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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

. . . uno sul web, ora, che vaneggia che la sua .....
. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
. . . mia nonna aveva le ruote era un carretto. La .....
. . . la merda dello stallatico più la giri più puzza. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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SCARTI
di Trilussa

29/5/2011 - 16:52

Fincantieri ha presentato in questi giorni il suo piano industriale, un piano per rimanere sul mercato, per mantenere in salute l’azienda in questo momento di grave crisi economica.
Un piano industriale è sempre una buona cosa perchè permette all'Azienda di programmare il proprio futuro ma questo purtroppo prevede l’esubero di ben 2251 lavoratori negli stabilimenti di Castellammare di Stabia e di Sestri Ponente a rischio chiusura.


Noi tutti non possiamo che sperare che questa sia solo una forzatura, una minaccia di forti licenziamenti solo per cercare di ottenere qualche favore dallo Stato o dall’Europa (soldi, in parole povere). E lo sperano soprattutto i lavoratori minacciati di licenziamento.


Penso non ci sia cosa più grave, per un uomo, per un lavoratore, che essere licenziato.
In fin dei conti la fabbrica, lo stabilimento anche se ti fa faticare, se ti impegna fisicamente, se ti porta via molto del tuo tempo e delle tue energie tuttavia ti permette di vivere, di mantenere la famiglia, di programmare il tuo futuro. Spesso riesce anche a farti essere orgoglioso del tuo lavoro utile alla realizzazione del prodotto finito, che senti anche un po’ tuo.


Perché il lavoro, indipendentemente dal tipo e dalla specificità, ti fa sentire utile, ti gratifica con la produzione e non solo con lo stipendio. Il prodotto finito, nel caso di Fincantieri navi mercantili e militari nella cui progettazione e costruzione è oggi uno dei maggiori gruppi esistenti al mondo, ti rende orgoglioso di avervi partecipato specialmente se il prodotto è ben costruito e ben accetto dal mercato. E non solo perché è una garanzia del posto di lavoro.


Proprio per questo il licenziamento rappresenta, oltre che un grave danno economico, anche un significativo danno morale che mortifica la stessa dignità del lavoratore.


Il lavoratore si sente improvvisamente inutile, il suo lavoro non serve più, la sua opera è ritenuta secondaria magari ad altre che vengono mantenute. La fabbrica, l’azienda, quella che per tanti anni ti ha accolto la mattina presto ed hai salutato magari la sera tardi, non ha più bisogno di te. Quella fabbrica a cui magari pensavi con orgoglio e riconoscenza alla fine ti caccia, magari con una semplice lettera prestampata dove il tuo nome è scritto sopra una riga nera continua in uno spazio vuoto. Con davanti, quasi a presa in giro, un bel Sig. in segno di un rispetto che suona falso perché la lettera è una condanna ed il rispetto sarebbe stato ben altro.


Senza una stretta di mano, senza un ringraziamento per i tanti sacrifici, senza un augurio di trovare qualcosa d’altro per vivere, per riuscire a mantenere la tua famiglia.

Penso che si possa vivere la cosa come un lutto, come la perdita di una persona cara che ti lascia improvvisamente spaesato, senza un punto di riferimento certo, senza intravedere una sicurezza per il futuro.


Se poi quello rifiutato è un uomo non più giovane la tragedia è ancora più grande.
Se la difficoltà di trovare un posto di lavoro per un giovane è grande per uno non più giovane appare praticamente impossibile. Troppo vecchio per essere assunto in qualche nuovo lavoro, ancora troppo giovane per andare in  pensione. Il lavoratore si viene a trovare come in un limbo da cui è difficile uscire.


Uno scarto. Qualcosa che non serve più, qualcosa da buttare, inutile, addirittura dannoso per l'Azienda che ti deve pagare lo stipendio. Un rifiuto.Una nullità.

Ti domandi come può quell' Azienda che ti ha allevato e nutrito, a cui hai dato il tuo lavoro e il tuo impegno improvvisamente abbandonarti senza pensare a come farai per vivere, come manterrai i tuoi figli, come potrai pagare il mutuo o l'affitto.


Alcuni lavoratori hanno prodotto un video, una lettera al ministro Tremonti dove manifestano tutta la loro disperazione, la loro condizione di rifiutati, la perdita della loro dignità di uomini e di lavoratori.
 


 
“Volevo solo lavorare” è un curioso libro di Luigi Furini che tratta proprio l’argomento delle persone in cerca di lavoro non più giovani. Il libro è scritto in forma divertente ma fa scoprire un mondo nascosto e sconosciuto e proprio per questo ancora più preoccupante perché non percepito e non affrontato con soluzioni adeguate.
 
“Un giornalista "scomodo" costretto a lavorare nello sgabuzzino delle scope. Cuochi e camerieri assunti e licenziati ogni due ore, centinaia di volte all'anno, con tanto di tredicesima e quattordicesima e riposi non goduti. Ex manager che fanno i baristi o i baby sitter. Impiegati vittime del mobbing e costretti a scegliere tra antidepressivi, ansiolitici e Viagra. Dirigenti disoccupati che si tingono i capelli prima di un colloquio di lavoro. Fusioni bancarie che provocano migliaia di esuberi per gli over 50. Tre giovani dipendenti premiate dal datore di lavoro con una vacanza ai Caraibi, a patto che siano "gentili" con i clienti... Che cosa sta succedendo nel mondo del lavoro?


Luigi Furini esplora un mondo che si rivela spesso tanto crudele e assurdo da diventare ridicolo. Un viaggio nella giungla di chi è troppo vecchio per le imprese e troppo giovane per avere la pensione, tra i "mobbizzati " dell'unico paese europeo senza una legge in materia, tra i giovani precari, tra i lavoratori poveri e gli "scoraggiati", cancellati anche dalle liste del collocamento. Tra vicende tragicomiche, corsi di autodifesa e reti di solidarietà, Furini scopre un'Italia che i media non raccontano più: problemi concreti e quotidiani che la politica ha dimenticato, in un paese che sta perdendo le sfide della globalizzazione.” (da Ibs)

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1/6/2011 - 10:36

AUTORE:
Graziano Pardini

Un articolo che coglie il cuore del problema lavoro e della dignita' dei lavoratori.
Bellissimo!!!