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LA BATTIGIA
di Trilussa



11/10/2009- NON SOLO CEMENTO
“I suoli, considerati come uno strumento per riempire la pancia, immancabilmente ripagano con gli scempi, si sa…….Chissà quanti sindaci d’impresa amministrano i nostri 380 comuni (si parla della Sardegna-ndr).


NON SOLO CEMENTO

“I suoli, considerati come uno strumento per riempire la pancia, immancabilmente ripagano con gli scempi, si sa…….Chissà quanti sindaci d’impresa amministrano i nostri 380 comuni (si parla della Sardegna-ndr). Chissà quanti candidati edilizi hanno utilizzato nei comizi l’idea brutale che nel metro cubo è contenuta la felicità eterna. Chissà quanti amministrano e contemporaneamente costruiscono.
Qualcuno ha declamato che lui il Paesaggio lo “deve fabbricare”, un altro che lo “restaura”, un altro ancora che “lo ricostruisce”. Insomma, la politica, grande e piccola, vede come propria bussola non il benessere dei singoli e la protezione del patrimonio naturale che ci è stato consegnato, no…..

L’ago magnetico è dritto e fisso verso gli affari di pochi, senza cura delle conseguenze, senza la filosofia richiesta quando si ragiona di uomo e paesaggio.

E’ naturale che l’impresa desideri costruire. E talvolta tira calci per farlo. Non è naturale, anzi, così nasce un mostro, che l’impresa diventi contemporaneamente amministrazione e ci governi. Questa è una mescolanza che ci conduce in un territorio grigio e indistinto, dove l’ambiguità può scivolare verso l’illegalità. E le conseguenze sono drammatiche, qualsiasi legge si faccia per proteggere il territorio.

Le casette che si moltiplicano come virus, secondo la primitiva “ideologia”: più mattone, più ricchezza. Il sogno di container carichi di turisti. Le stagioni che si accorciano e gli alberghi che si allungano. Migliaia di case vuote, inutili, brutte, spettrali per undici mesi l’anno. E la risposta a questo orrore è nell’inevitabile e certo “premio di cubatura”, l’elisir per ogni male. ………


Nessun ragionamento, nessun amore per i luoghi, nessun senso della patria, delle origini.

Nessuna memoria, nessuna speranza per una terra così disposta a vendersi e già così venduta per qualche metro cubo.

D’altronde come il cane assomiglia al padrone, anche il paesaggio assomiglia a chi lo abita.
Una società mediocre produce un paesaggio mediocre, paesi miseri, città brutte, periferie atroci……………


Quelli che, a detta loro, “fabbricano, restaurano, ricostruiscono” il Paesaggio, lo costringono con tale violenza che lo perdono. Perdono, accecati da un piccolo guadagno immediato, perfino il vantaggio economico che un paesaggio bello contiene in sé finché è bello. Ci privano, ricoprendo tutto di “bruttezza”, del diritto sacro di godere del Paesaggio e di vivere in armonia.”



La lettera è di Giorgio Todde, pubblicata anche su La Nuova Sardegna, ed è riferita alla località sarda di S.Teodoro, un posto bellissimo con una spiaggia incantevole. Proprio le sue pregevoli caratteristiche ambientali, e quindi il grande valore economico, hanno rappresentano la sua disgrazia a causa delle forti pressioni speculative che lo hanno completamente trasformato.

Un “luogo sublime”, dice l’autore nella lettera, che la politica ha trasformato in “un grumo di case e gru”. Una frase che esprime con molta efficacia l’amore per la propria terra e la frustrazione per la trasformazione colpevole di un territorio prima bellissimo in un semplice e orrendo “grumo di case e gru” .

E’ una lettera che potrebbe andar bene per molti luoghi nel nostro paese, luoghi che subiscono la stessa aggressione, la stessa violenza, la stessa disgregazione sociale (l’autore non lo dice ma questa ne è la naturale conseguenza), in nome sempre della stessa legge: quella del profitto ad ogni costo.

E l’aggressione sul territorio è spesso di una intensità tale da vanificare lo stesso bene, da modificarne il valore non solo economico ma anche etico, sociale, spirituale.

La ricchezza di alcuni finisce così per impoverire tutti gli altri e in nome di un magico e fantastico “progresso”, che lenisce ogni male, ci troviamo condannati a vivere in squallide periferie, in anonimi aggregati urbani, fra migliaia di auto, inquinamento, sporcizia e confusione.

