none_o


Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Arabia Saudita
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Dalla pagina di Elena Giordano
none_a
storie Vere :Matteo Grimaldi
none_a
Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Migliarino - Pratavecchie
Rinascita del Borgo

23/9/2011 - 21:40


Anche la Voce vuol spendere due parole sulla inaugurazione del “Borgo Pratavecchie”, il nostalgico gruppo di case di contadini della Tenuta Salviati, recentemente rese splendide dal gruppo Rota-Tizzoni dopo un lungo periodo di restauro.
Lasciamo al Tirreno di oggi la spiegazione dell’iter  che ha permesso questo risultato di pregio e lasciamo alle foto di commentarsi da sole.


Devo solamente dire che l’uomo alla finestra della foto n°4 è figlio dell’ultima famiglia che è vissuta in quella casa e riguardare dalla finestra di casa sua, della sua cameretta, è stata  una cosa che lo ha profondamente commosso come anche gli altri due figli di contadini qui nati, che sono insieme nella foto n°11.


Nulla nel “borgo” è stato cambiato, né il vecchio forno interno che ha ripreso vitalità sebbene perso la parte superiore adibita a pollaio, né quello esterno alla casa e neppure il “mandriolo” con i suoi “trugoli”  in pietra di Avane.
Fratini 1 e Fratini 2, Sbrana, Taddei, Valentini e altri che non ricordo, hanno  lavorato tutta una vita le Pratavecchie e vissuto in questi “ruderi”, come li chiama ”scenicamente” il Tirreno, ma che ruderi non sono mai stati nemmeno da abbandonati portandosi dietro in eterno il ricordo dei tempi delle vacche e dei barrocci e dei gabinetti a tonfo.


Ora questi ruderi ritornano a una nuova vita della quale il nostro Comune  e il gruppo di imprenditori ne dovranno curare la crescita fino alla completa maturità.

Fonte: testo e foto u.m.
+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

29/9/2011 - 23:16

AUTORE:
Sergio S.

Ruderi si, ma pieni di storia

Chiamarli ruderi, e come dire che la civiltà contadina non è esistita.
Chiamare ruderi le case delle Pratavecchie, è un insulto alla loro storia.
Come è possibile non comprendere che questi ruderi sono stati testimoni di alcuni secoli di civiltà contadina dove intere generazioni di famiglie ha vissuto con le loro storie di fatica di sudore, di tribolazioni e misera, di gioie e di dolori, di passioni e di amori.
In questi ruderi il senso di solidarietà, il rispetto, l’onesta , erano doti che la comunità tutta aveva, e che andava oltre della donazione delle braccia nei raccolti stagionali, ma che diventava anche economica se qualche famiglia incorreva in particolari problemi.
Anche se nato successivamente, un ricordo affettuoso vorrei dedicarlo alle madri di allora, nonne della mia generazione, che durante il periodo della guerra oltre le tribolazioni della vita quotidiana con il cuore gonfio di angoscia per la sorte dei propri cari in guerra, con grande generosità hanno accudito anziani e ragazzi oltre ai lavori stagionali.
Poi il dopoguerra e finalmente sul libretto del mezzadro si iniziava a scrivere con la penna nera e non più con quella rossa.
Il progresso e il boom economico hanno sancito che queste braccia non servono più.
E cosi mentre ai vecchi coloni, le cui forze cominciavano pian piano a diminuire, ultimi testimoni di questa civiltà, le case coloniche rimanevano vuote e silenziose, ma orgogliose della loro storia.
Ruderi si, ma pieni di storia.

26/9/2011 - 13:30

AUTORE:
massimiliano lorenzini

mi sono commosso al ricordo delle giornate trascorse in quei posti lontani......

24/9/2011 - 13:01

AUTORE:
mAURIZIO

Buongiorno qualcuno sa dirmi dove indirizzare la domanda di lavoro? e quanti posti di lavoro prevedono di assegnare?La partenza è stata buona, mi congratulo con la nuova amministrazione,e speriamo che continui così.

23/9/2011 - 23:43

AUTORE:
Nativo Baldinacca

Genius loci


Nel tempo moderno, genius loci è divenuta un'espressione adottata in architettura per individuare un approccio fenomenologico allo studio dell'ambiente, interazione di luogo e identità. Con la locuzione di genius loci si intende individuare l'insieme delle caratteristiche socio-culturali, architettoniche, di linguaggio, di abitudini che caratterizzano un luogo, un ambiente, una città. Un termine quindi trasversale, che riguarda le caratteristiche proprie di un ambiente interlacciate con l'uomo e le abitudini con cui vive questo ambiente. Suole indicare il "carattere" di un luogo.(da Wikipedia)

Bene, tutto questo noi migliarinesi autoctoni vogliamo incontrare viaggiando nel nostro tempo e sulla nostra terra.
Quando sentiamo “rinominare” Bocca di Serchio/Penisola dei gabbiani ci resta pesante come una pottaccia di cipolloni servita alle sette e mezzo di mattina, digeriamo male anche un “party o drink” nei bar/ristoranti di Montioni con quei nomi esotici.

La nostra storia è legata ad una nobile famiglia: i Salviati.
Già le vie più belle interne alla fattoria portano i nomi delle loro figlie : Viale Isabella ; Via Francesca e i nomi storici delle località, dei poderi dei “quadrati” della macchia, danno un orientamento naturale al viandante.

Troviamo il Fiumaccio, l’Ugnone, il Cinto, il quadrato dei Pini alti, dei Pini Boni, le Querciole ,il Pruniccio.
I poderi Baldinacca, Cotonmoro, il Passatoio, le Tagliate , l’Isola, la Storrigiana, le Pratavecchie.

Ecco le Pratavecchie meritano una considerazione. Li in quella terra baciata da dio, dei 64 contadini della fattoria, gli ultimi lasciare la mezzadria furono loro. Quella terra rendeva ”quasi” quanto un posto nelle nascenti fabbriche vicino alla città.

Mentre “sul Piaggione” lato opposto al paese, terra di uguale valore ci furono “seminate” villette a schiera un po più un po meno “tutte uguali” come d’usanza nell’ultimo mezzo secolo. I primi “colonizzatori” del Piaggione furono i contadini/coloni migliarinesi . Si trasferirono con un po di usi e costumi ben presto abbandonati per la troppa vicinanza fra una casa e l’altra. Il povero maiale fu il primo ad essere abbandonato, salvo poi essere ”ricomprato” a fettine sottili e sciape nelle botteghe, poi toccò a polli e conigli ad essere abbandonati ed è rimasto solo il cane (poveraccio) a far da guardia a moderne case senza più animali da cortile da badare e senza padroni per otto ore causa lavoro “fuori casa”

Ritornando “Alle Pratavecchie” dopo tanti anni ho intravisto la nuova vita di quel luogo magico. Non ho certo ritrovato i miei “vecchi” amici/colleghi contadini e neppure il “vecchio” padrone Salviati a far da guardia al barile vuoto però…il “Genius loci” del luogo è rimasto fra le ortiche, case e stalle in degrado naturale in sonno per anni per poi...

La mia speranza e non si tratta di speranza solamente ma di lotta tenace per non disperdere il sapere, la cultura di un luogo. Quella è vera ricchezza e progresso vero.
I nuovi vicini di “località Borgo Pratavecchie" apprezzeranno certamente una vita integrata con “il genius autoctono” passato e presente della Nostra Migliarino