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LA BATTIGIA
di Trilussa
20/9/2009-
LIBERA INFORMAZIONE
Una corretta informazione è elemento fondamentale in un paese che vuole definirsi civile.
Con le informazioni sappiamo cosa succede, cosa accade nel nostro paese e nel mondo....
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LIBERA INFORMAZIONE
Una corretta informazione è elemento fondamentale in un paese che vuole definirsi civile.
Con le informazioni sappiamo cosa succede, cosa accade nel nostro paese e nel mondo; con le informazioni ci creiamo le nostre idee sulla politica, sulla società, sul modo corretto di comportarci, sui nostri rapporti con i poteri dello Stato, poteri che noi stessi abbiamo liberamente scelto di avere a garanzia della nostra libertà di cittadini.
Le informazioni ci permettono di vivere e di pensare in maniera libera, con la nostra mente, in maniera autonoma anche se il nostro comportamento pratico è influenzato poi da altri fattori come l’educazione ricevuta, il rapporto con la famiglia, con la scuola, con la cultura.
Ma tutto ciò non porterebbe da nessuna parte se non avessimo le informazioni.
Da chi dobbiamo averle? Chi è deputato a fornircele?
Le informazioni sulla nostra famiglia e sulla comunità in cui viviamo le abbiamo dai nostri vecchi, i nostri nonni che le hanno vissute e che sono in grado di darci notizie di un mondo passato, e non troppo lontano, come la guerra, la vita nei campi, i rapporti fra le persone in una civiltà ancora contadina e chiusa in un piccolo mondo, molto lontana dall’attuale civiltà globalizzata.
Capita purtroppo raramente che vi siano iniziative pubbliche che portano questi vecchi a contatto con i giovani, specie nelle scuole. Sono sempre iniziative che hanno un grande successo perché gli anziani si sentono utili e quasi parte della Storia ed i giovani vengono sempre emotivamente coinvolti in questi racconti di vita vissuta, una vita vera così lontana dalla finzione televisiva che giornalmente sono soliti sorbire.
Le informazione e le notizie storiche vengono dalla scuola.
Queste vicende invero sembrano appassionare sempre meno i nostri distratti studenti che vedono molto lontani dal loro modo di vivere quegli ideali di patria, onore e coraggio, retaggio di un passato quasi dimenticato, infarciti come sono dai brutti esempi della nostra politica e da una scala dei valori indirizzata su ben altri temi come il denaro, il successo, la notorietà, il divertimento a tutti i costi.
Queste basi, diverse da individuo a individuo, rielaborate dalla nostra intelligenza ed integrate con la nostra cultura, vengono poi applicate alle informazioni sugli eventi in Italia e nel mondo, al comportamento del nostro Governo, alle dichiarazioni dei nostri ministri, alle notizie dei giornali e ai commenti dei giornalisti e alle informazioni più varie che passano sul web.
Non tutti i cittadini leggono i giornali e navigano in Internet, non tutti hanno il tempo o la voglia o la preparazione necessaria per farlo. La maggior parte si limita ad apprendere notizie dalla fonte a loro più vicina, più facile, quella a portata di mano, la televisione, che diventa così uno strumento fondamentale e irrinunciabile per la classe politica, di entrambe le parti.
Un po’ come erano i vecchi cinegiornali che anni addietro anticipavano il film nelle sale cinematografiche.
Il cinegiornale dell’Istituto Luce nasce nel 1924 ed ha il compito di fornire ai cittadini notizie del mondo e della politica, quando le informazioni viaggiavano con pochi mezzi e l’analfabetismo era ancora molto diffuso.
Nel 1940 nel periodo del massimo sforzo bellico ne venivano prodotti ben quattro alla settimana e la loro proiezione era resa obbligatoria in tutte le sale cinematografiche del paese. Cortometraggi ridicoli, tronfi, elegiaci e vederli oggi fanno sorridere ma molto efficaci al tempo per “temprare” gli italiani alla lotta, appoggiare il Governo, assecondare le decisioni, anche quelle più estreme della guerra o della rappresaglia politica.
La settimana INCOM compare dopo, nel 1946 a guerra finita e fino al 1965 informa gli italiani non solo riguardo all’attività politica ed ai fatti del mondo ma introduce anche servizi giornalistici sul mondo dell’arte, dello spettacolo, sui divi del momento e anticipa quello che poi diventerà il nostro gossip.
Proprio per questa sua funzione primaria di informazione (la “formazione” di cultura sembra averla persa da tempo, per stare al passo dell’auditel con le tv commerciali) la televisione, almeno quella definita pubblica, dovrebbe fornirsi di efficaci mezzi di controllo per tendere alla massima obbiettività nelle notizie e nei servizi giornalistici proposti.
Sappiamo tutti quale dovrebbe essere il primo passo per andare in questa direzione, un passo indispensabile ma al momento impossibile, e cioè l’uscita della politica dal servizio pubblico.
La Tv commerciale non è controllabile perché risponde ad altre leggi, la legge del mercato e della pubblicità su cui fonda la sua stessa esistenza. E’ inoltre a capitale privato, esistono dei proprietari che non possono essere condizionati nelle scelte ma solo obbligati al rispetto di certe regole di comportamento, stabilite per legge e identiche per tutte le reti.
La pubblica invece dovrebbe rispondere ad un altro criterio, quello della pubblica utilità visto che è finanziata tramite un canone, e dare la massima garanzia di obbiettività e pluralismo. Dovrebbe soprattutto tornare al suo scopo originario di fare oltre l’informazione anche cultura, visto il basso livello a cui siamo arrivati negli ultimi anni con trasmissioni che giustamente vengono definite spazzatura. Trasmissioni che però forniscono ai nostri giovani modelli di comportamento diseducativi e non di rado violenti che si traducono talvolta in atti concreti che leggiamo nella cronaca nera dei giornali.
Per tutto questo mi sento fortemente in disaccordo con quello che è successo martedì sera quando si è palesemente violato il principio di uguaglianza, quando si è voluto imporre a tutti gli italiani il divieto di poter operare una scelta. Per far questo si è ricorsi ad un utilizzo improprio di una carica istituzionale, di un potere politico ed economico imponendo lo spostamento di una trasmissione e la soppressione di un altra . Tutto al fine di uno spot politico, di uno show mediatico, per l’inizio forse anticipato di una campagna elettorale.
Il nostro Presidente ha un suo stile ed in ogni situazione, anche imbarazzate, riesce a cavarsela con un sorriso od una battuta, è una sua dote innata e innegabile, e spesso fa delle scelte su cui non è mio compito esprimere un giudizio. Mi sento però di dire che in questo caso non può essere assolto.
E’ stata una forzatura mediatica che va a scapito della nostra libertà, della democrazia di questo paese, un brutto esempio di prepotenza.
Ha fatto solo il 13% di share. Pochi lo hanno seguito, forse la tensione politica in questo momento è bassa, la situazione economica è preoccupante, molti precari sono a casa, il futuro appare ancora incerto.
C’era, la stessa serata, un bellissimo sceneggiato sulle ultime ore di Hitler nel bunker di Berlino in attesa dell’arrivo dei russi, la tragedia della capitolazione di un popolo e soprattutto di un’idea.
Uno spettacolo decisamente migliore.
Trilussa
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