Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
È ancora nell’aria la festa dell’Unità d’Italia, presa in prestito per una bella serata a cura della “Associazione la Voce del Serchio” e svoltasi nei locali del Teatro del Popolo di Migliarino, dove aleggiano ancora le parole del professor Banti e la sua personale visione della data di tale inizio.
Nel bel video trasmesso, goduto insieme alle scenette dei ragazzi dell’Attiesse tratte dal loro successone “Gran bailamme dell’Unità d’Italia”, si rivede il grande il toccante tributo che Benigni da all’Italia con le sue eroine ed eroi, la sua storia e la sua bandiera.
Il suo amore per Dante lo porta a far nascere il simbolo della Nazione dai versi della Divina Commedia che suggeriscono i colori nazionali (XXX del Purgatorio, l'apparizione di Beatrice): sovra candido vel cinta d'uliva donna m'apparve, sotto verde manto vestita di color di fiamma viva"
anche se poi passa l’attribuzione a Mazzini.
Ma Dante, nel VI del Paradiso, fa pensare ad un altro Grande poeta, un’altra cosa:
«Vedi quanta virtù l'ha fatto degno / Di riverenzia; e cominciò dall'ora, / Che Pallante morì per dargli il regno».
Perché ora Pallante in campo?
Pallante è il giovane eroe, primo in terra "italiana" a morire a favore di Enea e dei suoi, destinati a essere i progenitori di Roma.
Ucciso da Turno, re dei Rutuli, Pallante fu sepolto dal padre Evandro sul colle che poi divenne il Palatino, coprendone la testa con verdi foglie di albatro, gli occhi con i suoi bianchi fiori e la bocca con i rossi frutti, mille dell'esercito accompagnano il feretro che è tessuto di rami di corbezzolo o albatro (Eneide).
Una leggenda racconta che dopo secoli venne riscoperta la bara e all’interno fu trovata la lampada accesa, il corpo intatto e il corbezzolo ancora fresco.
Giovanni Pascoli non solo vide Pallante come il primo morto per la causa nazionale, ma anche vide nel corbezzolo sui cui rami fu adagiato il corpo una prefigurazione del tricolore italiano, come canta nella sua ode Al corbezzolo:
«i bianchi fiori metti quando rosse
hai già le bacche, e ricominci eterno,
quasi per gli altri ma per te non fosse
l'ozio del verno;
o verde albero italico,
il tuo maggio
è nella bruma: s'anche tutto muora,
tu il giovanile gonfalon selvaggio
spieghi alla bora.
Volgean la testa al feretro le vacche,
verde, che al morto su la fronte i fiocchi
ponea dei fiori candidi, e le bacche
rosse su gli occhi.
Il tricolore!… E il vecchio Fauno irsuto
del Palatino lo chiamava a nome,
alto piangendo, il primo eroe caduto
delle tre Rome.»
«L’eroe Pallante era caduto. Offerse
l’àlbatro il bianco de’ suoi fiori, il rosso
delle sue bacche e le immortali frondi.
Gli fu tessuto il letto di quei rami
de’ tre colori, e furono compagni
mille al fanciullo nel ritorno a casa.
E fisi in quella bara tricolore i mille
eroi con le possenti mani
premean le spade; ed era in esse il fato.»
Io non porto nessun serio contributo, ma solo vedo nella Natura ciò che voglio vedere, senza bisogno di date.