Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Guardando la foto e sapendo il nome degli oggetti:
"ma forse forse (qualcuno si dirà), non sarà mica che Alessio Anna e Antonio hanno aperto una succursale in pineta?"
(sottile ironia da cliente affezionato)
Ora parliamo seriamente.
Quest’anno, prima troppo siccitoso, poi troppo freddo dopo gli acquazzoni autunnali che dovevano far felici i raccoglitori, ha deluso questi ultimi non dando i tanto attesi fungi.
Nella nostra pineta, senza fare lunghe peregrinazioni garfagnine più proficue, sono nati pochissimi morecci, qualche spugna e i soliti chiodini che, essendo funghi distruttori di alberi morti o moribondi, ha sempre un habitat ad hoc (il latino sì, mi garba, l’ongrese no).
Consumato massicciamente nel norditalia e usato per racimolare due lire dai torredellaghesi, (un tempo anche a Migliarino c’era un discreto commercio) questo funghetto è conosciutissimo e apprezzato ma… attenzione!
L’Armillaria mellea (armilla - anello sul gambo -, mellea - color del miele), chiamato chiodino o famigliola, oggi è considerata velenosa in quanto sono stati riportati (specie in Francia), moltissimi casi di avvelenamento, tanto che i micologi hanno deciso di definire questo fungo come velenoso (se non addirittura tossico), anche da cotto.
In passato si definiva come "ottimo con cautela"- "velenoso da crudo". Si raccomandava già in passato la prebollitura per rendere questo fungo più digeribile. Durante la cottura la sua carne diventa scura, quasi nera.
Astenersi dal consumo di esemplari troppo vecchi che possono risultare un po' sgradevoli. Il chiodino è un fungo dal sapore buono, purché ben cotto. Contiene infatti tossine di natura proteica ("emolisine") termolabili a 65–70 °C.
Di norma si fa bollire per 15/20 minuti e si butta l'acqua di cottura. Salvo esemplari molto giovani, si cucina solo il cappello.
Sono stati registrati inoltre casi di disturbi gastrointestinali, di breve latenza, procurati da esemplari di A. mellea congelati a fresco, ovvero senza preventiva cottura, e consumati dopo lo scongelamento. Tale fenomeno non è ancora chiaro dal punto di vista scientifico. La teoria più accreditata è che con la congelazione le "emolisine" vengano fissate nella struttura fungina e, pertanto, anche se poi si scongelano i funghi in maniera corretta e si cuociono successivamente attraverso una prolungata cottura, tali principi attivi non vengono smaltiti completamente. Per questo si sconsiglia di raccogliere tale fungo anche soltanto dopo le gelate notturne e comunque mai conservarlo a temperature inferiori a 0° prima di una adeguata cottura.
Gli esemplari cresciuti su ceppi di latifoglia sono considerati migliori di quelli cresciuti su ceppi di conifera.
La mellea non è una specie che può essere consumata frequentemente, in quanto trattasi di fungo abbastanza pesante da metabolizzare. È consigliabile comunque consumarne quantità non eccessive.
Non allarmiamoci però tanto da non fare una bella tegamata di chiodini e spezzatino e/o salsicce da unire alle pallette per uno stagionale appetitoso primo-secondo.
A vedé e sentì di ‘ver che ttona, e chiodi bisognerebbe cercà d’un falli, o falli fà a cchì unn’ha mé fatti!