Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
La cena dei senza fissa dimora e quella della legalità
Sempre di corsa. Per fortuna trovo un posto libero alla cena organizzata per “La notte dei senza fissa dimora”. Sono circa duecentocinquanta a Pisa (52% stranieri e 48% italiani, tra cui 41 toscani e 18 pisani) per una trentina di posti disponibili. Siamo più di quattrocento al “Circolo Alberone”. Mi siedo soddisfatto di tutto quel “profumo di umanità”. A cucinare e a servire ai tavoli c’erano gli studenti e i cuochi dell'Istituto Alberghiero "Matteotti". Saluto Luciano Turini, infaticabile animatore dei volontari di strada. All’improvviso arriva Alessandro Carta.
Vent’anni fa per me don Alessandro era l’ossigeno. Stavamo entrando tutti in una stagione in cui l’aria si faceva soffocante. Come se lo smog di Milano si fosse esteso a tutta l’Italia. La soffocazione dura da vent’anni e tutti ci siamo assopiti. Ma allora, grazie a Suor Patrizia, cominciai a frequentare una comunità di Suore dell’Assunzione che ospitava obiettori di coscienza. Insegnavo a Pietrasanta e alla “Rocca” conobbi Alessandro, Suor Irene, Italo e gli altri obiettori. Lì ho imparato una cosa semplice ma difficile a farsi: mettersi in ascolto delle persone. In particolare ci occupammo dei giovani e organizzammo un doposcuola educativo basato sul gioco, la cura della relazione e il dialogo. La “Rocca” era una comunità accogliente e aperta ai giovani, ai poveri, alle persone in cerca… Qualche volta ebbi la fortuna di rimanere a pranzo alla “Rocca”. A tavola, prima di cominciare, in piedi c’era il momento della preghiera, per me era un momento di raccoglimento. Quando Italo, un ragazzo che condivideva l’esperienza della comunità, si sposò, ci furono canti e balli davanti alla chiesa e la sera una bella festa in quella splendida casa. Alessandro suonava la chitarra e cantavamo “La buona novella” di De André:
“Il quinto dice non devi rubare
e forse io l'ho rispettato
vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato:
ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio”.
Intanto il doposcuola con i ragazzi proseguiva. E arrivavano anche le boccate d’aria fresca con i momenti di riflessione, aggiornamento, educazione alla pace e alle differenze proposte dal mio amico Massimo Ceccanti, che già allora sembrava avanti vent’anni. La mia rifondazione credo sia cominciata lì. Poi ho saputo che le suore chiamano Rifondazione la loro esperienza spirituale della “Rocca”.
Alessandro mi ha abbracciato, ha detto che lavora nella cooperativa sociale “Il Simbolo” che, insieme alle cooperative “Il Cerchio" e "Il Melograno", hanno promosso il "Progetto Homeless" e costituito la rete organizzativa della notte dei “senza tetto”. Ho sentito un’aria fresca, un’aria che gonfia i polmoni e ti mette la voglia di andare avanti con la ricchezza delle relazioni che costruisci. E via col vento, in buona compagnia.
E intanto il mondo gira a più di 100 km/h e anche noi giriamo. Mia figlia ha detto che vuole andare via dall’Italia così come io dico: “Vado alla serata della legalità”. Per questo mia figlia mi piace molto, anche perché ha detto: “Ho voglia di rivedere I cento passi”. Io come lei sto dalla parte dei morti ammazzati dalla mafia. Dalla parte di Peppino Impastato, di cui fu detto che era un terrorista. Di cui ora è detto, a bassa voce, che fu ucciso dalla mafia in un casolare che ora fa vergogna che sia ridotto a discarica. E allora io sono andato davvero al dibattito e alla cena della legalità al “Circolo Arci di Pisanova” a sentire Gabriele Santoni e Don Armando Zappolini. Gabriele ha dato una notizia allarmante: lo stato vuole vendere i beni confiscati ai mafiosi invece di assegnarli agli enti locali e alle cooperative sociali dell’antimafia. Poi ha catturato una boccata di ossigeno e ha detto: “La legalità è uno strumento, il fine è la giustizia sociale”.
Dalla cucina veniva un profumino… Ho mangiato la pasta con la passata di pomodoro e ho bevuto il vino delle cooperative di Libera, le cooperative dei ragazzi che lavorano sui terreni confiscati ai mafiosi. La pasta piccante, il vino buonissimo. A tavola eravamo Massimo, Francesco, Gabriele, Giovanna, Susanna e io, poco più in là c’erano gli occhiali che vedono lontano del carissimo Fabrizio Tognoni, legami antichi e nuovi. Tra un piatto qualche intervento: quello di un prete di Firenze: “Siamo una rete di sognatori, per questo non ci sconfiggeranno mai”; quello di Armando che ha spiegato il senso delle carovane antimafia; e quello di Maurizio Pascucci dell’Arci che ha presentato i prodotti delle cooperative.
Non basterà una passata di pomodoro a rifondare la politica, ma mi è sembrato di vedere uno spiraglio per tornare a dare un senso alla politica. Mentre parlava, Pascucci teneva le mani sui prodotti: la pasta, la passata, le bottiglie di vino… Io ho sentito il sapore della pasta, il gusto del vino. Abbiamo mangiato con appetito e col pensiero che dovevamo mangiarla la pasta e dovevamo berlo il vino, perché ci facevano bene. Al bar ho ingaggiato una gara con Gabriele a chi pagava il corretto a tutti. Ha vinto lui. Poi l’ho accompagnato allo scooter e l’ho salutato. Intanto è arrivata un po’ d’aria fresca. Erano le undici passate, a quest’ora di una sera di fine ottobre le persone per strada pensano a ripararsi dal freddo. Eh sì: “Tanto l’aria sadda cagna’”.