya, sulla strada della antica via della seta vive la piccola comunità degli Hunza..


PARADISE LOST


In una piccola valle nel Pakistan, a nord di Peshawar al confine con la Cina, ai piedi della catena montuosa dell'Himalaya, sulla strada della antica via della seta vive la piccola comunità degli Hunza, una popolazione dalle origini misteriose che pare essere la più longeva del mondo.

E’ una valle verde e rigogliosa situata a circa 2500 metri sul livello del mare, ricca di campi coltivati e frutteti, circondata da alte e impervie montagne di neve e granito.

La leggenda afferma che il popolo degli Hunza derivi da un manipolo di soldati di Alessandro Magno smarritisi durante una spedizione. Infatti non hanno niente di orientale ed anche la loro lingua non ha somiglianze con altre lingue conosciute. Forse per la loro posizione isolata, forse per essere situati fra stati permanentemente ostili o anche solo per la loro personale natura il popolo degli Hunza è rimasto sempre lontano da altre civiltà.

Ci capitò nel 1904 un giovane medico scozzese, Robert McCarrison, che vi rimase alcuni anni e che notò con grande sorpresa che la popolazione locale mostrava una straordinaria longevità ed una particolare resistenza alle comuni malattie, specie infettive come la tubercolosi, la malaria, la diarrea infettiva che decimavano regolarmente le popolazioni delle regioni vicine. Questa caratteristica si associava ad una straordinaria resistenza fisica che permetteva ad un uomo di andare e venire a piedi dal mercato percorrendo anche 100 chilometri in un solo giorno. McCarrison fece molte ipotesi su queste straordinarie caratteristiche ma poi si convinse che il segreto di tutto questo era nella loro alimentazione.

Il popolo Hunza è un popolo contadino vissuto in costante isolamento e ha sempre utilizzato per nutrirsi i prodotti della propria valle, strappati con fatica e ingegno alla montagna tramite arditi terrazzamenti, irrigazioni dei campi con autentiche opere di ingegneria idraulica raccogliendo, con condotte e depositi, le acque dei ghiacciai dell’Himalaya e producendo in questa maniera orzo, frumento, miglio, grano saraceno ma anche ortaggi come pomodori, cavoli, spinaci ed alberi da frutto come albicocche, more, ciliegie, noci, pere, melograni.

Il popolo Hunza si ciba esclusivamente di ciò che produce ed è disposto addirittura a periodi di digiuno nella stagione primaverile in cui i viveri rimasti vengono razionati in attesa del raccolto. Le loro abitudini alimentari consistono nel quasi esclusivo uso di prodotti stagionali o essicati, l'uso del pane integrale, dei cereali, il consumo di germe di grano e di mais non ancora maturi o di germogli dei piselli, la consuetudine di mangiare quasi esclusivamente verdure, legumi lessati (la cui acqua di cottura viene bevuta per cui le sostanze nutritive che si perdono durante le cottura vengono recuperate), il limitato consumo di carne (gli animali vengono mangiati solo quando vecchi), l'uso limitato del sale, i formaggi consumati freschi o fermentati.

Serenità, allegria e buon carattere sono altre caratteristiche di questo popolo che sembra sempre fresco, amabile, sorridente, pieno di buoni pensieri. Le famiglie si trattano con amicizia, collaborazione, senza gelosia né avidità ed ogni occasione è buona per darsi ad una giocosa allegria. Sono pulitissimi e vivono in maniera veramente elementare. D’inverno la famiglia, spesso una ventina di persone, si raccoglie in un'unica stanza per combattere il freddo (siamo a 2500 metri di altitudine) e vi resta chiusa per molto tempo . E’ l’occasione dei racconti dei vecchi, di giochi festosi, dei piccoli lavori domestici a cui partecipano, in maniera paritaria uomini e donne, sempre sorridenti.

Hanno una loro lingua, ricca di sfumature anche se solo orale, attività sportive ed una vita sociale ricca e articolata. Hanno anche un re per le questioni giuridiche, le sedute sono pubbliche e tutti i cittadini vi partecipano anche se le occasioni di deliberare giustizia veramente rare.

Pur così cordiali e amichevoli gli Hunza hanno sempre resistito a chi voleva cambiare la loro condizione di vita che, se pur essenziale, riesce a dare loro serenità e benessere. Forse è proprio questo loro stato d’animo, questo loro modo semplice di vivere, oltre alla alimentazione strettamente naturale, il segreto della loro longevità e delle loro eccezionali condizioni fisiche.

Non hanno adottato la ruota ed un giorno il giovane medico chiese direttamente al re il motivo del rifiuto. “Se si adotta la ruota poi bisogna fare le strade. E ciò può portare molto lontano!” fu la risposta del re .


Oggi tutto questo probabilmente non esiste più, il popolo non ha mantenuto la sua cordialità e allegria, si ammala e muore purtroppo come gli altri. C’è una lunga strada asfaltata che collega Cina e Pakistan e molti turisti vi arrivano per trovare qui la fonte della giovinezza, cercando vanamente in un prodotto (forse l’acqua contenente particolari sali minerali, provenienti dai ghiacciai himalayani) quello che invece va ricercato in un modo di vita, in un modo diverso di vivere la propria esistenza, in un mondo perduto come quello degli Hunza.

Trilussa
 
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