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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Toh! un azaddhiracht!

13/5/2011 - 23:45


 
Uno strano albero


Anche senza saperlo il nome ricorda il medio oriente e infatti questo albero, dallo strano nome misto di greco, di  arabo o di persiano,  conosciuto come "melia azedarach" e diffuso in molti paesi con una grande varietà di nomi, è originario delle zone temperate dell’Asia.


Il nome più ricorrente è “albero dei paternostri o dei rosari” perché con i suoi semi ossei si fabbricavano appunto i rosari, ma curioso è il fatto che proprio questi semi siano stati scelti per la fabbricazione.

La particolarità è che essi sono naturalmente forati da parte a parte e quindi molto facile farne quegli oggetti sacri.


Altre curiosità sono: la grande tossicità della polpa dei piccoli frutti, il cattivo odore che essa emana, la inattaccabilità dagli insetti, il rifiuto degli impollinatori di avvicinarsi ai fiori nonostante il loro soave profumo, l’uso delle foglie come tarmicida, o meglio antitarme, la grandissima germinabilità dei semi, la fragilità del legno, la componente tossica di tutta la pianta.

A tale proposito è da sapere che nel Centro America, dove l’albero è chiamato “Jacinto”, la sua corteccia viene buttata nei corsi d’acqua e i pesci vengono catturati perché storditi dalla sua azione narcotica.


Ma veniamo al suo composito strano nome.
Melia in Grecia era chiamato il frassino e il nostro ne ha le foglie simili, azaddhiracht  significa “albero nobile” perché con i suoi fiori si intrecciavano corone da collocare nei templi.


Nonostante sia di origine asiatica, l’albero si è acclimatato benissimo nel nostro paese dove in questi giorni, sovrastando il verde del fogliame, adorna di una veste di un colore che va dal rosa al celeste pallido, tanti giardini.
Chi non lo potesse vedere ora in fioritura, lo riconoscerà in autunno perché pieno di mazzi di piccole palline marronchiaro, che cadendo, vi daranno la gioia(?) di germogliare TUTTE da tutte le parti!

E non è tutto, perché le foglie, che non sono attaccate al ramo, ma ad un lungo picciolo, cadranno tutte insieme, mentre gli stecchi (non i rami, ma quei piccioli),  rimarranno a lungo sull’albero e cadranno tutti quando vi sarete riposati dalle fatiche della spazzatura autunnale.


Albero nobile?


Forse nobile no, ma variamente strano sì!
 
 

 
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