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LA BATTIGIA
di Trilussa



18/4/2010- MINICARS
Questa settimana ben due ragazzi (15 e 17 anni) si sono uccisi con la loro “macchinina”. Per noi adulti le “macchinine” erano quelle piccole e colorate dell’Autoscontro, che aspettavamo impazienti...


MINICARS

Questa settimana ben due ragazzi (15 e 17 anni) si sono uccisi con la loro “macchinina”.
Per noi adulti le “macchinine” erano quelle piccole e colorate dell’Autoscontro, che aspettavamo impazienti tutto l’anno per la festa del paese.

Arrivavano insieme al “calcionculo” alle baracchine del tiro a segno, a quelle macchinette con le gru con cui si tentavano sigarette e accendini, con gli attrezzi per le prove di forza o di abilità, con i dischi volanti, le paperine col culo generoso di doni, i cerchi da tirare cercando di infilarli sui premi e tante altre diavolerie meccaniche per scuotere, sballottarere e strapazzare i malcapitati che poi negli anni a venire si sono evolute tanto da diventare oramai inavvicinabili da persone normali e con una normale capacità digestiva.

Ora invece le macchinine sono state autorizzate a spostarsi sulla strada. Hanno perduto la stecca che collegava il motore elettrico alla rete del soffitto, il meccanismo per inserire il gettone comprato alla Cassa, l’imbottitura di gomma che le circondava e sono diventate di libera e autonoma circolazione sulle nostre strade.
Sono equiparate ai motorini 50 e come questi possono essere guidate mediante il rilascio di un semplice patentino che si ottiene con un altrettanto semplice certificato del proprio medico curante attestante la propria idoneità fisica.

Non importa conoscere il codice della strada, non è necessario un esame medico accurato per accertare la capacità reale alla guida, non ci sono limiti di età o di condizioni fisiche per ottenere questo patentino e con esso la licenza di guida della macchinetta.

E così oltre agli anziani e ai malati a cui non è stata rinnovata la patente per inabilità, agli alcolisti e ai drogati a cui è stata tolta per gravi e pericolose infrazioni dobbiamo fronteggiare sulle strade anche tutti questi ragazzotti che, per una specie di moda tollerata dai genitori, si trovano a guidare queste macchinette o minicar.

Minicar sulla carta perché se un anziano si può accontentare di non superare i 50 all’ora i famosi ragazzotti non si mettono al volante se prima la macchinetta non è stata dal meccanico senza scrupoli (quasi tutti…. anzi tutti) che la elabora fino a portarla a velocità sicuramente incompatibili per il peso e la struttura del mezzo.

Una velocità comunque adeguata all’esuberanza dei ragazzi che di quella macchinetta devono fare il loro status symbol, sempre più veloce per dimostrare agli altri il loro valore, la loro importanza sociale, a somiglianza spesso di molti loro genitori.
Due elementi quindi di grande pericolosità si vengono a sommare per la guida di questi piccoli veicoli: la mancata garanzia di una sufficiente perizia da parte del conducente e la non idoneità strutturale del mezzo alla velocità a cui viene spinto.

Sono infatti mezzi molto fragili, con una carrozzeria di solito in vetroresina, volutamente molto leggera per la scarsa potenza del motore (originale) e che non è in grado di proteggere il passeggero dagli urti in caso di incidente. Poi hanno fari ed impianto frenante proporzionati alla velocità massima che sarebbe loro consentita, 45 Km orari, e quindi largamente insufficienti in caso di necessità a velocità maggiori.

Su Youtube esiste un filmato di una di queste piccole bare spinta alla velocità di oltre cento chilometri orari che speriamo non dia adito a sfide o competizioni da parte di altri soggetti. Gare di abilità motoristica (sempre su Youtube) sono all’ordine del giorno ma queste non rappresentano un grave problema e nemmeno un grave pericolo per loro e per gli altri. Lo diventano invece quando questi piccoli mezzi a motore si lanciano nel traffico, veloci, insieme ad altri mezzi ben più adatti e robusti di queste “macchinette” da fiera.

Ecco quindi validi motivi per considerare errata la convinzione dei genitori di questi piccoli piloti che avendo quattro ruote, ed essendo in qualche modo riparati, i loro ragazzi su questi mezzi siano più sicuri che alla guida di un semplice motorino.
Molto spesso, ripeto, la loro scelta si basa non su reali necessità (spostamento autonomo in condizioni di protezione fisica dalle intemperie) ma solo sulla moda del momento e sulla soddisfazione di anticipare, in qualche modo, la loro vita futura, di quando avranno i diciotto anni per prendere finalmente la patente e l’auto di papà. Con queste poi in luoghi isolati si lanciano in giochi e sfide tipiche dei giovani e abbastanza innocue, solo che poi rischiano di portare le stesse sfide e gli stessi giochi sulle strade con i risultati che spesso leggiamo aprendo il giornale la domenica mattina.

C’è poi da non dimenticare il discorso pedagogico con cui i genitori dovrebbero comunque sempre confrontarsi se cioè sia opportuno e corretto, dal punto di vista educativo, che già a quattordici, quindici anni i loro figli debbano girare muniti di qualcosa che somiglia molto, ed è già a tutti gli effetti un auto, anticipando così i tempi ed in maniera tanto estrema.

Sarebbe forse da augurarsi una maggiore attenzione e moderazione da parte dei genitori, cercando cioè di mantenere nei figli il normale e piacevole gusto dell’attesa, quella componente di equilibrio, di avanzamento a piccoli passi, quella lenta e graduale soddisfazione dei desideri indispensabile per uno sviluppo normale ed equilibrato dei propri figli.
Uno sviluppo lento e graduale che li porterà da ragazzi ad uomini adulti equilibrati e consapevoli, scongiurando il pericolo di farne dei perenni bambini, sempre in cerca di qualcosa di più, sempre bisognosi di qualcosa di nuovo, sempre con la bramosia di “tutto e subito”, condizioni spesso favorenti gravi situazioni di insoddisfazione e di infelicità.

Trilussa
 
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