Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Troppo noto per parlarne ancora, questo arnese antichissimo (con il giacchio pescavano quei pescatori che Gesù poi prese per seguaci del suo verbo) deve il suo nome, o almeno quello più conosciuto “giacchio”, alla trasformazione della parola latina jaculum che per i romani era quel qualcosa che si getta, mentre "rezzaglio", altro modo con cui si identifica, deriva dalla rete che i gladiatori reziari usavano per combattere nelle arene.
Bellissimo è invece il modo che hanno i francesi per designare la rete: épervier (sparviero) perché, come il forte uccello rapace, si getta veloce sulla preda.
Tale nome a preso piede anche da noi e non è difficile sentire dire a qualche pescatore che lui usa lo “sparviero”.
Vi giuro che in questo preciso momento mi è venuta alla mente la soluzione dello strano nome che i muratori danno a quell’arnese piatto rettangolare che si appoggia all’avambraccio semidisteso tenuto con una impugnatura sottostante e dove sopra il lavorante tiene un mucchietto di calce da prendere con la cazzuola: lo sparviero.
Il suo vero nome è frattazzo e non è che l’arnese serva a chiappare nulla (semmai a trattenere), ma quel gesto di tenere quella specie di vassoio è uguale a quello del pescatore quando si prepara a lanciare, quindi da qui l’abbinamento.
Correggetemi se mi sono intrigato.
Cinque o sei anni fa a Migliarino, nei locali del Teatro del popolo, fu presentato un curioso e piacevole libro dal titolo “Alla foce del Serchio una pesca antica: il giacchio”, scritto da due viareggini, Giulio Mancini e Giampiero Maracchi, edito da Maria Pacini Fazzi, Lucca.
Eccovi la quarta di copertina:
“Questo libro nasce da una storia cominciata in riva al nostro mare e che è durata quasi una vita, della quale è protagonista una rete, il giacchio, antichissimo strumento di pesca. Una storia che si allarga a continenti diversi e indietro nel tempo a civiltà scomparse e seguendola scopriremo i dettagli della costruzione del giacchio, perché non si perda la capacità di farlo; vedremo la rete volare dal braccio del pescatore con un movimento che richiede destrezza, allenamento, potenza; cercheremo di indovinare secondo la stagione, le correnti, le maree, il tempo, quali sono gli umori dei pesci, e col pesce riscopriremo le ricette dei pescatori di u n tempo, frutto di una civiltà fatta di cose semplici, di piaceri che nascono dall’uso dei prodotti del mare e della terra. E infine parleremo degli uomini che hanno battuta la sabbia del litorale con il giacchio sulla spalla, pronti a scorgere un tremito della superficie del mare, rivelatore del pesce che si avvicina, uomini dai soprannomi bizzarri che ne identificano un vizio, una virtù, una peculiarità, per capire quale valore possa avere una piccola rete che si porta nella orsa della spesa attaccata al manubrio della bicicletta.”
Ed eccovi una carrellata internazionale di pescatori di giacchio con il magnifico finale di due barcaioli e lanciatori avanesi: il giovane Alberto Giorgi e la famiglia dei Giorgi al completo per una pesca a "tiri incrociati" e per finire un video del mitico Giorgio.