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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

. . . uno sul web, ora, che vaneggia che la sua .....
. . . . . . . . . . . a tutto il popolo della "Voce". .....
. . . mia nonna aveva le ruote era un carretto. La .....
. . . la merda dello stallatico più la giri più puzza. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Il Giacchio/ghiaccio/accio/iacco

14/9/2011 - 23:46


 

Troppo noto per parlarne ancora, questo arnese antichissimo (con il giacchio pescavano quei pescatori che Gesù poi prese per seguaci del suo verbo) deve il suo nome, o almeno quello più conosciuto “giacchio”, alla trasformazione della parola latina jaculum che per i romani era quel qualcosa che si getta, mentre "rezzaglio", altro modo con cui si identifica, deriva dalla rete che i gladiatori reziari usavano per combattere nelle arene.
Bellissimo è invece il modo che hanno i francesi per designare la rete: épervier (sparviero) perché, come il forte uccello rapace, si getta veloce sulla preda.
Tale nome a preso piede anche da noi e non è difficile sentire dire a qualche pescatore che lui usa lo “sparviero”.


Vi giuro che in questo preciso momento mi è venuta alla mente la soluzione dello strano nome che i muratori danno a quell’arnese piatto rettangolare che si appoggia all’avambraccio semidisteso tenuto con una impugnatura sottostante e dove sopra il lavorante tiene un mucchietto di calce da prendere con la cazzuola: lo sparviero.
Il suo vero nome è frattazzo e non è che l’arnese serva a chiappare nulla (semmai a trattenere), ma quel gesto di tenere quella specie di vassoio è uguale a quello del pescatore quando si prepara a lanciare, quindi da qui l’abbinamento.
Correggetemi se mi sono intrigato.


Cinque o sei anni fa a Migliarino, nei locali del Teatro del popolo, fu presentato un curioso e piacevole libro dal titolo “Alla foce del Serchio una pesca antica: il giacchio”, scritto da due viareggini, Giulio Mancini e Giampiero Maracchi, edito da Maria Pacini Fazzi, Lucca.


 Eccovi la quarta di copertina:


“Questo libro nasce da una storia cominciata in riva al nostro mare e che è durata quasi una vita, della quale è protagonista una rete, il giacchio, antichissimo strumento di pesca. Una storia che si allarga a continenti diversi e indietro nel tempo a civiltà scomparse e seguendola scopriremo i dettagli della costruzione del giacchio, perché non si perda la  capacità di farlo; vedremo la rete volare dal braccio del pescatore con un movimento  che richiede destrezza, allenamento, potenza; cercheremo di indovinare secondo la stagione, le correnti, le maree, il tempo, quali sono gli umori dei pesci, e col pesce riscopriremo le ricette  dei pescatori di u n tempo,  frutto di una civiltà fatta di cose semplici,  di piaceri che nascono dall’uso dei prodotti del mare e della terra. E infine parleremo degli uomini che hanno battuta la  sabbia del  litorale con il giacchio sulla spalla, pronti a scorgere un tremito della superficie del mare, rivelatore del pesce che si avvicina, uomini dai soprannomi bizzarri che ne identificano un vizio, una virtù, una peculiarità, per capire quale valore possa avere una piccola rete che si porta nella orsa della spesa attaccata al manubrio della bicicletta.”


Ed eccovi una carrellata internazionale di pescatori di giacchio con il magnifico finale di due barcaioli e lanciatori avanesi: il giovane Alberto Giorgi e la famiglia dei Giorgi al completo per una pesca a "tiri incrociati" e per finire un video del mitico Giorgio.

 

 

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6/7/2012 - 6:21

AUTORE:
giulio mancini

vorrei far presente che gli autori del libro sono di lucca e firenze. ma che viareggio

20/9/2011 - 20:47

AUTORE:
P.C.

FRATTAZZO, FRATTAZZA. La parola giusta è FRETTAZZA, che dà luogo al verbo FRETTARE: strofinare con frettazza una data superficie (ponti, fasciame, ecc.) per nettarla. FRETTAZZA, "Strumento fatto come scopa composto di arbusti rigidi che prestamente dimenato sulla carena e sui ponti serve a nettarli dall'immondizie, concrezioni, alghe e simili. (Guglielminetti).
FRETTAZZO o FRETTAZZA localmente è anche detta quella tavoletta munita di manico che serve per spianare l'intonaco. I nostri muratori la chiamano PIALLOZZO, PIALLUZZO, PIALLETTO, TALLOZZA. E' più piccola dello sparviero, ma ha forma simile. Anche lo sparviero può essere usato per dare un primo abbozzo di spianatura sull'intonaco grezzo che poi viene rifinito con la tallozza o il pialletto o il pialluzzo, ecc.

