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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani si cambia completamento lo scenario.

Non avvenimenti storico- sociali, nè vicende di personaggi che hanno segnato il loro tempo.Il protagonista è questa volta è il fiume Serchio, l'attore sempre presente nella storia del territorio, con grandi vantaggi e tremendi disastri.

Ma non manca il tocco di Franco nell'andare ad esaminare grandi lotte politiche e piccoli episodi di vita comune legati al compagno di viaggio nella storia del nostro ambiente. 

Il fu presidente Biden lascia la carica e fa un bel .....
E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Pasquale Pasquino
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di Tonino Serra Contu
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di Tonino Serra Contu
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dal Pensiero Prismatico.(post tutto da leggere di Ermes Antonucci).
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di Ylenia Zambito, senatrice
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di - Maestra Antonella
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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Freddo vento pioggia neve gelo ed influenza
si accendono e si spengono come le lucine a intermittenza
di piazze strade vie vicoli e viali cittadini. .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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Il GRANITO

24/7/2011 - 16:33

L'Elba è ricca di un materiale largamente usato come pietra da costruzione e ornamentale: il granito.
La lavorazione del granito risale ai tempi dei romani, come testimoniano le numerose opere disseminate nelle più importanti città italiane.
Il Vasari ci ricorda che 7 delle colossali colonne del Pantheon, alte 12 m e del diametro di 1,5 m, sono di granito di Seccheto. Dello stesso materiale sono molte colonne del duomo di Pisa portatevi dai Pisani che nell'XI secolo possedevano l'Elba e lavoravano le cave; altre 3 colonne della stessa provenienza adornano il Battistero di Pisa, altre sono nella chiesa di S.Michele in Borgo ed altre ancora in quella di S. Frediano. C'è poi la testimonianza di uno studioso tedesco (J.Noggerath- archiv. fur mineralogie, Berlin 1844) che afferma che 18 grandi colonne di granito elbano si trovano nella cattedrale di Aquisgrana; dicesi siano state portate a Colonia dall'imperatrice Elena madre di Costantino, e da Colonia trasferite ad Aquisgrana da Carlo Magno.

 

Questa lavorazione è ancora attiva sull'isola, grazie a piccole cooperative di abili scalpellini localizzate nella zona di San Piero e Seccheto, in quanto il granito proviene dalla zona “rotondeggiante” dell'isola, nel versante ovest, ovvero dal massiccio granitico del Monte Capanne.  

 

Sono vittima di un combattuto e assurdo controsenso: amo l’Isola e non amo l’Elba.

Amo le sue montagne brulle e arborate, le sue spiagge e scogli incontaminati, il suo mare dai mille colori, la sua vera gente che non si è piegata al consumismo e al turismo di massa, i suoi paesini arroccati sulle brulle pendici della parte a sud-ovest, di quelli dei pescatori nelle pittoresche calette e in particolar modo dei luoghi che hanno segnato la storia del luogo con i suoi caratteristici lavori e in particolare questo dell’estrazione della pietra simbolo dell’isola.

Forse sarà un labile abbinamento alle nostre cave di Legnaio o di Filettole o di Avane, misera cosa in confronto, ma che sempre pietre sono!

Non amo invece gli stabilimenti balneari, i negozi di finti souvenir, le passeggiate forzate nel corso o lungomare dei nuovi centri balneari che nulla hanno di “locale” e odio il “lettino e l’ombrellone”!
 
La diversità dell’isola che mi ospita è così varia che però posso sbizzarrirmi a piacimento andando in lunghe passeggiate su ripidi crinali o in pericolose discese in sconosciute scogliere, o alla ricerca di resti archeologici, animali e fiori endemici e un’infinità di particolari che solamente l’essere da solo ti fa assaporarne la bellezza.

Proprio l’amore della nuda pietra, il granito, mi ha fatto conoscere un delizioso paesino arroccato sulla cima di una piccola altura fra Procchio e Marina di Campo, due località che ormai sono supersfruttate dal turismo, dove la sola cultura è quella dell’apparire.

A San Piero invece si respira ancora un’aria di paese e non vi sono quindi buticche e pubbe, ma fra le case e scalinate (in granito ovviamente) vi si trovano osterie e circoli di lavoro e culturali che tengono vivissimo il ricordo delle tradizioni.

In questo stupendo paesino, alcune sere fa, sono andato attirato da una locandina che diceva di una proiezione di filmati e immagini del passato sanpierese a cura del Centro culturale Macinelle.

Ve lo immaginate se lo avessi perso?

Infatti la serata è stata di una bellezza incredibile, per me che amo cerco e studio queste cose, insieme a tutta una combriccola di paesani che ridevano nel riconoscere il nonno, l’amico, la situazione rappresentata dalle foto e dalle riprese e il vocio che invadeva la piccola piazza della chiesa del paese, e che a volte superava la bella voce della cantante stornelli e nenie elbane, era parte integrante e importante dello spettacolo.

Alla fine ho scambiato due chiacchiere con gli autori di quel lavoro e ho avuto suggerimenti di dove poter trovare il materiale.

In onore a San Piero ed al suo confinante Sant’Ilario, paesi di lavoratori di granito, vi presento: Inno all’Elba, cantato da un coro di operai cavatori dei due paesi che fa da colonna sonora ad una serie di visioni di paesi elbani.


http://www.facebook.com/video/video.php?v=112454672140558 

 

  

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