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SEGNALI DI FUMO
di Madamadoré
25/2/2009-
MINORANZA ATTIVA
La mia rubrica si chiama segnali di fumo, segnali da condividere, da criticare o da interpretare, segnali per comunicare e raccontare qualcosa.
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MINORANZA ATTIVA
La mia rubrica si chiama segnali di fumo, segnali da condividere, da criticare o da interpretare, segnali per comunicare e raccontare qualcosa.
Non è facile stabilire quali segnali inviare, è più facile leggere e interpretare dei segnali. Proverò a fare tutte e due le cose.
Il segnale che voglio leggere è quello della folla, della maggioranza, dei molti. La maggioranza è spesso silenziosa, ma non per questo non ha idee, non formula teorie sul mondo e sulla vita, sull’uomo e sulla donna, sulla persona e i suoi diritti e doveri. Sulla ricerca della felicità.
La questione è come, cosa e dove si cerca.
Si cercano domande o risposte? Se si cercano risposte la vita scorre più facilmente, si devono intercettare dei segnali rivelatori, chiari, esplicativi, si devono intercettare degli esperti che ci forniscano risposte, si cercano i rimedi e non le cause. Si cerca semplificazioni e non complessità.
Oggi abbiamo molti esempi di fornitura di risposte, purtroppo le più evidenti e immediate sono all’unisono, alimentano un’identità di conformismo, di uguaglianza a prescindere, ci relegano nella posizione di cliente o utente, non pensante, ma fluttuante.
La tv, i media forniscono immagini rappresentative di quello che dovremmo avere bisogno dalla spesa alimentare, alla cura personale per essere piacevoli, accettati e di successo. I media ci danno anche l’esempio di quale linguaggio, atteggiamento e comportamento usare per corteggiare, per confrontarci, per protestare, per litigare…
I media ci illuminano i modelli verso cui tendere per essere felici, di successo, alla moda, in e non out.
I media ci danno anche il polso sulle emergenze filtrando sul piano cognitivo e informativo gli eventi notiziabili, costruendo, così, la mappa mentale per orientarsi tra gli eventi del mondo.
I media producono notizie attraverso un’operazione di selezione delle notizie e costruiscono una certa rappresentazione della realtà sociale, enfatizzando certi aspetti piuttosto che altri.
Come?
Attraverso la selezione e l’offerta di informazioni alle quali occorre prestare attenzione, organizzando una gerarchia di priorità e di importanza relativa in un dato momento o contesto.
La nostra organizzazione del lavoro è tale per cui corriamo e lavoriamo come forsennati, se per caso sei “il Classico fannullone” che dopo 6h di lavoro sei a casa senza fare il secondo/terzo lavoro ti guardano con sospetto, non è possibile, come fa? avrà delle rendite o c’è sotto qualcosa, perché lo si sa che un fannullone classico non gode di un alto stipendio, non può accontentarsi di quello, ma non deve cambiare la macchina? Non deve cambiare telefonino…bah è un mistero!
La nostra organizzazione del tempo quotidiano è una tortura: lavoro, palestra/sport, figli da prendere, portare danza/sport/musica..cena, casa, spesa tutto di corsa. Anche le vacanze le facciamo così, se no ci prende l’ansia. Che si fa? È una domanda ormai da divano dello psicanalista, come l’ansia da nido vuoto.
Ma questi ritmi, questa società liquida dove quasi tutto è solubile, dove siamo riusciti ad azzerare anche la differenza tra destra e sinistra, dove sono tutti posizionati apparentemente nello stesso punto crea maggioranza silenziosa ma pensante e agente o tende essenzialmente a creare conformismo?
Ma chi non è conforme? Chi non si scioglie nella liquidità è una minoranza, deviata o che cosa?
Non stare nella maggioranza può volere dire essere deviati, quando si è ribelli alle regole, anticonformisti per partito preso, ma è solo una rottura dei limiti, delle regole, dei paletti e dei recinti.
Ma c’è un’altra possibilità, essere minoranza attiva, che con la posizione precedente differisce fortemente e sostanzialmente, perché fornisce un’alternativa, il suo obiettivo fondamentale non è sovvertire e trasgredire le regole.
Le minoranze attive si collocano ad uno scalino superiore.
Quando una persona prende consapevolezza che la maggior parte dei membri del gruppo al quale appartiene ha un’opinione differente dalla sua, che può fare?
Assumere la posizione dominante entrando a far parte di un gruppo, il gruppo della maggioranza, il gruppo di successo, della ragione quantitativa facendosi sedurre dall’influenza sociale dell’opinione dei molti.
Oppure?
Si può opporre al modo di pensare e di agire prevalente, e introdurre un’innovazione nel tessuto sociale e culturale.
Una minoranza attiva occorre che si renda visibile all'opinione pubblica per quello che fa, e che sia quindi "motivata a ottenere, preservare o anche accrescere la propria visibilità, a far conoscere la propria esistenza dalla maggioranza”. Deve rifiutare i compromessi ed esprimere le proprie opinioni in maniera coerente, ripetitiva e senza concessioni.
Secondo Moscovici “Una minoranza deve enunciare una posizione ben definita sul problema in questione e rimanervi saldamente fedele, opponendosi per tutto il tempo alle pressioni esercitate dalla maggioranza”
Al contrario di una maggioranza, una minoranza non dispone di un numero considerevole di sostenitori e nemmeno di status e di autorevolezza riconosciuti.
Allora, che cosa le permette di esercitare influenza?
Il comportamento è la vera chiave di volta, se si crede che le persone non siano solo bersaglio di influenza, ma anche artefici di influenza e quindi in grado di incidere sulla collettività di appartenenza.
Dare l’esempio e fornire la possibilità concreta di costruire un diverso modo di stare nel mondo, incidere sui meccanismi di latenza, del pensiero critico, del dubbio, della falsificabilità dell’influenza maggioritaria.
Moscovici e le teorie di psicologia sociale trattando l’argomento delle minoranze attive fanno scaturire la detronizzazione del postulato tradizionale che vede l'influenza come funzione del potere o della dipendenza dalla maggioranza. Aquaro ricorda infatti che "se ciascun membro di un gruppo, indipendentemente dalla sua posizione, deve essere, considerato come sorgente potenziale d'influenza (come testimoniano le ricerche), ne deriva che il successo dei tentativi d'influenza non dipende dalla consistenza numerica, né dallo status della fonte”.
Questo è il segnale che voglio inviare a tutti noi: vogliamo, possiamo, scegliamo sempre e comunque, in maniera passiva o attiva.
Chi ci guadagna dall’assumere le due diverse posizioni?
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