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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a spaziodonnarubr@gmail.com
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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A cura di Erminio Fonzo
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
SCOMPARSA
Andrea Zanotto

23/10/2011 - 11:47


 Non era riuscito a rispondere alle centinaia di telegrammi che erano arrivati nella sua casa di Pieve di Soligo, Andrea Zanzotto, per rallegrarsi di quei 90 anni, compiuti il 10 ottobre, che aveva raggiunto continuando a leggere versi, a fare note a margine dei libri, a cibarsi delle informazioni scientifiche che erano la sua passione.

Decine di bigliettini e di disegni di bambini sono rimasti appesi alla cancellata della sua villetta di Pieve di Soligo: la moglie, Marisa Michieli, e i figli, Giovanni, 51 e Fabio, 50 anni, avevano tentato di preservarlo dall'entusiasmo dei festeggiamenti che lo avrebbe stancato oltremodo.

Ma l'usuraio atroce, come Andrea Zanzotto definì il tempo nella poesie "De senectute" (da «Conglomerati», Mondadori, 2009), ha finito di erogare il suo prestito. Il poeta solighese è morto attorno alle 11 di martedì 18 ottobre, all'ospedale di Conegliano per una crisi respiratoria.   Lucido fino all'ultimo, innamorato della notizia dei neutrini che viaggiano a una velocità superiore alla luce, continuava a compulsare riviste e libri. Per la Domenica del Sole aveva accettato poche settimane fa di registrare i versi di alcune sue poesie preferite e tra queste aveva scelto proprio "De senectute", che parlava della vecchiaia.

Chi scrive lo ricorda accogliente nella sua casa, con lo sguardo vispo e sornione, dietro una scrivania carica di fogli. Affamato di vita, aveva chiesto di essere portato sul Col Visentin, vicino alla sua Pieve, meta di tante scampagnate giovanili. Ma le condizioni fisiche gli impedivano anche il giretto attorno alla sua casa che faceva di consueto. Puntava dritto lo sguardo senza nessuna esitazione, fino a che il tempo non lo azzannava e gli chiedeva conto delle energie prosciugate. Aveva parlato di quei tanti scritti, da cui si era separato con difficoltà, ma della cui destinazione andava fiero. Era diverso da molte foto d'antan: molto smagrito con lo sguardo fiero sotto una cuffia di lana, che strideva con la sua autorevolezza.

Era una uomo che aveva faticato molto. Era cresciuto facendo il capofamiglia, visto che il padre era un antifascista ed era al confino. Da ragazzo aveva subito l'umiliazione di fare lo sguattero in Svizzera per rimediare ai tanti debiti che la guerra aveva estorto alla famiglia. Era stato un grande lavoratore: spesso a mezzanotte con la moglie, anche lei laureata in lettere, dopo le fatiche quotidiane, si mettevano a tradurre i testi dal francese.

Del Nobel, di cui spesso si ventilava l'arrivo, non gliene importava davvero nulla. Lo considerava un premio politico, che veniva assegnato a seconda di come tirava il vento.

Da oggi gli toglieranno l'epiteto "vivente", alla qualifica del più grande poeta italiano. Ma questo resterà, un grandissimo poeta. Al di là di qualsiasi diatriba letteraria o personale la carta parla per lui. E se volete lasciarvi cullare dalla sua voce andate sull'archivio del sito del Sole 24 Ore nella rubrica "Rima Privata" e digitate il suo nome. Sarà un bel commiato per voi e per lui.

 L'attimo fuggente

Ancora qui. Lo riconosco. In orbite

di coazione. Gli altri nell'incorposa

increante libertà. Dal monte

che con troppo alte selve m'affronta

tento vedere e vedermi,

mentre allegria irrita di lumi

san Silvestro, sparge laggiù la notte

di ghiotti muschi, di ghiotte correntie.

E. E, puro vento, sola neve, ch'io toccherò tra poco.

Ditemi che ci siete, tendetevi a sorreggermi.

In voi fui, sono, mi avete atteso,

non mai dubbio v'ha offesi.

Sarai, anima e neve,

tu: colei che non sa

oltre l'immacolato tacere.

Ravvia la mia dispersa fronte. Sollevami. E.

È questo il sospiro che discrimina

che culmina, "l'attimo fuggente".

È questo il crisma nel cui odore io dico:

sì, mi hai raccolto

su da me stesso e con te entro

nella fonte dell'anno.

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