Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Anche la Voce vuol spendere due parole sulla inaugurazione del “Borgo Pratavecchie”, il nostalgico gruppo di case di contadini della Tenuta Salviati, recentemente rese splendide dal gruppo Rota-Tizzoni dopo un lungo periodo di restauro.
Lasciamo al Tirreno di oggi la spiegazione dell’iter che ha permesso questo risultato di pregio e lasciamo alle foto di commentarsi da sole.
Devo solamente dire che l’uomo alla finestra della foto n°4 è figlio dell’ultima famiglia che è vissuta in quella casa e riguardare dalla finestra di casa sua, della sua cameretta, è stata una cosa che lo ha profondamente commosso come anche gli altri due figli di contadini qui nati, che sono insieme nella foto n°11.
Nulla nel “borgo” è stato cambiato, né il vecchio forno interno che ha ripreso vitalità sebbene perso la parte superiore adibita a pollaio, né quello esterno alla casa e neppure il “mandriolo” con i suoi “trugoli” in pietra di Avane.
Fratini 1 e Fratini 2, Sbrana, Taddei, Valentini e altri che non ricordo, hanno lavorato tutta una vita le Pratavecchie e vissuto in questi “ruderi”, come li chiama ”scenicamente” il Tirreno, ma che ruderi non sono mai stati nemmeno da abbandonati portandosi dietro in eterno il ricordo dei tempi delle vacche e dei barrocci e dei gabinetti a tonfo.
Ora questi ruderi ritornano a una nuova vita della quale il nostro Comune e il gruppo di imprenditori ne dovranno curare la crescita fino alla completa maturità.