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COSTA SMERALDA
26/9/2010-
di TRILUSSA
E’ un servizio di Enrico Lucci delle Iene in Sardegna.
Il titolo è infatti “La crisi in Costa Smeralda” e l’inviato, con il suo soliti fare sornione, avvicina i personaggi che frequentano quel mondo dorato con la domanda se anche loro, nella loro vita di ogni giorno
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COSTA SMERALDA
Chi volesse vedere un video interessante può seguire questo indirizzo:
http://www.youtube.com/watch?v=8n61FA1SQ8c
(NOTA della Redazione: il video è stato rimosso, qualcuno in alto ha ritenuto che queste cose non si devono far vedere alla gente comune. Il contenuto del filmato si può capire però dalla descrizione dell’articolo. L’Autore assicura che il video è molto peggiore della descrizione!)
E’ un servizio di Enrico Lucci delle Iene in Sardegna.
Il titolo è infatti “La crisi in Costa Smeralda” e l’inviato, con il suo soliti fare sornione, avvicina i personaggi che frequentano quel mondo dorato con la domanda se anche loro, nella loro vita di ogni giorno, hanno risentito di questa crisi economica che ha colpito il mondo intero e che si è avvertita in modo particolarmente grave nel nostro paese.
E’ un video in qualche modo scioccante, non solo per i contenuti che suscitano, nelle persone normali come noi, sconcerto e rabbia al solo sentir parlare di un pieno di gasolio a 35.000 euro o a vedere due bottiglie di champagne vendute a 1700 euro (viene mostrato lo scontrino), ma soprattutto quello che colpisce è la totale mancanza di pudore e di vergogna di questi personaggi.
Parlano delle loro cose non vergognandosi di ostentare così tanto denaro in maniera tanto evidente in questo momento di crisi, ma addirittura rimpiangono i tempi passati e si lamentano che si, effettivamente, in Costa Smeralda è un brutto periodo di crisi. Un proprietario di un locale si lamenta che l’incasso della singola serata è, ahimè, sceso oramai a 30.000 euro mentre solo pochi anni fa arrivava agli 800 milioni! Quelle belle “schampagnate”, come dice lui, oramai sono un lontano ricordo dei bei tempi andati!!
Fa molta rabbia vedere in questo diseguale paese tanta differenza di possibilità economiche, dall'operaio in cassa integrazione o al precario sempre più precario che annaspano per conservare il loro posto di lavoro e per arrivare a fine mense a questi ricchi personaggi spaparazzati sulle loro barche milionarie o nelle loro sontuose ville.
Nello stesso tempo tuttavia suscitano anche un po’ di tristezza perché non credo che siano così felici come sembrano. Quella che ostentano con tanta naturalezza sembra una ricchezza mal goduta, una ricchezza arrivata loro per abitudine, per famiglia. Troppo grande per averla ottenuta con il lavoro, l’impegno, con il sacrificio di una vita intera.
Nella loro sfrontata agiatezza ci si sono trovati e non ci sono arrivati. Se lo avessero fatto e fossero stati prima poveri, o almeno meno ricchi, forse avrebbero potuto godersi meglio la loro agiatezza, la loro libertà dal bisogno, dal pensiero di dover pagare i conti, dal non dover badare alle spese minute, dal non avere problemi alla fine del mese. Al limite anche a quello di non dover lavorare, di alzarsi tardi la mattina, di navigare in mare aperto, di godersi il sole e le spiagge.
A molti di noi basterebbe questa libertà dal bisogno, questa vita leggera, un po’ di serena spensieratezza, queste piccole grandi cose per essere felici.
Ma per loro non è così. Sentono di avere degli obblighi e la sera, per rispettare il copione non scritto ma obbligatorio, devono frequentare i locali più alla moda, devono uscire e devono spendere, devono farsi vedere per non rischiare di essere considerati cafoni, volgari o, peggio, di essere considerati un po’ meno ricchi, e questo è il peggio del peggio.
Devono sempre ostentare, ecco il verbo giusto, ostentare. Ostentare denaro, ostentare abiti, ostentare barche, ostentare amanti.
Sono costretti a vivere in perenne competizione, in un mondo chiuso in se steso dove arrivano solo lontani echi della vita della gente comune, dei bisogni comuni, delle difficoltà comuni. Se arrivassero questi segnali non si potrebbero non vergognare della loro ostentata ricchezza, della loro sfrontata agiatezza e userebbero forse quel pudore che ora non conoscono, quella decenza che ora non usano nelle loro conversazioni non rendendosi conto (o fregandosene, chissà) dei sentimenti che suscitano.
Veramente oltre che rabbia fanno anche un po’ pena e ancora di più la fanno quelle quattro svampite che gli stanno attorno che dimostrano, con i loro gridolini spruzzati di champagne, la pochezza del loro cervello, la tristezza della loro vita futura, quando dopo aver perduto la loro verginità (!) e la loro bellezza, o semplicemente perché oramai stanchi, i ricchi, della loro sciocchezza e della scomparsa delle loro risate, verranno scaricate piangenti senza rimorso, sostituite da altre come loro piene di nuove risate e della speranza di un futuro che non verrà.
Perché questi ricchi e perenni giovanotti non possono avere pietà, non si possono perdere in questi volgari sentimenti popolari, hanno ben altro a cui pensare.
Un video sconvolgente, uno spaccato di una società squilibrata, culturalmente deviata, profondamente ingiusta. Trattata con leggerezza da uno straordinario cronista come Enrico Lucci ma proprio per questo ancora più sconvolgente.
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