Nei suoi numerosi articoli sulla storia del territorio, Franco Gabbani ha finora preso come riferimento, personaggi o avvenimenti storici, inquadrandoli nella cornice degli usi e delle norme dell'epoca.
Questa volta prende spunto da situazioni e argomenti curiosi, spigolature come le chiama.
Al di là dei fatti precisi, quello che colpisce particolarmente, è il linguaggio usato nei documenti, non solo formale e involuto, come da sempre ci ha abituato la burocrazia, ma spesso anche di difficile comprensione, esplicitando l'evoluzione continua della lingua e dei termini.
Lo Zeppelin (conosciuto comunemente come 'dirigibile') è un tipo di aeronave rigida, che prende il nome dal Conte Ferdinand Von Zeppelin che all'inizio del XX secolo fu il pioniere di questo mezzo.
Il design ebbe così grande successo che la parola "zeppelin" viene tutt'oggi genericamente usata per riferirisi a tutti i tipi di aeronave rigida.
Il dirigibile nacque il 2 luglio del 1900, una data destinata a fare la storia del volo. L'impresa vide protagonista il mezzo volante che avrebbe dovuto consentire all'uomo di viaggiare per il mondo in relativa sicurezza e in tutta comodità.
Fino a poco tempo prima la navigazione aerea aveva le ali tarpate - è proprio il caso di dirlo - dalla lenta e macchinosa mongolfiera, mezzo senz'altro ingegnoso ma che possedeva enormi limiti. A parte il fatto che si trattava di un velivolo difficile da controllare, il suo piccolo abitacolo permetteva il volo ad un numero ristretto di persone, senza contare che l'equipaggio era costretto a stare all'aperto, non essendo il "cestino" della mongolfiera dotato di una efficace copertura.
Dopo anni di voli con questo tipo di enormi palloni gonfi di elio apparve la possibilità di viaggiare da un continente all'altro con i massimi comfort. Questa possibilità aveva un nome ben preciso: il dirigibile. Artefice di questa straordinaria rivoluzione fu un ingegnere tedesco, il tipico scienziato dai capelli bianchi e dai baffi vistosi, che univa l'amore per la scienza ad una grande passione per il volo: il suo nome era Ferdinand Von Zeppelin, padre di quell'enorme transatlantico dei cieli, che un secolo fa dava ufficialmente il via all'era del dirigibile per trasporto passeggeri. Un'era durata poco ma non pochissimo, se si tiene conto che l'ultimo dirigibile prese il volo, prima di essere soppiantato dal primo rudimentale aeroplano, 37 anni dopo.
Come molte altre invenzioni comunque anche il dirigibile ha visto la luce più che per amore del progresso e del bene dell'umanità, per fini non propriamente filantropoci. Chiamato LZ-1, quell'enorme aeromobile era il capostipite di una lunga serie destinata a scopi bellici, durante la prima guerra mondiale. Il primo modello era un vero e proprio gigante dei cieli, con due motori da 32 cavalli ciascuno a fare da propulsori. Il LZ-1 fu la base per far volare nove anni dopo un dirigibile lungo 128 metri, spinto da quattro motori da 85 cavalli ciascuno.
Dopo i primissimi tentativi del francese Giffard, nel 1852, con un'aeronave in grado di percorrere in volo ventisette chilometri, la storia di quello che venne definito "il mezzo più leggero dell'aria" resta sempre legata al nome di Von Zeppelin, e a quello di un grande ingegnere italiano, Umberto Nobile, che realizzò i celebri dirigibili dell'esploratore Roald Amundsen, protagonista di avventure e sventure sopra le banchise del Polo Nord.
Ecco qualche caratteristica del dirigibile, poi diventato anche protagonista delle avventure attorno al mondo di Jules Verne e di molti film che lo hanno portato sul grande schermo: lungo fino a 250 metri, poteva viaggiare per 118 ore consecutive, con velocità di crociera di 115 chilometri orari. A bordo potevano prender posto quaranta membri dell'equipaggio e centinaia di passeggeri. Furono proprio "mostri" di questo tipo quelli che, legati al nome del suo inventore, divennero i più famosi e chiamati "Graf Zeppelin".
Ma il loro epilogo era dietro l'angolo, anche per via di alcune oggettive ingenuità. Volando con impieghi flessibili, spesso con più di mille passeggeri per volta e a costi ridotti, si era sottovalutata la pericolosità del gas che serviva per gonfiare quegli enormi palloni in grado di far salire in quota queste vere e proprie navi del cielo. L'idrogeno si rivelerà ben presto protagonista della fine di quelle macchine sapientemente progettate dal Conte nato a Costanza nel 1838: quando egli morì, nel 1917 a Berlino, non avrebbe mai immaginato una vita così breve e una chiusura così tragica per i suoi giganti del cielo.
Portava il suo nome anche il dirigibile "Hindenburg", simbolo dell'epopea nazista, che s'incendiò nel 1937 mentre stava per attraccare al pilone di sostegno, quasi certamente a causa dell'elettricità statica dovuta all'immininente temporale che stava sopraggiungendo. Nel rogo perirono centinaia di persone; altre si salvarono miracolosamente lanciandosi sulla pista di Lakehurst tra le fiamme.
L'era del dirigibile finì quel tragico giorno, per dare il via libera al mezzo "più pesante dell'aria": l'aeroplano. Ben presto il "più leggero dell'aria" si riprenderà la rivincita, volando con tecniche e obiettivi diversi.
Già dagli anni '70 dirigibili volano per scopi pubblicitari, pompati ad elio, decisamente più piccoli e con struttura meno rigida rispetto ai giganti di inizio '900. Questi velivoli, sicuri e pratici, consentono ad una decina di passeggeri di fare voli turistici sulle città, partendo anche dalla pista di piccoli aeroporti vicini.
Oggi il dirigibile è impiegato soprattutto per la ricognizione aerea per scopi militari: quello americano della Westinghouse, lungo 130 metri, è uno dei più grandi realizzati nel dopoguerra con struttura semirigida. La Marina americana lo utilizza come sentinella volante per evitare l'avvistamento radar di missili in silos sottomarini; vola quasi radente al livello del mare e ha l'enorme vantaggio di fermarsi durante il volo.
Altro impiego del rinato dirigibile moderno riguarda il controllo aereo del traffico di droga, e il trasporto di carichi pesanti, come grandi container rilasciati dalle navi, trasferiti dalla banchina del porto fino al luogo di stivaggio. Da qualche anno anche il russo "Moscow Institute", in collaborazione con altri istituti internazionali, compreso il Politecnico di Torino, lavora allo sviluppo di progetti innovativi nel campo di quel "più leggero dell'aria". Se si considera inoltra che i palloni stratosferici sono sempre più utilizzati dalle agenzie spaziali per far volare ad alta quota carichi scientifici, a un secolo di distanza, lo Zeppelin si sta decisamente prendendo la sua rivincita.