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LA BATTIGIA
di Trilussa
24/8/2008-
DEMOCRAZIA
Prendo spunto da alcuni articoli di argomento politico comparsi nel Forum di questo giornale che mi sono apparsi molto interessanti ...
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DEMOCRAZIA
Prendo spunto da alcuni articoli di argomento politico comparsi nel Forum di questo giornale che mi sono apparsi molto interessanti e che sembrano esprimere un disagio purtroppo molto diffuso. La politica è un campo difficile da arare ma se non proviamo a seminare non ci nasce nulla.
Parlo degli articoli che portano il titolo Democrazia e che fanno una riflessione sulla nostra classe politica in generale pur partendo dall’osservazione della situazione locale e regionale. Fanno in particolare riflettere su cosa e quanto poco sia successo da quando il libro La Casta ha venduto, fra lo stupore e l’incredulità generale, un milione di copie.
All’indignazione diffusa del paese con gare a chi gridava più forte sulle ingiustizie del Palazzo, e sulle cose da fare al più presto per ristabilire una parità da decenni negata ai comuni cittadini, pare sia subentrata una specie di calma piatta, e le acque, agitatissime si sono piano piano calmate. Oramai di cambiamenti, rigore, privilegi da abolire, eliminazione di doppi o tripli incarichi, lussuose pensioni con pochi mesi di lavoro alla barba di chi deve lavorare 40 anni per 800 euro al mese, regolamenti parlamentari da modificare, abusi da sanare e altri roboanti proclami quasi non si sente più parlare.
Vorrei fare un ultimo esempio, in ordine temporale, di questa anomalia che ci portiamo dietro. L'esempio dell’Umbria e dello scandalo che ha coinvolto Del Turco e gli altri amministratori locali. Non saprei, se dovessi scegliere, cosa preferire per Del Turco e anche per il Paese se l’innocenza o la colpevolezza. Entrambe sono dolorose e sconvolgenti e non mitigano l'amarezza della vicenda perchè nel caso siano colpevoli ci sarebbe l’amarezza di capire a quale livello di bassezza è giunta la politica italiana, in caso di innocenza di quanto male funziona il nostro sistema giudiziario che incarcera e mette alla berlina un innocente in assenza di prove certe. In entrambi i casi è una brutta pagina della nostra storia (una delle tante).
Ma riferisco questo caso solo per una particolarità: Del Turco e gli amministratori, che si sono dimessi dai loro incarichi, innocenti o colpevoli, si divideranno, per fine mandato, la somma di 24mila euro. Non è una grande somma, d’accordo, ma lo è il significato: non conta se sono colpevoli di avere arraffato milioni abusando del loro incarico e della fiducia dei cittadini, ma la somma, in base ad una legge da loro stessi emanata, spetta loro in ogni caso, anche se finiranno in galera perché colpevoli di ladrocinio!
Soldi nostri naturalmente , come nostri erano i 6400 euro al giorno (ripeto, non è un errore di battitura, per ogni giorno di lavoro) che ha riscosso Cimoli nel 2006 quando era presidente dell’Alitalia che si andavano ad aggiungere ai 626 milioni di euro di perdita nel bilancio annuale della nostra compagnia di bandiera. (dati secondo il Codacons che ha sporto querela).
Io credo che un governo serio, un partito serio con ambizioni di cambiamento reale per avere ascolto e consenso fra i cittadini basterebbe mettesse ai primi posti del proprio programma, di azione e di governo, proprio l’abolizione di questi assurdi privilegi. Un programma che premiasse il merito, che prevedesse l’allontanamento degli incapaci e dei fannulloni, che operasse veramente e non solo a parole per il rinnovamento della classe politica, per lo sfoltimento dei troppi politici di professione che sulla base di leggi da loro stessi emanate riescono a mantenere incarichi per tutta la vita, passando spesso da uno all’altro, a volte addirittura cambiando partito. Ciò comporta non solo un condizionamento politico sulle scelte che spesso vengono fatte per amicizia e convenienza invece che per il bene comune, ma anche un impedimento all’accesso ai tanti giovani meritevoli che languono nelle periferie del potere impedendo di fatto un ricambio generazionale che sta diventando sempre più urgente. Ciò vale per entrambi gli schieramenti ma particolarmente per la sinistra che in questo momento appare in grande difficoltà
La polemica di questi giorni sulla perdita di coscienza civile, della nostra memoria storica, argomenti che questo giornale ha già più volte trattato quasi anticipando la grande stampa sono in gran parte derivati da questa incapacità della sinistra di parlare una voce nuova, di avere una propria identità in cui il cittadino si possa riconoscere
Finchè si parla di potere, di correnti, di siti web delle diverse correnti del partito democratico, delle divisioni caprine della sinistra estrema, il cittadino è talmente disorientato che rischia di sconfinare nel qualunquismo.
A mio giudizio quello che manca veramente alla sinistra, o meglio al popolo di sinistra per sentirsi nuovamente e veramente alternativo a questo governo, non sono la raccolta di firme o le manifestazioni di piazza, che ben vengano ma che non mi sembrano particolarmente sentite, ma sono soprattutto gli esempi.
Mancano degli esempi significativi, coinvolgenti, suggestivi e convincenti che facciano capire la differenza, rimarchino la distanza non solo dall’attuale governo ma anche da un vecchio modo di far politica.
Perché non si è riusciti a rimuovere Bassolino? Perché non è stata fatta la legge sul conflitto di interessi in quella parentesi breve ma sufficiente del governo Prodi? Perché Rete 4 non è sul satellite come imposto dalla Corte Europea? Perché non si sono tassati i SUV e detassate le Panda come sembrava e il popolo plaudiva. Sono solo alcuni piccoli esempi di intervento a costo zero per il paese che avrebbero dato ai un segnale di reale volontà di cambiamento che purtroppo non è arrivato. Non si è potuto? Non si è voluto? Non lo possiamo sapere ma quelli stessi che non hanno saputo o voluto fare queste cose in passato con quale credibilità si presentano ora a dire che lo faranno in futuro?
E’ questo il problema, il mancato ricambio della classe politica, a destra come a sinistra, sta ingessando il paese che sta sprofondando nella perdita di identità nazionale, nella maleducazione pubblica e privata, nella perdita dei valori tradizionali, nell’accentuazione del divario fra ricchi e poveri (per quest’ultimo aspetto c’è anche un rischio federalismo). Un progressivo adagiarsi dei cittadini nel qualunquismo generale che fa accettare, anche a sinistra, come soluzione ai problemi di efficienza del Pubblico Impiego la ricetta Brunetta sull’incarceramento dei malati pubblici, invece che puntare su una riforma globale che premi il merito e la produttività. Una forma di propaganda scambiata per una riforma che fa capire a che punto di disorientamento siano giunti i cittadini e quanto sia urgente quella svolta molte volte annunciata ma mai attuata, che alimenta il sospetto di una mancata volontà da parte degli stessi protagonisti.
Trilussa
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