Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Domenica si vota. Si vota per 4 referendum: acqua, nucleare, legittimo impedimento. C'è che dice si, chi dice no e chi dice che non è importante e si può anche non andare.
A me si rimescola il sangue a sentire che non è importante andare a votare, che si può andare al mare. Sarà sicuramente per l'educazione che ho ricevuto, per aver avuto genitori che sapevano bene da dove veniva il diritto di voto, da aver ricevuto moniti sul fatto che chi non andava a votare era come se infrangesse una legge, si macchiasse di una colpa, ma è mio merito personale aver alimentato quell'insegnamento, aver tenuta viva la certezza che votare sia un mio diritto/dovere che nessuno mi deve togliere.
Per il voto dei referendum c'è qualcosa in più,. C'è sempre infatti una parte che consiglia e che caldeggia l'astensionismo per non far raggiungere il quorum e far risultare non valido il risultato del referendum. La strategia adottata anche in passato dai sostenitori del no è quella di fare una campagna a favore dell’astensione e di solito riesce a dare suoi frutti.
Si basa sulla presenza di un malessere diffuso dovuto a un senso di sfiducia generale e generalizzato nei confronti della politica, di una parziale comprensione dei quesiti formulati spesso in modo poco chiaro, di un male di vivere che caratterizza purtroppo i nostri tempi.
Capisco avere opinioni diverse, opposte, capisco essere confusi e faticare per farsi un'opinione, ma non capisco astenersi. Astenersi significa vanificare, svuotare di significato uno strumento importante, quello da cui discendiamo.
La repubblica italiana nacque il 18 giugno del1946 a seguito dei risultati del referendum istituzionale del 2 giugno precedente, indetto per determinare la forma dello stato dopo il termine della seconda guerra mondiale.
Si trattò di un referendum istituzionale: gli italiani furono chiamati a scegliere fra monarchia e repubblica. Vinse la repubblica con il 54% dei suffragi. In tale occasione le donne votarono per la prima volta.
Ecco noi siamo figli di un referendum particolare, ma di un referendum. Poi abbiamo aspettato il 1974 per usare per la prima volta questo strumento di esercizio di sovranità popolare sancita dall'art. 1 della Costituzione. L'esito del referendum è la conseguente espressione di questa sovranità, della volontà del popolo.
Uccidere lo strumento del referendum vuol dire buttare a mare e calpestare noi stessi, la nostra volontà. La sovranità popolare sono io, sei tu, siamo noi. Chi dai monitor delle nostre televisioni ci invita ad andare altrove ci dice di ignorare noi stessi, ci invita a diventare malati psichici, schizofrenici, perchè domani continueremo a lamentarci delle cose che non funzionano, di quello che vogliamo o non vogliamo, continueremo ad imprecare contro leggi ingiuste che ci vengono calate dall'alto, del fatto che noi non contiamo niente...continueremo il nostro bla bla bla senza punti, né virgole, senza girare pagina,come malati psichici in preda ad un delirio.
Chi annuncia che non andrà a votare e intanto ricopre cariche pubbliche (ruoli di potere perchè è stato votato a rappresentarci), è moralmente inaccettabile e lo è anche politicamente, perchè invalida il potere del voto, anche di quello che lo riguarda.
Il referendum è un modo per esercitare il potere popolare, per esprimere un senso di responsabilità verso la nostra vita, i nostri luoghi, il nostro futuro. Non andare a votare vuol dire abdicare a questa possibilità, abdicare al ruolo di cittadini, di popolo.
Un popolo che rinnega un tale strumento di democrazia diretta lancia un messaggio su molti campi, su quello strumento, su quell'argomento e su di sé, su come si percepisce nel ruolo di cittadino.
A che gioco giochiamo? Quali sono le regole del gioco?
Se il gioco è quello della democrazia, le regole del gioco devono essere chiare e trasparenti, leali e condivise. Se si spendono soldi nostri per fare questi referendum, se c'è una legislazione che li consente, che ne legittima la natura, la forma, lo svolgimento una delle regole è forse disertare le cabine elettorali?
In questo caso caldeggiare l'astensionismo per non far raggiungere il quorum equivale ad ammettere che si è certi della vittoria dei si e che l'unico modo per non cambiare lo stato delle cose è quello di boicottare il gioco, ma questa è una scorciatoia scorretta che falsa la consultazione.
Scusate ma non sono queste le regole del gioco. Le regole dovrebbero essere quelle di essere messi in condizione di essere informati correttamente sulle motivazioni del si e del no e di essere spronati ad andare a votare perchè la regola democratica implica questo.
Far fallire il si non per volontà ma solo per astensionismo non raggiungendo il quorum, che vittoria è?
La regola democratica implica che ci si esprima e che l'esito referendario, espressione della sovranità popolare, sia una fonte del diritto, primaria che vincola i legislatori al rispetto della volontà del popolo.
Non facciamoci rubare un diritto fondamentale, andiamo a votare, perchè siamo capaci di intendere e di volere, di ragionare e avere opinioni.
Il mio “quorum” batte...voi che fate?