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TELEVISIONE
5/9/2010-
di TRILUSSA
Lo so che sembra impossibile, eppure c’è stato un tempo in cui la televisione non esisteva.
Chi ha passato i cinquanta questo tempo lo ha vissuto e se lo ricorda con affetto, non solo perché era molto più giovane ma perché la vita era molto diversa.
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TELEVISIONE
Lo so che sembra impossibile, eppure c’è stato un tempo in cui la televisione non esisteva.
Chi ha passato i cinquanta questo tempo lo ha vissuto e se lo ricorda con affetto, non solo perché era molto più giovane ma perché la vita era molto diversa.
All’inizio la televisione è stata uno straordinario mezzo di comunicazione, informazione e socializzazione. Penso a quando i pochi apparecchi sul territorio si trovavano solo nei bar e nei Circoli e la gente vi si accalcava la sera per vedere le trasmissioni più famose come Lascia o Raddoppia, per acclamare i primi divi in bianco e nero del piccolo schermo.
Nell’orario delle trasmissioni più seguite nei paesi si poteva assistere ad un frettoloso pellegrinaggio di persone verso i bar forniti di apparecchio televisivo, con in mano spesso la propria sedia per la mancanza di posti a sedere stante il numero straordinario di partecipanti.
Erano riunioni festose e chiassose, interrotte spesso da commenti, battute, brontolii, discussioni anche vivaci e qualche litigio, ma erano una grande festa che si ripeteva ogni settimana con un grande entusiasmo collettivo.
In una Italia dove forte era ancora l’analfabetismo, dove il dialetto era di gran lunga la lingua di tutti i giorni, dove esisteva poca tecnologia e quella poca era quasi sconosciuta, specie nelle campagne e nel nostro Sud, certamente la televisione ha rappresentato molto per il Paese.
Pur arrivando anni dopo la Francia, gli Stati Uniti ed altri paesi europei, il servizio televisivo ha certamente elevato il livello culturale e di consapevolezza sociale dell’Italia prima del boom economico, in cui certamente anche la televisione ha avuto un ruolo importante.
Ha comunque inequivocabilmente cambiato la nostra vita.
Difficile giudicare in quale senso l’ha cambiata ma certamente ha modificato in modo sensibile i rapporti fra le persone, fra genitori e figli, fra gli stessi ragazzi, ha modificato profondamente anche il rapporto con il proprio ambiente e la stessa percezione del tempo.
Prima dell’avvento della TV la vita era molto più legata ai luoghi e alle situazioni. La famiglia, spesso l’intera famiglia, sedeva a tavola e parlava, scambiava pensieri e impressioni, il rapporto fra genitori e figli era molto più diretto e continuo.
Gli adulti si ritrovavano nei bar dove parlavano fra di loro, giocavano a carte, discutevano di sport, di politica, di donne e si mescolavano coi giovani che li stavano ad ascoltare. Non c’era distinzione di età o di generazione e gli stessi giovani imparavano la vita oltre che sui pochi libri e la poca scuola anche dai racconti e dalle esperienze dirette degli adulti. C’era il saggio, c’era il poeta, c’era il millantatore, c’era da arrabbiarsi, commuoversi, stupirsi ma anche da ridere. In quei gruppi male assortiti dei bar di quei tempi c’era la vera vita vissuta e non quella finta, di plastica della televisione e/o dei videogiochi su cui si formano tanti dei nostri giovani.
I ragazzi giocavano in strada e partecipavano veramente ai luoghi in cui vivevano come il campetto di calcio non ancora recintato ed esclusivo, il fiume ancora pescoso e adatto a fare il bagno e lunghe nuotate, le piazze ancora sgombre dalle auto e dai parcheggi che ne stanno cancellando lo stesso significato.
Anche nelle grandi città i quartieri la sera si animavano, la gente si conosceva, c’era un maggior controllo sociale, una maggiore partecipazione alla vita collettiva della comunità con maggiore attenzione alla solidarietà, all’amicizia, al reciproco sostentamento.
Il vicino era ancora “il prossimo”, un vicino ora relegato a infido nemico o più semplicemente ad anonimo estraneo, ed il prossimo è diventato l’haitiano colpito dal terremoto o la bambina sequestrata in Nuova Zelanda, al di la del mondo, quanto più lontano possibile dalla nostra casa, dal nostro quotidiano, dalla nostra vita condotta sempre di fretta.
Può sembrare strano ma come siamo subito pronti a fare la lacrimuccia e a inviare immediatamente l’SMS di 2 euro per i terremotati delle Filippine (e a cui, senza dubbio, partecipiamo emotivamente), siamo altrettanto e sempre più restii ad accogliere e solidarizzare con qualcuno che differisce da noi per una cosa qualunque, il reddito, la pelle, la nazione di provenienza.
Doniamo con generosità e partecipazione a persone sfortunate che vivono lontanissime da noi ma poi magari passiamo sopra il cadavere di un nostro simile, a terra morto e insanguinato, stando bene attenti a non sporcarci le scarpe, e a cui diamo solo un’occhiata superficiale a semplice titolo di curiosità.
Curiosità morbosa come quella di andare a curiosare nel cortile di Rosa e Olindo ad Erba o di fare ore e ore di fila davanti all’aula del processo Franzoni per vedere la faccia della presunta assassina.
Non so se siamo diventati così perversi a colpa della televisione ma certamente la nostra vita è cambiata e questo strumento che ci ha prima di tutto informati, ma anche formati, istruiti, uniti, ora è diventato il massimo responsabile della nostra solitudine, del nostro isolamento.
Anche la percezione del tempo è molto cambiata e come dice Massimo Fini “il quieto presente, tempo ciclico delle civiltà agricola, viene oggi sostituito dal futuro, dinamico e rettilineo”.
La diffusione della TV in tutte le case è diventata opprimente e diventando in pochi anni l’”elettrodomestico più diffuso” nelle famiglie italiane è diventato anche strumento causa di molti disastri educativi nelle stesse famiglie, dove i discorsi fra genitori e figli sono spesso sostituiti dalle notizie di cronaca o da quelle sportive, dove si mangia spesso in silenzio e di fretta, dove le trasmissioni sono spesso diseducative e fornitrici di modelli sbagliati.
Non importa più leggere per essere formati ed informati, non importa più uscire di casa per vedere un film, andare allo stadio per una partita, non più in piazza per un comizio o uno spettacolo.
E’ tutto preconfezionato, precotto, freddo e insapore ma a semplice portata di mano, basta accendere il televisore.
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