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LA BATTIGIAdi Trilussa



25/10/2009- MIGRANTI
Salva due bambini e muore, dai genitori nemmeno un grazie. “È annegato, risucchiato dalla corrente alla foce del Piave. Portato chissà dove dall'acqua del fiume che in quel punto, a Cortellazzo (Jesolo), incontra il mare


MIGRANTI

SALVA DUE BAMBINI E MUORE, DAI GENITORI NEMMENO UN GRAZIE

“È annegato, risucchiato dalla corrente alla foce del Piave. Portato chissà dove dall'acqua del fiume che in quel punto, a Cortellazzo (Jesolo), incontra il mare. Ieri mattina attorno alle 12, è scomparso in un attimo Dragan Cigan di 31 anni, cittadino bosniaco, manovale a San Martino di Lupari - in provincia di Padova -, che poco prima si era tuffato in mare assieme ad un altro extracomunitario marocchino H. R. di 35 anni, per soccorrere due fratellini di sette e dieci anni , arrivati al mare con mamma e papà da Roncade (Treviso), che stavano per annegare. Alla fine i bimbi se la sono cavata, mentre Dragan non ce l'ha fatta. Ha lottato con tutte le sue forze ma un'onda se l'è portato via e non è più riuscito a guadagnare terra.

Il marocchino che con lui si era tuffato è riuscito a raggiungere la riva, tirato su a braccia dagli altri bagnanti che nel frattempo si erano mobilitati per dare una mano. A quanto pare però, non i genitori dei bimbi che non appena hanno riabbracciato i figli, se ne sono andati suscitando l'indignazione degli altri bagnanti. Hanno lasciato la spiaggia senza aspettare l'esito delle ricerche dell'uomo che ha salvato i loro figli. Senza curarsi della disperazione della sorella e degli altri familiari di Dragan, che in Bosnia aveva una moglie e due figli di 4 e 9 anni. Una coppia di Vittorio Veneto è fuori di sé per quanto ha visto: "Ci siamo vergognati di essere italiani quando abbiamo visto i genitori dei bimbi di Roncade salvati andarsene senza neppure avvicinarsi a confortare i familiari dell'uomo annegato e senza ringraziare quel marocchino". E aggiungono: "Non credevamo ai nostri occhi. Un comportamento inqualificabile”.


La Repubblica, un articoletto anonimo a pagina 20.

La notizia non è recentissima ma purtroppo reale come reale la scelta delle redazione del giornale di posizionarla a pagina venti, dopo le solite notizie del solito Berlusconi, un po’ di Fabrizio Corona e qualche notizia di come va l’economia. L’avvenimento non è passato nemmeno in qualche telegiornale nazionale, speriamo solo perché la notizia è veramente brutta, fa stare male, bene non farla sapere ai nostri ragazzi e ai nostri bambini.

Oppure che venga ritenuta una notizia poco interessante, non degna di molto rilievo, in fin dei conti chi è affogato è solo un extracomunitario. “Ma ha salvato due bambini che stavano affogando!” “Ha fatto il suo dovere, era qui in Italia, magari clandestino, magari pensava che così gli davano il permesso di soggiorno”. O, peggio, “così almeno finalmente ha fatto un bagno!”

Mi immagino questi i commenti di qualche “paduan”, di qualcuno sicuramente, uno di quei veneti duri e grandi lavoratori che si sono fatti da soli e badano al sodo, che pensano soprattutto agli “sghei” e se ne fregano delle condizioni degli extracomunitari. Se servono magari per sfruttarli nelle loro fabbrichette, per fare i loro soldi ma poi per tutti gli altri… via, a casa loro!!



Se la Svizzera e la Germani avessero il mare e si facesse un passo indietro di una cinquantina di anni quello affogato poteva essere un italiano e i genitori dei bimbi cittadini svizzeri o tedeschi.

