Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
1977
Elena tutti i giorni, dopo mangiato viene da noi.
Ha cinque anni e non va ancora a scuola e neanche all’asilo.
E’ la figlia più piccola di una famiglia numerosa: genitori e quattro figli.Abitano in affitto in casa di mio zio.
Ha un lavoro fisso solo il padre, la madre fa pulizie saltuarie; deve mandare avanti la famiglia, la molta famiglia, e anche se gli affitti sono abbastanza in linea con gli stipendi, arrivare in fondo al mese è un pò dura.I
ll telefono in casa ce lo abbiamo in pochi, loro no. Però la luce, l’acqua, la casa, la spesa, quelli servono ed al minimo indispensabile per andare avanti è difficile voltare la faccia.
I vicini gli passano i vestiti usati ancora in buono stato, soprattutto per i bambini, ma a volte “piove” qualcosa anche per i genitori.
Ringraziano in maniera ossequiosa e composta, sempre.
Sono poveri, ma rispettosi, educati, molto rispettosi, molto educati.
La casa dove abitano ha il giardino su quattro lati ed è senza cancello.
Sul lato dove si affaccia la finestra della sala da pranzo, c’è un viottolo, un passaggio erboso per accedere ai campi.
Anche i contadini li aiutano.
Ritornando dal lavoro gli regalano qualche ortaggio fresco, qualche patata, un po’ di frutta.
Fermano il trattore sotto la finestra e se non c’è nessuno poggiano tutto sul davanzale.
Durante la settimana, quando i suoi tre fratelli sono a scuola Elena sta con la madre. Quando va a fare le pulizie a casa di chi la chiama porta Elena con se.
La piccolina durante la giornata scorrazza anche un po’ per la strada con la bicicletta, tanto di macchine ne passano poche poche e chi passa è perché abita lì e va piano, in quella strada polverosa di campagna, tutta buche.
Una strada dove ci sono ventun case, un po’ a destra un po’ a sinistra, intervallate da enormi campi seminati a spinaci in inverno, poi a patate in primavera estate, poi a granturco.
Ai lati di ogni campo filari di vite perchè ogni contadino si fa il vino. Tutti si aiutano per la vendemmia.
Quando Elena arriva a casa mia affianca la sua biciclettina al muretto. Non la deve appoggiare perché ha ancora le ruotine; sin’ora nessuno le ha insegnato la tecnica dell’equilibrio, come di solito fanno i padri con i figli. Il suo non ha tempo di farlo, la sera rincasa tardi ed è stanco.
A casa abbiamo una porta sul retro e lei passa da lì. E’ metà in legno e metà in vetro e lei si alza sulle punte per farsi vedere e farsi aprire.
Viene e ci racconta, inventa storie.
Racconta i suoi sogni. Racconta come vorrebbe fosse la sua vita, racconta come vorrebbe essere, cosa vorrebbe avere.
La risposta non è mai breve, la storia che si inventa è lunga.
Qualche parola pronunciata male, ma non importa, non si ride, non si corregge, si ascolta e si impara.
Se non viene ci manca ed un po’ ci si preoccupa.
Prima di tornare a casa sua aspetta che le si domandi che cosa ha mangiato. “Cosa hai mangiato oggi?” “Il pollo” risponde, pronunciando la prima “o” aperta.
Anche il pollo per lei è un sogno perché in tutta la sua poca vita vissuta non l’ha mai mangiato. Non lo possono comprare, non se lo possono permettere. Tutti i giorni, però, lei dice di averlo mangiato.
Una volta la volevamo invitare a pranzo perché c’era il pollo arrosto, ma la madre disse di no.
POI
Ad un certo punto hanno voltato la faccia al minimo indispensabile ed hanno smesso di pagare tutto, bollette ed affitto.
Mio zio una volta ha bussato alla loro porta per pretendere i mesi arretrati ed il pagamento delle bollette a lui intestate, ma poi non c’è più tornato, gli mancava il coraggio.
Non ha mai riscosso niente.
Hanno lasciato la casa di notte, sono andati via, ma nessuno ha mai saputo dove.Spero che Elena in un giorno della sua vita abbia potuto assaggiare il pollo.
Comunque un buon pollo arrosto dicono che si faccia anche così:
1 pollo tenero salvia e rosmarino freschi
2 fette di lardo o pancetta
sale
Lava il pollo sotto l’acqua corrente e mettilo in una teglia adatta alle sue dimensioni.
Appoggia il lardo sul petto così che in cottura non secchi troppo.
Metti attorno e tra le ali e le cosce salvia e rosmarino ricopri con un po’
d’olio e di sale e inforna a fuoco vivace per un’ora.
E’ consigliabile mangiarlo appena sfornato, ma non si disdegna nemmeno freddo.