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LA BATTIGIA di Trilussa
25/6/2009-
REFERENDUM
Di solito non vado a votare per i Referendum.
Ritengo che le leggi le debba fare il Parlamento. E’ proprio per questo che vengono eletti (e ben pagati) i nostri rappresentanti alle due Camere, per fare le leggi. Chi ha la maggioranza le propone...
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REFERENDUM
Di solito non vado a votare per i Referendum.
Ritengo che le leggi le debba fare il Parlamento. E’ proprio per questo che vengono eletti (e ben pagati) i nostri rappresentanti alle due Camere, per fare le leggi. Chi ha la maggioranza le propone, le confronta e magari le migliora con il contributo della minoranza, e poi vara la legge che vale per tutti.
Il meccanismo sarebbe perfetto naturalmente se maggioranza e minoranza rispettassero i loro ruoli e collaborassero come in tutti gli altri paesi europei. Purtroppo da noi le cose vanno in modo diverso, sappiamo tutti perché, ma il nocciolo della questione non cambia: le leggi le fa il Parlamento.
In questo caso sono state raccolte delle firme e il popolo italiano è stato chiamato esprimersi su dei quesiti che riguardano l’attuale legge elettorale, come sapete tutti definita “una porcata” dallo stesso autore che l’aveva varata per danneggiare il partito avverso che sembrava favorito. Per costringerlo cioè a governare con difficoltà, cosa che si è puntualmente verificato, e la legge è rimasta come legge dello Stato.
Non vorrei entrare però nel merito dei quesiti del Referendum ma parlare invece di come questo avvenimento è stato gestito.
Il popolo italiano, che doveva esprimersi su questa domanda referendaria, a mala pena era a conoscenza che si doveva votare per un Referendum. Ancora meno sapeva il significato del quesito e cosa esattamente sarebbe successo se indicava il si oppure il no. Nessun approfondimento televisivo, nessuna trasmissione dedicata in prima serata, nessuna notizia se non brevi annunci alla fine dei telegiornali. Meglio, molto meglio e di più l’informazione che nel Lazio si sarebbe passati al digitale terrestre, ripetuta ossessivamente tre settimane prima e che continua a passare nei sottotitoli di i programmi televisivi.
Il Referendum si può dire che sia stato oscurato, per volontà di quegli stessi che prima lo avevano appoggiato, non solo per ignavia ma anche per una precisa volontà di renderlo non valido. L’”andate al mare” parte da lontano, da quel Bettino Craxi fuggito in Tunisia per evitare la galera, un uomo politico sicuramente importante per il nostro paese e sul cui giudizio non c’è ancora un giudizio condiviso, un invito che ogni tanto ritorna da parte di chi forse dovrebbe avere un maggior rispetto per le Istituzioni del proprio paese.
Io invece sono andato, questa volta ho voluto partecipare. Prima di tutto per il rispetto che si deve a chi si è impegnato a raccogliere le firme nella convinzione profonda di fare del bene al proprio paese. In secondo luogo per non cadere nel qualunquismo indotto da coloro che avevano interesse che il referendum non raggiungesse il quorum, quel 50% più uno impossibile da raggiungere.
Non sono andato per questo, sapevo benissimo che non sarebbe stato raggiunto, ma solo per sentirmi meglio, per la soddisfazione personale di non aver dato ragione a chi lo ha così spudoratamente boicottato.
Arrivato al seggio lo spettacolo è stato desolante.
Il seggio era deserto, la commissione era stravaccata sulle sedie in assoluto silenzio, qualcuno sonnecchiava, qualcuno guardava fuori distrattamente, qualcuno era fuori a fumare, uno leggeva un giornale tutto spiegazzato come quando si prende in mano più volte ma non c’è altro da leggere.
Al seggio aleggiava una noia mortale, un evidente spreco non solo di denaro pubblico ma anche di energie mentali, di persone qualificate condannate per ore a stare rinchiuse insieme in una stanza senza aver niente da fare se non aspettare, aspettare e sperare che ogni tanto arrivi qualcuno a spezzare la monotonia.
Nei seggi dove si votava anche per i ballottaggi sicuramente la situazione sarà stata migliore, sicuramente più vivace perché la posta in gioco era alta ed importante, ma tenere aperti i seggi solo per il referendum è esempio evidente di una cattiva decisione politica.
Mi dispiace dovere prendere parte, non dovrei e di solito cerco di non trattare temi politici trattando piuttosto argomenti di tipo sociale che accomuna tutti i cittadini senza distinzione di fede politica, ma questa decisione di non accorpare il referendum alle elezioni generali mi sembra proprio una decisione pessima.
Uno spreco enorme di denaro. Denaro pubblico buttato via specie in questo momento di grave difficoltà economica del paese, aggravata dalla necessità di fondi per la ricostruzione dopo il terremoto, uno schiaffo alla povera gente, uno ai terremotati di Abruzzo, uno alle persone ragionevoli di questa Italia che si attendevano una decisione diversa.
Invece, ecco la parte sporca della politica, quella dell' interesse primario non tanto del paese e dei cittadini, ma della propria coalizione, del proprio partito. E non parlo solo dell’attuale governo, è una considerazione che, se pure in gradi diversi, vale un po’ per tutte le forze politiche, troppe volte più attente a temi personali e di partito che non a quelle generali del paese.
Era utile non raggiungere il quorum per non correre inutili rischi di cambiamenti non troppo desiderati o inopportuni?
Molto semplice. Non accorpiamo le due date elettorali, invitiamo a non andare a votare, invitiamo i nostri elettori a non ritirare la scheda in caso di ballottaggio, non facciamo trasmissioni televisive, releghiamo tutte le informazioni in coda ai telegiornali, non ne parliamo pubblicamente in nessun comizio e nessuna trasmissione e il gioco è fatto.
Il referendum ci è passato così sopra la testa e nemmeno ce ne siamo accorti.
Passeranno in televisione i visi sorridenti dei vincitori, i visi sorridenti anche di chi ha perduto ma si dirà comunque soddisfatto (è un paese, il nostro, dove nessuno perde mai un’elezione, caso mai consolida una posizione, o si nota un lieve miglioramento rispetto alle politiche del ’92!).
Ed in coda al telegiornale, prima delle previsioni del tempo, il giornalista dirà che il referendum non ha superato il quorum. Annullato,azzerato, dimenticato.
Siamo pilotati, condizionati, facciamo tutto esattamente come ci dicono di fare, deleghiamo gli altri a pensare per noi. Rischiamo di diventare politicamente degli automi senza intelletto, con scarsa capacità di pensiero autonomo, di valutazioni personali, di idee proprie.
Per questo, per reazione, questa volta sono andato a votare.
Trilussa
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