Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Oggi, 24 maggio...
Il 24 maggio a Migliarino, tanti anni fa, non quel lunedì famoso quando il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti, non era senz’altro il 1915 ma una quarantina di anni dopo, altri primi paesani attraversavano un altro famoso fiume, anch’esso calmo e placido, e si recavano sull’opposta riva per abbattere, non il nemico, ma una moltitudine di cannelle che a quel tempo avevano messo già la loro veste di verdissime foglie fresche.
Di lì a poco, appena una settimana dopo, sarebbe cominciata per tanti la stagione estiva e la spiaggia di Bocca di Serchio era il loro intatto magnifico lido.
Il grosso dei bagnanti sarebbe arrivato alla fine del mese, dopo la fine delle scuole e dopo il giorno che un antico detto diceva di rispettare recitando: “chi fa il bagno prima di San Giovanni… ci lascia i panni” e c’era molta gente che ci credeva.
La spiaggia era grandissima, lambita dal fiume da un lato e dal mare dall’altro, pulita, lunga e bianca, silenziosa e libera, ma… c’era un sole che sbullettava e allora l’ingegno contadinesco inventò la “baracca di cannella”, perché c’erano donne e bambini da riparare.
Per andare sulla spiaggia bisognava avere una barca e solo chi possedeva il natante poteva costruirsi il riparo perché le cannelle crescevano lungo la riva del fiume inarrivabili dalla spiaggia.
Per due domeniche, l’ultima di maggio e la prima di giugno, i migliarinesi costruivano freneticamente le loro baracche ed era un via vai di fasci di canne che scendevano da sole dalle barche e da sole, così sembrava, se ne andavano verso la “presella” di rena prima di intravedere sotto di esse l’omino che le trasportava, rosso dalla fatica e dallo sfreghìo delle foglie sulla pelle.
Mi fermo qui perché se mi faccio prendere dai ricordi scrivo dugento pagine, ma mi fermo dopo avere detto che: posto ce ne era per tutti, le baracche venivano fatte a corsa per motivi di lavoro che impegnavano i paesani tutta la settimana e le domeniche son poche ora come allora, ma il “riparo“ era corale, il fresco era per tutti e quando finiva la stagione non ci voleva né il "Benvenuti", né il "Giudice", nè il "Comune", né il "Parco" per dir di pulire!
E sapete come andò a finire?
Come la storiella del piccione ingordo!
E come dicono sul forum: meditate gente, meditate!