MAACCO, deriva ovviamente da MACACO. Macaco, simile alla scimmia (che peraltro non è brutta) era detto anche un tipo brutto, malfatto, deforme, stupido, sciocco, ignorante, immaturo. Può essere giusta la similitudine di un pacco di mattoni portati su una spalla, come in effetti alcuni nobili arabi o africani, ma anche saltimbanchi, ciarlatani, giullari e simili portavano il macaco. Da qualche parte ho visto anche ora qualche fotografo che ti mette il macaco sulla spalla, o qualche altro animaletto, per farti la foto. Io stesso ho una foto ricordo fatta quando ero alle medie, con una bertuccia sulla spalla.
Quanto al MAACCO nostrale, probabimente inteso come brutto e malfatto, io so che era chiamato così un tipo di mattone più grosso di quelli usuali, irregolare nella forma e nello spessore perchè forse fatto senza stampo, rozzo, pesante e malcotto (malcotto può anche significare non ancora pronto, immaturo).Probabilmente quel tipo di mattone, che si vede solo nelle murature antiche, veniva seccato al sole e se ritirato anzitempo poteva risultare mal cotto, o come si dice noi "rincotto", "rincrudito", dunque non pronto, immaturo.
Ho sentito dire, "se' più sversato d'un maacco".
"E' tutto torto, par che l'abbin tirato su a maacchi".
Eeeh!, maacco, avanti d'èsse abbancato ce n'hai di trucioli da ammucchià. (Abbancato, messo a lavorare al banco: chi ha finito l'apprendistato, ha imparato il mestiere ed è passato alla qualifica di operaio.
Nel gergo dei ferrovieri -e questo lo dovevi sapere- macaco è detto il contrappeso della leva degli scambi a mano.
Lo vedi?, questa roba è come le ciliegie.

20/9/2011 - 15:29

AUTORE:
sparviere

ciao P.C. (che sei meglio di un pc senza puntini), grazie per il tuo contributo, ma "ammemmi" manca sempre la soluzione al mio personale dubbio sul frattazzo.
Ne sai qualcosa?
Mia nuora mi dice che se una cosa non "è scritta" non posso divulgarla, ma se nessuno la sa, nessuno la scrive, e tutti non la sapranno!
Vero?
Dato che la notte dormo poco (ma sarà vero poi?) mi sono venute alla mente altre parole legate al mondo dei muratori che mi piacerebbe discutere con te e con i lettori.
MAACCO! Mio padre chiamava così un mucchietto di mattoni, messi incrociati a due a due, che i manovali portavano ai muratori tenendoli su una spalla.
Strano nome, ma se si pensa che i grandi proprietari terrieri che commissionavano le grandi ville, secondo la moda di fine '800, avevano sulla spalla un animale portato dai possedimenti o viaggi in Afica, la scimmietta detta "macaco", forse si può avere la spiegazione?
a presto

20/9/2011 - 13:02

AUTORE:
Solent

E' vero che la classe non è acqua ma se il buon Umberto cerca bene tra gli archivi forse troverà anche i lanci di qualche altro ancor più vecchio, che aveva imparato da bimbetto quando le reti si facevano a mano di refe e con il bastoncino di maglia che veniva grattato ogni tanto per fare la scalatura.. E il tiro doveva esse bono alla prima perchè per ricaricare prima c'era da strizzare tutta la rete porpa d'acqua e la sbertatura era un rito, per non parlare poi della mossa.

20/9/2011 - 0:13

AUTORE:
P.C.

Tutti, insomma, così così. Ma Giorgio è d'un'antra pèzza. Lì c'è stile, classe, razza e sapienza. Roba che non s'improvvisa.

CONTRIBUTO:
da Sparviere viene anche Sparaviere, Sparaviero, e anche il vecchianese Sparavello.

"'ndava via pareva 'no sparavello".
"Vieniva giù 'n picchiata pareva 'no sparavello"...

15/9/2011 - 14:49

AUTORE:
u.m

Ho avuto una nottataccia e non mi restava altro che rimuginare, se non altro, almeno sullo "sparviero" altrimenti non riuscivo a prender sonno.
Forse forse la mia teoria è sbagliata e il frattazzo si chiama come il giacchio francese non per la postura simile a quella del pescatore, ma a quella dell'"odiato padrone" che nella stessa maniera portava un uccello da caccia, divertendosi e non lavorando.
può essere.