Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
C’è traffico stasera in cielo.
Gente che va e viene da città e paesi lontani: lavoro?, piacere?, dovere?, affari?
Tutto fuorché l’emigrazione!
È molto difficile oggigiorno che il flusso di “migranti” usi l’aereo per sfuggire alla povertà o alle guerre, troppo costoso e difficile da fare per i controlli che solo un aeroporto è in grado di eseguire.
Ai tempi delle nostre emigrazioni nelle Americhe era la nave che faceva da veicolo per quei milioni di italiani che avevano scelto, loro malgrado, la via di altri paesi per cercare lavoro.
Tutti noi abbiamo un ricordo ben vivo della massa di connazionali assiepati sulle banchine dei porti di Genova e Napoli con le loro poche valige che non contenevano certo cose di valore: quelle se le portavano nel cuore e non occupavano spazio utile!
Le facce che si vedono in vecchi filmati, in foto d'epoca, sono quelle dei tuoi parenti, sono la Adelina, Vincenzo, Tonino con la Rosalia, Salvatore e tuo nonno, tuo zio, ma quelli che oggi intraprendono per l'altro verso la stessa migrazione sono strani e stranieri, hanno "profili d'assassino" come cantava Fabrizio De André, non ti ci riconosci e non capisci o vuoi capire da che terra amara provenga quella fiumana senza valige legate con lo spago, ma lo stesso desiderio di una vita migliore e gli stessi sentimenti nel cuore.
Ora "arrivano i bastimenti"!
Come non ricordare allora la canzone simbolo dei nostri emigranti che, essendo in maggior parte del sud, avevano Napoli nel cuore e “partono i bastimenti” sulla bocca?
Ma vi è un’altra canzone che, almeno per me, è più rappresentativa di questo esodo, ed è “Amara terra mia”, di qualsiasi terra si parli.
Ecco allora questa malinconica struggente nenia, cavallo di battaglia dell’indimenticato Mimmo, eseguita dai Radiodervisch, un gruppo di musicisti “etnici” salento-palestinesi che propongono un mix italo-arabo, come l’attualità reclama, assemblato magistralmente da un bravissimo Martnapo (incognito youtubista).