Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Lo stercoraro
Viene chiamato anche Scarabeo Sacro e chissà quante volte avremo visto riprodotto nei monili o nei dipinti egiziani.
Gli egizi credevano che nascesse da una palla di sterco, per cui lo considerarono un'immagine dell'autocreazione. In realtà la femmina formava queste palle, che portava in gallerie precedentemente preparate, e poi vi deponeva le uova. Dopo 28 giorni gli scarabei uscivano in superficie come adulti, fenomeno che coincideva con l'inondazione del Nilo.
Questo coleottero ha il nome di khepri, molto vicino foneticamente alla parola kheper, che significa “diventare, risorgere” e probabilmente l'assonanza tra le due parole ha indotto a scegliere lo scarabeo come determinativo geroglifico del «divenire» .
Vi era in Egitto un dio detto Khepri, (lo scarabeo sacro simbolo di trasformazione e rinascita) raffigurato con una palla fra le zampe anteriori e il Libro dei morti, in una preghiera recita:
"Io sono Keper al mattino, Ra a mezzogiorno e Atum alla sera”.
Lo scarabeo racchiude simboli solari (con le ali aperte è l'immagine del Sole nel suo duplice cammino, ascendente e discendente, quando alza e sotterra la palla di sterco rappresenta Ra) e lunari (ha 28 giorni di gestazione).
Questo coleottero ha una capacità piuttosto particolare di nutrirsi: infatti il suo cibo preferito è lo sterco animale che è in grado di trovare in grandissima quantità nei luoghi frequentati da mandrie di mammiferi o dagli uomini, particolarmente nelle zone spiaggiose retrodunali che notoriamente ospitano l'uomo per certe necessità corporali.
Comincerà quindi un perfetto lavoro in coppia che vedrà maschio e femmina preparare una (o più) pallina di sterco aiutandosi con la parte anteriore del capo seghettata e dentellata per cominciare a rotolarla e trasportarla in una galleria verticale scavata poco distante dove poterla interrare.
L'azione che compiono queste bestioline è eccezionale in quanto riescono a disgregare e far sparire completamente dalla circolazione in brevissimo tempo quantità colossali di escrementi, particolarmente nei luoghi frequentati da mandrie di erbivori. La loro azione è oltretutto benefica nei confronti del terreno in quanto questo viene concimato sin dall'interno.
Ben lo sanno gli allevatori australiani che, dopo aver introdotto animali domestici europei in territori inospitali, sfiorarono il collasso ecologico della pastorizia e della zootecnia per carenza di volenterosi stercorari. Condussero uno studio accurato e si resero conto ben presto di alcune semplici verità. In una sola stagione una mandria di 40 vacche da latte può depositare 18 tonnellate di escrementi su un ettaro di terreno, trasformandolo in un deserto sterile e inutilizzabile, se manca l'intervento delle legioni coprofaghe.
Importarono allora popolazioni di stercorari delle provenienze più adatte, come il Sud Africa, e nel giro di poche stagioni quell'esercito quasi invisibile, composto di miriadi di volontari scavatori, trasportatori, decompositori e trasformatori, rimise le cose a posto ricreando un prezioso equilibrio.
Per noi “civili” fruitori delle spiagge e luoghi retrodunali, questi animaletti sono considerati poco simpatici tanto da avere dato loro il dispregiativo nome ruzzolamerda, ma guardate attentamente l’esemplare della foto che con la zampetta mediana sinistra si “netta” il culetto perché:
un conto è spingerla in avanti e un altro sentirsela di dietro!.
Sembra di essere a “Paperissima” con le disavventure o stranezze di ogni tipo di animale e, come nella fortunata trasmissione c’è una voce dialettale che fa parlare il soggetto, anch’io vi riporto quel che dice il piccolo ruzzolino al padre e la risposta che riceve:
“o babbo, vando la gente dice che si fa una vita di merda, o cosa voglin di'? ‘un parleran mia di noi? io son dimorto pulito!”
“Noe nini, ‘ndella vita c’è di peggio che spinge una pallina di merda, pensa che si poterebbe esse' anche la pallina di merda!”