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SEGNALI DI FUMO
di Madamadoré



29/4/2009- 25 APRILE
25 aprile festa della liberazione.
Liberazione da che cosa? E non solo da chi. Domandarsi da chi ci siamo liberati punta la riflessione su noi e gli altri, su due schieramenti contrapposti, su cui il tempo ha sbiadito i confini.


25 APRILE



25 aprile festa della liberazione.

Liberazione da che cosa? E non solo da chi.

Domandarsi da chi ci siamo liberati punta la riflessione su noi e gli altri, su due schieramenti contrapposti, su cui il tempo ha sbiadito i confini.

Un noi e loro che è diventato più difficile distinguere.

Domandarsi liberazione da che cosa, permette di creare un’area di intersoggettività dove io, tu, noi si può anche, volendo, trovare un posto. Un’ area di intersoggettività che mette l’accento sulle regole dei giochi, sulle forme del vivere e del convivere, politicamente, socialmente, economicamente e privatamente.

Da che cosa ci siamo liberati? Da forme di vivere e convivere che niente avevano a che fare con la libertà, con il rispetto della persona, della vita, con i diritti per tutti, con l’uguaglianza di diritti e doveri tra uomini e donne di ogni razza, religione provenienza geografica, con la fratellanza dei popoli.

Chiedersi da che cosa ci siamo liberati ci permette di illuminare la costituzione come mito fondatore della repubblica italiana, un mito che non può essere dato una volta per tutte ma che richiede continuamente a tutti noi di essere alimentato e vitalizzato.

“La democrazia in cui viviamo è come l’aria che respiriamo. Non ci si fa caso fino a quando viene a mancare o diventa tossica.”

Il 25 aprile è la festa dei valori democratici, dei fondamenti della nostra vita attuale, è quello che ci permette di essere qui a scrivere quello che ci passa per la testa senza incorrere in censure, se non quelle che ognuno di noi per educazione, decenza si dà autonomamente.

Questa festa ha valore solo se ne manteniamo vivo non solo il ricordo di quello che è successo tanti anni fa, dei fatti che sono accaduti, ma soprattutto dei valori che hanno guidato quelli che hanno resistito.

Quei valori sono la nostra linfa vitale.

Il 25 aprile non può diventare la festa della libertà, è la festa della liberazione da una condizione…


L’equivoco è di credere che per provare a sciogliere tale nodo, occorra che si attenuino le differenze tra i diversi ed opposti schieramenti politici, che le ricette dell’uno si assomiglino sempre di più con quelle dell’altro.

…Ma un Paese si può dividere sulle scelte della politica senza rischiare di perdersi come comunità, solo se "prima" della politica tutti gli attori della scena pubblica - partiti, schieramenti, rappresentanze sociali - sentono con forza, e coltivano, il vincolo dell'identità nazionale.

…All’Italia di oggi e del futuro occorre che destra e sinistra si contrastino con forza e in campo aperto, ma che si rafforzi in entrambe la consapevolezza che il “destino” degli italiani è uno solo.
Progressisti, populisti, moderati restino se stessi, ma si sentano un po’ di più anche patrioti.




La festa della liberazione può diventare festa di tutti gli italiani, ma sarà diversa la celebrazione che se ne farà. Ognuno di noi sentirà di essere vicino alla storia di questa festa in misura diversa e questo marca il nostro modo di esser-ci.

Qualcuno ha più che un sospetto che i giovani di oggi non sappiano che cosa si festeggi?

La responsabilità di questa ignoranza è diffusa, ed è talmente diffusa che è difficile rintracciarne le cause, la scuola, la famiglia, la tv…tutti hanno concorso a far credere che quei valori per cui qualcuno molti anni fa dette la sua vita, gli eroi, siano ormai parte del nostro dna, che non abbiano bisogno di essere tenuti in vita.

Il 25 aprile non è solo una festa di morti, sia pure eroi, è una festa di parole, di valori, di importanti condizioni necessarie e imprescindibili se vogliamo continuare a vivere in un paese con mille difetti e mancanze, ma dove la libertà c’è ancora.

Il 25 aprile dovrebbe essere una festa quotidiana, nel senso che ha bisogno del quotidiano per rimanere tale.

I giovani non sanno che cosa sia la festa della liberazione? Non credo che sia solo importante conoscere i fatti accaduti allora, ma credo assolutamente che sia determinante per tutti noi, senza distinzioni di età, sesso, nazionalità sapere che cosa contraddistingue un’etica democratica.


…decalogo dell’etica democratica: l’adesione a principi e valori, contro il nichilismo; la cura della personalità individuale, contro le mode, l’omologazione, il conformismo e la massificazione; lo spirito del dialogo, contro la tentazione della sopraffazione; il senso dell’uguaglianza e il fastidio per il privilegio; la curiosità e l’apertura verso la diversità, contro la fossilizzazione e la banalità, e contro la tendenza a guardare ogni cosa da una sola parte, la nostra; la diffidenza verso le decisioni irrimediabili che non consentono di ritornarci criticamente su; l’atteggiamento sperimentale, contro le astrazione dogmatiche; il senso dell’essere maggioranza e minoranza, dei compiti e delle responsabilità corrispettivi; l’atteggiamento di fiducia reciproca, che rifiuta non vede in ogni cosa complotti e in ogni avversario un capro espiatorio; infine, la cura delle parole.



Senza pensiero di essere smentita, posso dire che il 25 aprile è, almeno, la festa della liberazione da un’etica assolutamente contraria a questi principi.

Chi non ci si riconosce che cosa deve festeggiare?

“La democrazia non è una formuletta astratta d’organizzazione politica, ma una concezione impegnativa della vita in comune.”

La liberazione va ricordata, come una ricorrenza, ma va celebrata e vitalizzata quotidianamente per non dimenticare, per non perdersi e per non perdere i valori dell’etica democratica.

Madamadoré

 
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