Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
"E’ un’Italia a due velocità. Chi ha così tanto da potersi permettere spese voluttuarie addirittura offensive per chi vive del proprio lavoro e chi si avvicina sempre più al margine della povertà".
Scriveva Trilussa la scorsa settimana...e subito ho pensato che esiste un'altra italia ancora, quella che ha scelto di perseguire una terza via: quella della sobrietà, quella del consumo consapevole, quella delle piccole opere quotidiane, che costano fatica perchè richiedono pensiero, riflessione, coerenza, attenzione e sensibilità.
Un'altra italia che ci prova ad essere diversa, tra trappole, passi falsi, errori e riparazioni.
E' l'italia che sceglie di far parte e di prender parte di un cambiamento.
Un'italia che si destreggia tra posizioni più radicali e posizioni più mediate, un'italia che comunque sta lavorando per esser-ci con la testa e con il cuore, con le mani in pasta. Una pasta che non sempre dà i suoi frutti, ma che come in un gioco infinito può essere impastata di nuovo per riprovare, per ripartire facendo tesoro degli errori fatti.
E' un'italia silenziosa, che non viene raccontata dai media ufficiali, che ha molte forme che vanno dai movimenti, ai comitati, ai gruppi di acquisto solidali, alle associazioni di volontariato culturale e sociale, al movimento per l'acqua pubblica...
Un'italia che non vuole sperimentare il corto circuito sociale e culturale e lavora, agisce e vive per ricucire, rattoppare, tessere, ridare energia a una serie di pratiche che ci appartenevano e abbiamo perduto, catturati dai fili di una tela di ragno che ci illude nella ricerca della felicità.
Un'italia che sempre più numerosa sceglie di ridurre comportamenti usa e getta, sceglie di resistere al potere della pubblicità e del mercato, che quando fa la spesa legge le etichette, sta attenta agli imballaggi, alla provenienza dei prodotti, che si chiede da dove deriva il minor costo di un prodotto, che consuma i prodotti locali e biologici, che consuma collettivamente, che mette in atto azioni che sostengono l'occupazione e l'ambiente.
Un'italia che si chiede se per essere felici e “benestanti” serva possedere un cellulare di ultima generazione, piuttosto che un televisore al plasma o uno di quei macchinoni che sfrecciano sulle nostre strade.
Un'italia che alimenta una visione solidaristica del vivere, e che si domanda se la felicità risieda nella costruzione di relazioni umane fragili, instabili e frettolose. Relazioni umane dove è entrata di prepotenza la comunicazione a intermittenza degli sms o delle amicizie su facebook.
Un'italia che crede che occorra vivere semplicemente affinchè gli altri possano semplicemente vivere( gandhi).
Un'italia che cerca di recuperare la solidità del vivere, dell'esser-ci, del partecipare, contrastando quel facile e utile, ma non sufficiente, comportamento del clic sfrenato.
Soli in casa nostra davanti allo schermo di un pc sempre più spesso pensiamo di prender parte, di esser parte di qualcosa con un semplice clic sul tasto invio della tastiera.
Quest'altra italia è quella che usa i mezzi, gli strumenti per potenziare le proprie azioni, per diffondere pensieri, per accorciare distanze, ma privilegia la presenza, la voce, le azioni, le mani e i piedi, i pensieri, la vista, il tatto e il contatto tra persone e con le cose.
Un'italia che parte da sé ma con ambizioni di crescita sociale e culturale ecco perchè dico che è l'italia delle piccole opere quotidiane.
Chi legge potrà obiettare che è il solito discorso teorico bla bla bla belle parole e poi tutto va come sempre.
Dico di no, perchè ognuno di noi ha un potere grande nelle mani, quello di decidere e scegliere quali abitudini, usi privilegiare, quale potere dare al mercato, alle mode e alle tendenze.
Ognuno di noi sceglie quanta acqua usare, sceglie se lasciare il sacchetto dei rifiuti sul ciglio della strada, sceglie come spendere i soldi ricavati dal suo lavoro, o per cosa contrarre un debito.
Ognuno di noi sceglie ...decide...fa...dice...si muove...vota...spende...usa...getta...
Ognuno di noi pensa e sogna
Ognuno di noi può alimentare quel vento di cui tanto si parla in questi ultimi tempi.
Quel vento che non è un evento meteorologico...