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LA BATTIGIA
di Trilussa



28/2/2010- SANREMO FESTIVAL
Perché Sanremo è sempre Sanremo e cosa c’entrano con il Festival della Canzone Italiana i futuri disoccupati di Termini Imerese e gli 8.000 operai senza stipendio e con poco futuro della Merloni, le quasi 8.000 famiglie sull’orlo della crisi....


SANREMO FESTIVAL
Perché Sanremo è sempre Sanremo e cosa c’entrano con il Festival della Canzone Italiana i futuri disoccupati di Termini Imerese e gli 8.000 operai senza stipendio e con poco futuro della Merloni, le quasi 8.000 famiglie sull’orlo della crisi insieme a tutti i precari d’Italia, i disoccupati, i licenziati, gli sfrattati, quelli da mesi in attesa di giudizio, i precari cancellati, gli insegnanti non confermati, le famiglie alla fame, il Paese che si sta perdendo fra storie quotidiane di corruzione, ruberie e malaffare in quella che viene definita “la strage della legalità”?
Cosa c’entrano Bersani e Sacconi con il Festival? Questi non sono problemi da Sanremo, cosa cavolo pensava di fare quel vecchiaccio rincoglionito di Costanzo che si vantava di non avere mai calcato il palco del Festival?
Perché Sanremo vuole parlare ed interessarsi del Principe, vuole sentire Arisa, vuole vedere le star, vuole trepidare per lo spogliarello di Dita von Teese, incuriosirsi per la nudità annunciata della Cuccarini, vuole sapere delle manie milionarie della Lopez che non trova nessun albergo degno di lei e del suo stuolo di 30 addetti nella città ligure tanto da dover alloggiare a Montecarlo!
E ancora della polemica dell’orchestra che lancia gli spartiti, delle battute di Bonolis il cui intervento di apertura speriamo compreso in quel milione di euro di compenso da lui ottenuto per l’edizione 2009 (più di 100 anni di stipendio di lavoro precario, come precisò Elio Lannutti), vuole vivere della conduzione e della obesità impossibile da nascondere della Clerici.
Il pubblico di Sanremo non vuole sentire i problemi del Paese, della gente, ma vuole la nuvole, la bolla del Festival della Canzone Italiana dove tutto scompare, tutto di fa evanescente e i problemi del paese per una settimana scompaiono, si dileguano dietro le canzoni, le battute, le gags, gli ospiti e le immancabili polemiche, guai se non ci fossero.
E per una intera settimana la politica è messa da parte, i problemi reali vengono dimenticati, il paese vede compatto questo grande spettacolo e se mancano i soldi per pagare la luce o il gas, se domattina non si va al lavoro perché la fabbrica è chiusa, se il futuro appare come una grande incognita tutto questo può aspettare, meglio discutere di canzoni e saltimbanchi, di soubrette e frivolezze, su questo siamo più preparati, sappiamo dare il meglio di noi.
Il paese dei balocchi e delle banane si ferma, gli occhi rimangono incollati su quel palco fantascientifico, una specie di bacio Perugina gigante, sulla miriade di vestiti scintillanti della conduttrice obesa adattati a delle taglie impensabili per gli stilisti, sulle cosce delle mogli e varie amanti delle prime file, sulle mises degli invitati, sugli abiti da sera del pubblico danaroso che si è potuto permettere il costo del biglietto o la raccomandazione del politico, del sindaco, dell’assessore per poter essere presente. Perché essere a Sanremo non è da tutti, è un titolo da vantare nei salotti bene romani, da buttare là con non scialance nelle conversazioni con le persone che contano.

“Mazza arriva a dire «il festival inizia ad assomigliare sempre di più al paese reale». Ipotesi apocalittica, se si pensa all’allegria gelatinosa della conduttrice imbottita d’oro, alla gommosa inutilità della maggior parte delle cosiddette canzoni, allo sgambettamento delle topolone piumate del Moulin Rouge, all’imbarazzantissima intervista di Antonella a Rania di Giordania, variante festivaliera della favola della principessa e del rospo: «Sua maestà, lei è proprio una di noi!», le dice, obbligandola crudelmente a sentire «O sole mio» cantato dai tre bimbi grassi che si credono Pavarotti.”

10 milioni 717 mila (share del 45.29 per cento) gli telespettatori che hanno seguito su Raiuno la serata d'apertura del 60° Festival di Sanremo, in onda dalle 21.10 alle 24.31. Secondo la Starcom Italia le regioni che hanno seguito di più il festival sono state Calabria, Marche, Molise e Sicilia, mentre lo share più basso lo hanno registrato Trentino e Val d'Aosta. Più alto il numero del pubblico femminile e le fasce di età 50+, con il picco più alto sulla fascia d'età 65+, anche se migliorano le fasce dei giovani.
Il Festival rimane comunque uno spettacolo grandioso sempre più al di fuori e indipendente dalla qualità della musica, che appare ormai come un semplice contorno alla manifestazione. I nostri artisti più seguiti vi partecipano oramai da tempo solo come ospiti e anche la qualità delle canzoni non sembra eccellente, come dimostrano le ultime edizioni in termine di vendita e di successo di pubblico.
Semmai l’attesa maggiore è per il contorno di sempre: i vestiti della presentatrice, il suo comportamento sul palco, gli ospiti italiani e stranieri, l’attesa per il colpo di scena o per i vari inconvenienti che in una diretta possono capitare, l’arrivo delle stars attese fin dall’esterno del Teatro fra gridolini e svenimenti delle giovani fans.
Rimane il grande dispendio di denaro pubblico e la lecita domanda se lo spogliarello della Von Teese valesse i 70.000 euro di compenso e se l’intervista di Cassano, quello che ha scritto due libri (!) e ne ha letto uno solo valessero la spesa di 300 milioni di lire.
Rimangono poi le polemiche che prolungheranno nel tempo la bolla Sanremo: come è possibile che il Trio principesco sia passato dalla eliminazione preventiva al quasi trionfo finale? E’ vero che si possono comprare le telefonate, gli SMS e far vincere solo chi può spendere di più?
E infine il sospetto che dipinge il Festival come il frutto di una specie di “cartello” Rai e Mediaset con la presentazione e la sublimazione degli artisti già lanciati in TV sui vari canali, con la conseguente esclusione di tutto il variegato mondo dei piccoli circuiti, delle piccole case, dei piccoli produttori. I vincitori delle due ultime edizioni provengono infatti direttamente da trasmissioni come Amici e X-factor (rispettivamente Mediaset e Rai) e per la prossima edizione si sente con insistenza fare, accanto a quella della Clerici, anche quello della De Filippi.
Domande che rimarranno per qualche tempo sui giornali e sui media prolungando ancora un po’ questa parentesi di evasione totale mentre i veri problemi resteranno intatti e magari accentuati, ma comunque sempre fuori dal Teatro delle Vittorie perché, come si usa dire…..Sanremo è sempre Sanremo.
Trilussa


 
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