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SEGNALI DI FUMO
di Madamadoré



14/2/2010- EFFETTO PESCI ROSSI
Si dice spesso che il pesce rosso abbia una memoria limitata a pochi secondi, ma questo non è completamente vero. La memoria dei pesci rossi può essere definita selettiva, vale a dire hanno una qualche coscienza di ciò che è accaduto in precedenza....


Effetto pesci rossi

Si dice spesso che il pesce rosso abbia una memoria limitata a pochi secondi, ma questo non è completamente vero. La memoria dei pesci rossi può essere definita selettiva, vale a dire hanno una qualche coscienza di ciò che è accaduto in precedenza, ma non sanno esattamente che cosa. Possono essere addestrati a svolgere compiti semplici, come a mangiare solo in un'area della loro boccia o acquario. In questo caso sanno istintivamente che in quell'area c'è qualcosa di buono, ma non ricordano cosa. Se appare un predatore nella loro zona, ad esempio un airone, il pesce si nasconderà per diverso tempo per istinto, ma senza sapere da cosa si nasconde: sa solo che è meglio nascondersi.(Wikipedia)
Siamo noi i novelli pesci rossi nella boccia? Spesso mi viene da pensare di si.

Mi sento un pesce rosso nella boccia per le scarse possibilità che ho di cambiare il mio mondo, ogni volta che mi affaccio in un paesaggio nuovo e tento di cambiare qualcosa, di fare o di dire sbatto contro la parete della boccia, sembra che ci sia sempre qualcuno pronto a dirti che ti devi arrendere, che non si può andare oltre, c’è un limite invalicabile. Confidenzialmente ti informa che non sei giusta per il momento o per il posto, che devi imparare delle cose…

Mi sento un pesce rosso nella boccia quando penso ai programmi che vedo in televisione, tronisti e corteggiatrici, veline, opinionisti tuttologi, moralizzatori falsi come i soldi del monopoli. Informazione parziale, quando mi va bene, altrimenti notizie manipolate e manipolatorie. Mi sento un pesce rosso che non può sfuggire al suo destino, bombardato da notizie e da messaggi tesi a incentivare la posizione e il ruolo di pesce rosso, pensando di essere felice oppure cercando di cambiare e diventare un pescecane con 38 denti.
Mi sento un pesce rosso quando mi immergo completamente nel lavoro, o quando inganno, anzi ammazzo il tempo con i videogame, la tv al plasma, con lo struscio nei villaggi dello shopping tra milioni di persone o insaccata nella coda chilometrica al supermercato appena aperto . Mi sento un pesce rosso quando inganno e ammazzo il tempo, anziché viverlo e sono pure contento.

Mi sento un pesce rosso quando voglio qualcosa e non ce l’ho e allora sono incavolata con il mondo che non mi permette di ottenere un mio diritto e allora tutti e tutto fa schifo. Allora metto in scena una specie di vendetta contro il mondo, se io non posso avere quello che mi spetta non lo avrai neppure tu, non muoverò una foglia per aiutarti.

Mi sento un pesce rosso solo e misero, che è grato a quel qualcuno che fa qualcosa per me, che pensa a me, divento riconoscente a chi butta briciole di cibo sull’orlo della mia boccia, o mette una piantina finta per abbellire il mio paesaggio. Ogni tanto accade qualcosa di imprevisto: l’acqua è troppo calda e vengo lessato, oppure al cambio d’acqua settimanale cado e mi ferisco mortalmente, ma poco importa il pesce rosso non è una razza di pesce pregiata, sono facilmente sostituibile e nessuno se ne accorge.

Mi sento un pesce rosso quando mi accorgo che destra e sinistra si assomigliano tanto da fondersi in un’unica casta, quando deludono qualsiasi aspettativa e io che li stipendio giorno dopo giorno non riesco a licenziarli!
Mi sento un pesce rosso quando divento oggetto di osservazione. Che fa? Nuota più svogliato? Mangia con meno appetito? Non viene subito a galla ? E allora divento oggetto di iniziative per riportare la tranquillità all’osservatore. Il pesce rosso deve andare in vacanza se non può ecco pronto il bonus vacanza, il pesce rosso deve rilassarsi e giù programmi televisivi di intrattenimento: la pupa e il secchione, o il brutto anatroccolo, grande fratello…

Mi sento pesce rosso quando divento un numero delle statistiche: 2 persone su 5 quest’anno andranno in vacanza. Ma non è vero sto qui in ospedale e la corsia ha i letti pieni e le infermiere sono preoccupate, perché stanno arrivando nuovi degenti. Ma non dovevamo essere in vacanza?
Mi sento un pesce rosso quando siccome il mondo fa schifo, è tutto sbagliato, mi insulta chi non lo ha ancora capito e crede di poter cambiare qualcosa e allora io lo critico aspramente e gli conto le pulci e magari gli tendo anche qualche tranello, a fin di bene, per fargli capire che non c’è niente da fare.
Mi sento un pesce rosso quando penso che il mondo che fa schifo e non mi merita, per cui decido di far finta di niente su ogni cosa che accade.

