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LA BATTIGIA
di Trilussa



31/8/2008- POVERO-POVERO
Se si guarda come un film la storia recente del nostro paese si potrebbe probabilmente dividere in quattro fasi, in quattro tempi, non certo con ambizioni storiografiche o di rigore scientifico,


POVERO-POVERO

Se si guarda come un film la storia recente del nostro paese si potrebbe probabilmente dividere in quattro fasi, in quattro tempi, non certo con ambizioni storiografiche o di rigore scientifico, che devono essere rimandati a chi di queste cose studia e si intende, ma solo come una specie di gioco.



Allora diciamo di aver avuto una prima fase in cui il paese si poteva definire: povero-ricco.

Potremmo identificare questo periodo come quello degli anni 60 in cui il paese, uscito da poco dalla ricostruzione post-bellica iniziava il periodo che sarebbe poi sfociato nel boom economico. Era ancora un paese con un elevato indice di analfabetismo, l’acqua potabile e la luce elettrica non erano ancora arrivate in tutte le abitazioni, alcuni beni che oggi possiamo definire effimeri erano appannaggio solo di pochi benestanti. Cominciavano a comparire le prime auto popolari, i primi televisori, i primi frigoriferi. Un paese in crescita ma ancora povero di mezzi economici. Nonostante questo però un paese ricco. Ricco di quei rapporti personali, di quella solidarietà, di quei valori umani, rafforzati dalle sofferenze della guerra recente, che rendevano i paesi dell’Italia delle piccole comunità felici. Non era ancora iniziata l’invasione degli extracomunitari, si erano calmati i bollori del post-fascismo, cominciavano ad esserci certezze del lavoro, della corrispondenza del lavoro con la propria scolarità, di un futuro se non radioso almeno migliore di quello attuale, un futuro su cui veramente si poteva scommettere.



Dopo questo periodo di transizione in cui il paese iniziava a crescere si è passati ad un secondo periodo in cui possiamo definire il paese come: ricco-ricco.

E’ arrivato il boom economico, è comparsa la plastica e nuovi e straordinari oggetti hanno cominciato a riempire le cucine delle famiglie. Il mettitutto ha preso il posto della vecchia madia, le finestre delle abitazioni sono oramai tutte con i vetri e non coperti da pannelli di cartone, la radio è diventata comune in ogni famiglia e la TV si sta facendo piano piano strada in tutte le case, con un progressivo aumento dei canali, con l'arrivo poi del colore ed infine con la comparsa finale del famigerato telecomando. Oltre l’aumento dei beni di consumo, del benessere, del lavoro, con lo stato che elargisce con munificenza in ogni settore iniziando in quegli anni la propria disgraziata improduttività (che si è trascinata fino ai giorni nostri), c’è un reale e forte potere di acquisto delle famiglie che si trasforma nelle prime auto di lusso, nelle prime vacanze con la “gabina” a Torre del lago, nei primi viaggi in Italia e all’estero, nelle prime cambiali, i primi mutui per l’acquisto delle abitazioni. Un paese diventato finalmente ricco e che conserva però ancora quei valori di buon vicinato, di conoscenza e sussidio delle persone, di rapporti umani di amicizia e solidarietà. Un paese quindi ricco-ricco in cui i piccoli paesi rimangono ancora una vera comunità con un proprio senso di appartenenza e dei valori tradizionali ancora ben saldi.



La terza fase è quella del ricco-povero.

Il paese è diventato ancora più ricco ed è aumentato notevolmente il benessere. Le auto sono diventate più grandi, sono comparsi i SUV, le case sono diventate ville, le vacanze si sono allontanate e diventate globali, la classe politica ha cominciato quel cammino che la porterà in pochi anni a diventare casta, le comunicazioni si sono dilatate aumentando e facilitando i contatti ma allontanando e isolando le persone.

Si può individuare la nascita di questa fase più o meno con la nascita della televisione cosiddetta privata. La comparsa delle reti private, con la successiva, rapida e controversa ascesa Mediaset fino al monopolio (bisogna ricordarsi che siamo nell’epoca craxiana), ha dimostrato con il gradimento di programmi di puro intrattenimento, e a volte di dubbio gusto, il cambiamento di mentalità avvenuto nel paese (a cui la stessa televisione ha dato sicuramente il proprio contributo) conducendolo rapidamente nella fase di ricco-povero. E’ rimasta ed è aumentata ancora la ricchezza materiale ma si è andata progressivamente riducendo quella che possiamo definire, con un po’ di approssimazione, la dimensione spirituale. Sono fioriti modelli di comportamento negativi che hanno sostituito rapidamente quelli tradizionali e reso più povero il paese. La TV pubblica non ha saputo reggere il confronto con la privata e basando la propria programmazione sulla quantità (leggi auditel) invece che sulla qualità si è immediatamente adeguata contribuendo a trascinare sempre più in basso la qualità dei telespettatori.

Il denaro, il potere, l’apparire, la fama, il gossip sono diventati il pane quotidiano dei telespettatori e si sono sostituiti all’amore, all’amicizia, al sentimento, alla solidarietà, alla partecipazione, all’appartenenza. Poche voci si sono levate per contrastare questo cambiamento, alcune sono rimaste mentre altre sono state sommerse da sistemazioni di carriere, posti di comando, soldi, opportunità. Una fase veramente negativa della nostra storia recente che si è manifestata anche con un cambiamento dell’orientamento politico dell’elettorato con la nascita di nuovi partiti e nuove figure politiche con strategie nuove e più adatte al cambiamento dei tempi.



Questa fase del ricco-povero arriva fino quasi ai giorni nostri quando si precipita nell’ultima, quella attuale, che possiamo definire del povero-povero.

Oltre ad impoverirsi spiritualmente, culturalmente, socialmente, politicamente la nostra società vive ora la fase dell’impoverimento anche materiale. Una serie di circostanze di rilevanza mondiale, una serie di privilegi di casta che i vari governi non hanno potuto o voluto ancora risolvere, degli esecutivi non sempre attenti ai bisogni del paese, un ricorso all’indebitamento eccessivo delle famiglie spinte dalla nascita artificiosa di nuovi e continui bisogni, una pressione dei mass media sulla vita più felice con creme antirughe, pomate snellenti, yogurt defecanti, crociere esaltanti, vitamine ringiovanenti (perché voi valete!) stanno portando a grossi problemi di sussistenza della parte più debole della popolazione.
C’è da dire, come aggravante, che questa divisione artificiosa in fasi non riguarda tutto il popolo indiscriminatamente, situazione che avrebbe in sé comunque una valenza democratica, ma ne riguarda solo una parte.
Alcune classi sociali, fra cui bisogna inserire anche quella politica, non subisce o patisce questa divisione che è appannaggio solo delle classi meno abbienti. Queste classi privilegiate e protette durante tutte queste diverse fasi hanno condotto la loro solita vita agiata, indifferente, in una perenne fase di distacco dalla gente e dai suoi problemi reali.



Attualmente un paese povero-povero quindi, una brutta fase che speriamo solo transitoria verso momenti più felici in cui una classe dirigente finalmente rinnovata nei suoi uomini e rinvigorita nei suoi ideali possa riportare il paese a quella tranquillità, a quel benessere economico, a quella serietà istituzionale, a quella riscoperta dei valori tradizionali che sono alla base di ogni buon vivere civile.

Trilussa

 
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