Poco importa se abbiamo il TV al plasma o la lavatrice intelligente, le ruote motrici o la banda larga, non è quella la felicità anche se la televisione ogni giorno ed ogni ora ce lo vuole imporre come unico e insindacabile modello di vita.

E’ necessario e sempre più urgente modificare la scala dei valori in senso più moderno, più attuale, e porre in cima a tutto il rispetto assoluto e la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo.

Sappiamo tutti perfettamente quanto questa sia indispensabile e impellente non solo a livello locale ma anche a livello nazionale e anche a livello mondiale, perché i tempi stringono e non c’è tempo da perdere prima del fatidico momento del non ritorno.

Come sta il nostro pianeta infatti è sotto gli occhi di tutti, come sta il nostro Paese lo vediamo proprio in questi giorni con i morti di Messina, come sta il nostro territorio lo vediamo girando per le strade.

Fa veramente un grande dispiacere vedere che una città come Pisa, meta turistica di livello internazionale, si debba presentare agli stranieri che vengono da tutto il mondo con la sporcizia su ogni ciglio di strada, ad ogni semaforo, con strade quasi impraticabili dalle buche e dall’asfalto sconnesso in una almeno apparente indifferenza generale.

Anche percorrendo la nostra campagna si nota la stessa incuria e si scorgono dovunque nuove costruzioni, villette singole, villette a schiera, nuove strade, nuovi incroci, nuovi semafori, nuovi parcheggi con le aree a verde sempre più striminzite e di solito abbandonate a se stesse. Anche i luoghi protetti non fanno eccezione e subiscono aggressioni, violenze, ridimensionamenti non sappiamo in virtù di quale principio o interesse comune, se non quello evidente dei costruttori.

Piante malate, alberi rinsecchiti, nessun aiuola fiorita o semplicemente curata, rotonde abbandonate alle erbacce, piazze interamente occupate dalle auto, strade sconnesse e piene di buche, spazzatura sui cigli, ingombranti abbandonati lungo le strade.

Gli unici spazi curati sono quelli privati, quelli dei nuovi comparti edificatori (leggi Bulgarella in città o Cosmopolitan a Tirrenia), abbelliti per venderli meglio, con un servizio di “controllo ambientale permanente” perché è bello vivere in quei luoghi curati, in mezzo al verde, fra aiuole fiorite, dove tutto è ordinato, pulito, perfetto.

Alla barba dei cittadini comuni, di chi deve vivere fuori da questi luoghi privilegiati.

Pensare che siamo in zona turistica, una industria straordinaria che non avrà mai fine. Non come il petrolio o il carbone che prima o poi dovranno finire ma possessori privilegiati di una materia che non inquina, perenne, in continua espansione, una materia che nel 2020 rappresenterà la prima voce del PIL (M.Lupi-ndr).

Abbiamo le città, abbiamo la storia, abbiamo le bellezze, abbiamo il clima, abbiamo la cucina, abbiamo la natura e a cosa ci attacchiamo, cosa vediamo nel nostro futuro, per il nostro benessere e quello dei nostri figli? Nuove case, comparti edilizi e centri commerciali!

E di conseguenza nuove strade, nuove piazze, nuovi parcheggi, nuovi negozi che trasformeranno la campagna in periferia urbana, i paesi in semplici dormitori o periferie di enormi centri commerciali.

Stiamo svendendo il nostro ambiente ma con esso svendiamo anche la nostra storia, le nostre tradizioni, svendiamo le nostre comunità, la nostra qualità della vita ed anche i nostri ideali.
Modificando in maniera così cruenta l’ambiente modifichiamo anche i nostri sentimenti, la nostra intima scala dei valori e tutto diventa possibile e perde di importanza: un piccolo abuso edilizio, un muretto abusivo, una baracca di legno, un porticciolo sul fiume, la pesca di frodo, l’abbandono dell’ingombrante, la contestazione della contravvenzione, il passare col rosso, l’aggressività contro tutti, l’insoddisfazione perenne, la furbizia cafona, la raccomandazione, l’evasione fiscale, la fuga in caso di incidente stradale, il dolo, la truffa, la rapina, l’omicidio.

Un’esagerazione?

Per ora, forse.

Trilussa

 
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