Mi sento un pesce rosso quando sento che il mondo è ingiusto, che il sistema è malato, che il mondo è fatto per i furbi senza scrupoli e io decido di smettere di agire e di pensare per vendetta contro tutti e tutto.
Mi sento un pesce rosso quando penso che tutto è falso e ingannevole, ma rispondo prontamente a mandare un sms al televoto di un trasmissione perché partecipo ad un estrazione in cui si possono vincere 5000euro e poi non mando un sms di 2 euro per gli aiuti ai bambini di Haiti, perché tanto chissà dove vanno a finire quei soldi.

Mi sento un pesce rosso perché mi pare che tutto congiuri a farmi pensare che niente vale la pena di farmi allontanare dalla mia boccia sicura, che tutto congiuri a farmi accontentare di quel che ho, di quel che vedo e di quel che mi viene dato. Tutto contribuisce a farmi rimanere addormentato, anestetizzato, a pensare che in fondo va bene esistere senza vivere.
Mi sento un pesce rosso…ma vorrei r-esistere per vivere.

Se un giorno troverete la boccia vuota, sappiate che i pesci rossi avranno ricordato qualcosa che è dentro di loro, avranno ascoltato le loro sensazioni ed emozioni, saranno riusciti a pensare a cosa vuol dire vivere, a cosa vuol dire “liberté, egalité e fraternité”, si saranno messi in contatto e avranno provato a nuotare forte, a saltare e saranno in un mare senza dubbio meno sicuro, ma pieno di colori e di vita.
Ps: il colore del pesce non ha nessun riferimento politico, il risveglio della coscienza se ha un colore, è blu come blu appare la terra vista da fuori!

L'eleganza del riccio – Muriel Barbery
A quanto pare, ogni tanto gli adulti si prendono una pausa per sedersi a contemplare il disastro della loro vita. Allora si lamentano senza capire e, come mosche che sbattono sempre contro lo stesso vetro, si agitano, soffrono, deperiscono, si deprimono e si chiedono quale meccanismo li abbia portati dove non volevano andare.
Per i più intelligenti diventa perfino una religione: ah, spregevole vacuità dell'esistenza borghese! Alcuni cinici di questo tipo cenano alla tavola di papà: “Cosa ne è stato dei nostri sogni di gioventù?” si domandano con aria disincantata e soddisfatta. “Sono volati via, e la vita è proprio bastarda”.
Non sopporto questa finta lucidità dell'età matura. La verità è che sono come tutti gli altri, ragazzini che non capiscono cosa sia successo e che giocano a fare i duri mentre avrebbero voglia di piangere.
Eppure non è così difficile da capire.

Il problema è che i bambini credono ai discorsi dei grandi e, una volta grandi, si vendicano ingannando a loro volta i figli. “La vita ha un senso e sono gli adulti a custodirlo” è la bugia universale cui tutti sono costretti a credere. Da adulti, quando capiamo che non è vero, ormai è troppo tardi. Il mistero rimane, e tutta l'energia disponibile è andata da tempo sprecata in stupide attività. Non resta che cercare di anestetizzarsi, nascondendo il fatto che non riusciamo a dare un senso alla nostra vita e ingannando i nostri figli per cercare di convincere meglio noi stessi.

La mia famiglia frequenta tutte le persone che hanno seguito lo stesso percorso: una gioventù passata a cercare di mettere a frutto la propria intelligenza, a spremere come un limone i propri studi e ad assicurarsi una posizione al vertice, e poi tutta una vita a chiedersi sbalorditi perché tali speranze siano sfociate in un'esistenza così vana.

La gente crede di inseguire le stelle e finisce come un pesce rosso in una boccia.

Mi chiedo se non sarebbe più semplice insegnare fin da subito ai bambini che la vita è assurda. Questo toglierebbe all'infanzia alcuni momenti felici, ma farebbe guadagnare un bel po' di tempo all'adulto – senza contare che si eviterebbe almeno un trauma, quello della boccia.


Madamadoré



 
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