Uno di quegli italiani minuti, piccoli di statura arrivati con le valige di cartone dal meridione o dalle isole d’Italia, che parlano a fatica una lingua sconosciuta, incomprensibile perfino agli stessi italiani, che non si lavano, vanno vestiti di stracci e insidiano le nostre graziose ragazze.

E pretendono. Non si accontentano di stare in quelle baracche che abbiamo costruito per loro. E’ vero le baracche sono puzzolenti e loro stanno un po’ stretti ed anche le latrine in comune lasciano a desiderare, ma almeno hanno un tetto sulla testa e quando fa freddo (come sa farlo qui da noi in inverno!) e non hanno il loro turno in miniera si possono riparare. E’ vero che la maggior parte del tempo lo passano nel “pozzo” dove la temperatura è costante, ma quando smontano e vengono su curvi, tutti neri da capo a piedi che sembrano fantasmi almeno un posto dove ripararsi glielo abbiamo assicurato, non siamo mica assassini. Maccheroni li chiamiamo, per quella loro strana usanza di cuocere sempre spaghetti o maccheroni e a volte pretendono anche di entrare nei locali pubblici, con i loro volti neri e i vestiti puzzolenti, nonostante i cartelli di divieto messi proprio in bella vista.

“VIETATO L’INGRESSO AI CANI E AGLI ITALIANI” non mi sembra che ci siano dubbi sul significato del cartello scritto proprio in italiano, che qualcuno di loro deve pur saper leggere, ed invece quasi tutti i giorni ci sono proteste, spesso anche vivaci, discussioni, scontri che qualche volta è dovuta intervenire anche la Polizei.

Poi ci sono anche dei politici (di sinistra naturalmente, sempre loro!) che ne prendono le difese. E parlano di diritti umani, di solidarietà, di emarginazione, qualcuno addirittura li chiama poverini e arriva a parlare di scuola e sanità. Vorrebbero addirittura che fossero trattati come cittadini normali, come noi che paghiamo le tasse e li manteniamo nel nostro paese!



Io spero, ma lo spero veramente, che i genitori di quei bimbi siano andati fuori di testa per la paura.

Vedere i loro due bambini che stavano per affogare, mi immagino l’angoscia, e poi averli di nuovo fra le braccia e poterli stringere con il cuore che va a mille, fra le lacrime e i singhiozzi, forse in quel momento non hanno pensato ad altro, magari non si sono nemmeno resi conto perfettamente di quello che era accaduto, che quel povero padre di famiglia non ce l’aveva fatta.

Spero che sia successo proprio così. Sarebbe troppo sconvolgente il pensiero che il risentimento nei confronti degli extracomunitari possa spingere un essere umano a perdere le sue caratteristiche umane e a diventare simile ad un animale. Ma nemmeno negli animali più feroci si arriva a tanto, c’è un rispetto innato per il simile anche se umiliato e sconfitto, è l’evoluzione che lo comanda, l’istinto stesso, la natura.

Solo un odio profondo può superare tutti questi ostacoli, anche biologici, e considerare una persona diversa da noi sia essa di un altro colore, di un’altra religione, di un altro paese, di un’altra estrazione sociale come una “non” persona, meno o al pari di un animale a cui non si deve niente, verso cui non nutriamo nessun sentimento di solidarietà, nessun obbligo morale o civile. Solo perché nato per caso indigente, o di un colore diverso, o proveniente da un paese lontano, un paese povero, un paese dove l’unica speranza di sopravvivenza per se e per la propria famiglia sia quella di raccogliere le briciole del benessere occidentale, i rimasugli degli sprechi dell’occidente, rimanere in attesa ai margini dell’opulenza sfrenata e bigotta dei nostri ricchi.

Eppure siamo stati anche noi un popolo di emigranti e guardavamo con ostilità e stupore chi ci trattava da esseri inferiori, chi ci negava i diritti fondamentali, chi ci guardava con disprezzo. Ora il discorso si è rovesciato e siamo noi quelli, bisognerebbe ricordarcelo, ogni tanto.

Trilussa
 
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