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LA BATTIGIA
di Trilussa
29/3/2009-
PORTA LA SPORTA
“Il nostro è oramai un popolo senza pensiero. Ringrazio me stessa , la mia curiosità che mi ha portato in altri paesi, ove ho vissuto, ove la gente mi ha insegnato semplicemente guardandoli....
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PORTA LA SPORTA
“Il nostro è oramai un popolo senza pensiero. Ringrazio me stessa , la mia curiosità che mi ha portato in altri paesi, ove ho vissuto, ove la gente mi ha insegnato semplicemente guardandoli. Ho imparato dai loro atti civili, quelli che mancano agli italiani sempre dietro alle mode più stupide che ci stanno portando alla distruzione. Penso ai Paesi del Nord Europa, penso alla Scandinavia, penso alla Germania ove ho vissuto per molto tempo dove c’è rispetto per l’ambiente , dove sanno cosa significa ECOLOGIA, penso al Canada con la sua immensa bellezza.
Guardo il mio paese e vedo lo sfacelo totale è divenuto così brutto.
Chiudo qui perchè il mio rancore è immenso, la mia delusione infinita e non credo che occorrano altre parole per far comprendere la mia RABBIA. Io comunque non getto la spugna e come posso manifesto atteggiamenti che potrebbero migliorare la nostra vita. Anche il passo di una formica è importante. Il coraggio di essere sempre se stessi e portare avanti le proprie convinzioni.”
Alessandra
Non posso che riconoscermi nella lettera di Alessandra. Il suo sfogo non è nei confronti di un disastro ecologico di qualche multinazionale, di qualche grande imprenditore mondiale che per essere sempre più grande e con più denaro manda i suoi rifiuti tossici in Campania camuffandoli per normale spazzatura facendo leva sulla disonestà, e sul bisogno, bisogna ammetterlo, di quelle disgraziate popolazioni.
Lo dice per evidenziare la nostra leggerezza, a volte stupidità o comunque mancanza di educazione civica che ci lascia indifferenti o poco entusiasti di fronte a certi comportamenti virtuosi mentre ci fa seguire con estremo scrupolo le varie mode del momento. Le definisco varie perché le mode devono necessariamente cambiare altrimenti non saremmo costretti a rincorrerle continuamente con l’acquisto di sempre nuovi prodotti.
Facciamo per tutti l’esempio delle scarpe a punta. Un paio di anni fa ogni donna italiana ha dovuto acquistare, per forza, diciamo la verità, almeno un paio di scarpe a punta. Nessuna aveva nel suo armadio un tipo di scarpa così completamente diverso e, necessariamente, ha dovuto procedere all’acquisto. Dal punto di vista economico chi ha avuto l’idea è stato veramente un ottimo imprenditore perché nessuna donna, nel mondo, poteva avere una scarpa simile e nessuna donna, stavolta nel mondo più piccolo dei paesi più sviluppati, ne poteva fare a meno. Un busynnes quindi mondiale e molto azzeccato. Ora fortunatamente stanno passando di moda (era inevitabile, oramai in tutti gli armadi si trovano) e tralascio il mio giudizio su tale articolo. Mi si permetta solo la partecipazione affettiva a quella larga parte di piede costretta ad infilarsi in quel piccolo imbuto. Chi le porta ancora dimostra comunque una certa mancanza di stile (ve lo dico solo per avvisarvi!!) o almeno non è perfettamente alla moda.
Naturalmente tutte le nostre donne non sono rimaste insensibili a questo richiamo ma se siamo primi nel mondo in questo settore lo siamo molto meno in quello dell’ educazione generale. In quella stradale per esempio, o negli uffici pubblici, o nei rapporti personali, quella comune del condominio, dei rapporti con i vicini, o in quella con lo Stato quando si tratta di fare il nostro dovere di contribuenti. Non lo siamo soprattutto nell’educazione ambientale, che è anche quella più pericolosa.
Non solo continuiamo a gettare i rifiuti dove capita ma siamo ancora scadenti nella raccolta differenziata, specie al sud Italia, nel riciclo dei materiali, siamo in grave ritardo statale nella ricerca di fonti energetiche alternative (c’è la minaccia concreta di futuri disastri ambientali) e soprattutto mostriamo una grande indifferenza verso certe problematiche ambientali che riteniamo spettino ad altri. Manchiamo cioè della consapevolezza che ognuno di noi può incidere direttamente sull’ambiente semplicemente con il proprio comportamento. A volte non importa che siano decisioni drastiche o grandi sacrifici per fare la nostra parte, basterebbe solo una minima consapevolezza.
E non parlo di azioni di boicottaggio verso alcuni prodotti di aziende multinazionali imputate di attività di sfruttamento minorile o di distruzioni ambientali, che presuppongono specifiche letture o particolari conoscenze o sensibilità, bensì per alcuni nostri comportamenti quotidiani, all’apparenza innocui ed invece fonte di gravi danni ambientali.
Un esempio è l’uso dei sacchini di plastica per fare la spesa.
Bisogna sapere infatti che questo oggetto che appare del tutto innocuo:
1.E’ un derivato del petrolio per cui costituisce un’inutile spreco di risorse energetiche non rinnovabili
2. Deturpa e inquina per centinaia di anni ogni luogo del pianeta
3. Per opera di agenti naturali e attraverso scarichi e corsi d’acqua raggiunge mari e oceani dove diventa un vero serial killer per gli esseri viventi.
E’ stato infatti calcolato che i sacchetti di plastica uccidono infatti ogni anno oltre centomila esseri viventi: come mammiferi marini, tartarughe, uccelli,… che li inghiottono scambiandoli per cibo o che vi rimangono intrappolati morendo per fame o asfissia.
“PORTA LA SPORTA” è lo slogan coniato da un’ associazione Onlus che si prefigge di far conoscere il grave danno ambientale causato da questo uso all’apparenza innocuo di depositare la spesa nel sacchino di plastica. Molti di questi vengono riutilizzati per la spazzatura ma il loro enorme numero li fa ritrovare da ogni parte, in ogni ambiente, ma è in mare che essi diventano veramente letali.
E’ solo un piccolo esempio di come si potrebbe incidere in maniera significativa sull’ambiente che ci circonda in prima persona. Per questo però serve conoscenza, serve consapevolezza, servirebbe un’educazione civica che non abbiamo, servirebbe un’opera di sensibilizzazione pubblica che non ci viene fornita. O perché non interessa o perché c’è interesse a non fornirla.
Trilussa
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